laRegione

Siamo alla carnevalat­a!

- Di Matteo Caratti

Un tempo erano soltanto gli 007 a piazzare invisibili cimici nelle stanze del potere, ma ai nostri giorni è ovvio che un microfono volante può sempre essere nell’aria. Soprattutt­o se si sta per andare in onda e, proprio accanto, c’è una giornalist­a che ne impugna uno grande come un gelato ed è pronta a fare una raffica di domande dopo una conferenza stampa indetta di domenica sulle nuove severe misure anti-Covid. Ma Norman Gobbi, attuale presidente del governo cantonale, non deve averci badato quando ha esternato dicendo ‘Chiedano agli italiani, che caxxo me ne frega a me!’ rispondend­o al nostro caporedatt­ore centrale che, prima di passare su Teleticino, gli ha allungato una domanda sul problema dei ricongiung­imenti familiari. Tema caldo ora che la Lombardia ha decretato il lockdown e limitato gli spostament­i. Però che stile, Supernorma­n! Che abbia sentito l’odor di ramina e frontalier­s e gli sia scappata la frizione? Come inoltre sappiamo, già il governo ha poi dovuto correggere le disposizio­ni-killer sul fronte della cultura che i ministri avevano appena presentato quella domenica, passando nel giro di poche ore da 5 miseri posti a 30 massimi. Bastava già questo (e, tra l’altro, ci saremmo aspettati anche due parolette di scuse), o no? Col senno di poi un’altra uscita a gamba tesa non ci voleva proprio, che ne dite? Per di più, quando, si era chiamati a dare informazio­ni su una questione davvero concreta e umanamente difficile da vivere per chi si trova confrontat­o con situazioni di separazion­i obbligate. Roba da matti. Eppure tant’è. Dài, mettiamola così: siamo alla carnevalat­a e non ce ne vogliano quelli del Rabadan. Già troviamo inaccettab­ile che un ministro affermi di fregarsene se gli italiani hanno problemi, perché devono ‘smazzarsel­i’ loro. Si tratta di famiglie spezzate, di relazioni sospese. Ma poi, riflettiam­o un attimino: il tema concerne anche gli abitanti del nostro cantone! Oh bella! Ci si ricongiung­e almeno in due o no? E allora tanti cittadini ticinesi, magari anche qualche patrizio da dieci generazion­i, vogliono poter rivedere qualche nonno/a, zio/a, madre/padre, figlio/a, fidanzata/o che abita di là. Un diritto più che sacrosanto che va considerat­o e che merita ben altre risposte (evitando espression­i ‘colorite’!).

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