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‘Dimezzare i casi ogni due settimane’

Il presidente della task force fissa l’obiettivo. Esercito pronto a intervenir­e in Ticino.

- Ats/red

Berna – Il numero di nuove infezioni da coronaviru­s in Svizzera conosce una stabilizza­zione a un «livello molto elevato». Gli esperti della Confederaz­ione giudicano imperativo ridurre i contagi. Lo hanno affermato all’unisono in una conferenza stampa a Berna.

In precedenza l’Ufficio federale della sanità pubblica (Ufsp) aveva comunicato 6’924 nuovi casi. Mercoledì erano più di 8mila. Una stabilizza­zione la si nota anche nel confronto settimanal­e. Dal 2 all’8 novembre il numero di nuove infezioni è diminuito dell’8% rispetto alla settimana precedente.

Per Martin Ackermann, presidente della task force scientific­a Covid-19, due indicatori continuano però a suscitare particolar­e preoccupaz­ione: l’occupazion­e dei letti nelle terapie intensive e il numero di decessi. Il primo raddoppia ogni dodici giorni, il secondo ogni sette. Nonostante gli altri due dati fondamenta­li – le nuove infezioni e i ricoveri – si siano stabilizza­ti, la Svizzera si trova in una «zona di rischio, da cui deve assolutame­nte uscire».

L’obiettivo è di dimezzare il numero di infezioni ogni 15 giorni. «Dalle circa 8mila di ieri (mercoledì per chi legge, ndr) a meno di 2mila il 10 dicembre», ha detto Ackermann. Con il tasso di contagiosi­tà attuale (Rt) pari a 0,86, occorrereb­bero 25 giorni; 16 con un Rt di 0,8. Per raggiunger­lo «dobbiamo intensific­are i nostri sforzi», altrimenti saranno necessarie nuove misure.

Rudolf Hauri, medico cantonale di Zugo nonché presidente dell’associazio­ne dei medici cantonali, ha confermato che i principali focolai infettivi sono le riunioni familiari e le piccole manifestaz­ioni. L’invito è alla massima prudenza, in particolar­e per le festività di fine anno e per lo svago dopo una giornata sulle piste da sci. Il Natale si può festeggiar­e, ma in piccoli gruppi. E con le dovute cautele nei confronti dei nonni. Una quarantena volontaria prima delle Feste può essere utile, ha indicato Hauri.

Virginie Masserey, responsabi­le della sezione Controllo delle infezioni all’Ufficio federale della sanità pubblica (Ufsp), ha insistito sull’importanza di mettersi in autoisolam­ento e invitato i potenziali contagiati a informare prontament­e le persone con cui sono state in stretto contatto, senza aspettare le indicazion­i da parte delle autorità cantonali. «Le indennità per perdita di guadagno sono versate anche senza» tali indicazion­i, ha ricordato.

Intanto in alcuni cantoni romandi 500 militari sono già impiegati in appoggio alle strutture ospedalier­e. Una richiesta dal Ticino è attualment­e in fase di valutazion­e, ha riferito Yvon Langel, comandante della divisione territoria­le 1, che comprende i sei cantoni romandi e quello di Berna.

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TI-PRESS/GIANINAZZI L’occupazion­e dei reparti di terapia intensiva preoccupa gli esperti della Confederaz­ione

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