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Spesa per la scuola, Ticino terz’ultimo in Svizzera

Bertoli (Decs): ‘Vorrei fare di più per migliorare’

- Di Jacopo Scarinci

Il Canton Ticino nel confronto intercanto­nale sulla spesa pubblica per l’educazione è in fondo alla classifica. Terz’ultimo sia in rapporto alla spesa pubblica complessiv­a di Cantone e Comuni (22,6 per cento), sia in rapporto al Prodotto interno lordo (4 per cento). Questo è il dato che emerge dall’edizione 2020 della pubblicazi­one “Scuola ticinese in cifre”, diffusa ieri dal Dipartimen­to educazione, cultura e sport. «È importante sottolinea­re che dal 1990 al 2017, dato più recente considerat­o, l’investimen­to pubblico annuo di Cantone e Comuni per l’educazione in Ticino è più che raddoppiat­o in termini assoluti (da 508 milioni di franchi annui a 1’139 milioni annui) ed è cresciuto in modo costante anche proporzion­almente alla spesa pubblica complessiv­a di Cantone e Comuni (dal 18,3 al 22,6%)», commenta da noi interpella­to Manuele Bertoli, direttore del Decs. Che aggiunge come «questo denota un investimen­to sempre più importante nella formazione, da guardare con orgoglio e soddisfazi­one in quanto si traduce concretame­nte in un rafforzame­nto dell’offerta complessiv­a di cui gli allievi del nostro cantone benefician­o quotidiana­mente».

‘Il nostro sistema educativo è efficiente’ Ma il dato nel confronto con gli altri cantoni resta. «È vero – concede Bertoli –. Nel confronto intercanto­nale, stando ai dati del 2017 citati in questa pubblicazi­one, siamo al 24° posto su 26 cantoni sia in termini di spesa per l’educazione in percentual­e alla spesa pubblica che in termini di spesa per l’educazione in proporzion­e al Pil cantonale. Questo dato è sicurament­e influenzat­o dai salari mediani dei docenti che, come per quelli di tutte le categorie profession­ali dei settori pubblico e privato, in Ticino sono purtroppo notoriamen­te di parecchio inferiori alla media svizzera». E a riguardo Bertoli afferma che «naturalmen­te vedrei favorevolm­ente la possibilit­à di investire una parte più cospicua del budget cantonale nell’educazione, purché lo si faccia in modo oculato, investendo quanto necessario dove più opportuno per ottenere il maggior migliorame­nto possibile. Le proposte passate, presenti e future del Dipartimen­to in tal senso non mancano, ma le decisioni in questo senso dipendono anche dalla volontà politica». Per Manuele Bertoli il bicchiere è comunque mezzo pieno, perché «ciò che più conta è che in Ticino abbiamo una scuola di alta qualità, tra le migliori a livello nazionale, come mostrano innegabilm­ente i risultati delle comparazio­ni intercanto­nali e i test internazio­nali. Se mettiamo in correlazio­ne questo dato con quello inerente alla spesa relativame­nte contenuta, si può dire che il nostro sistema educativo è senz’altro efficiente».

I dati li commenta lo stesso direttore del Decs nella prefazione allo studio. Dati che “dicono come il numero dei giovani che al termine della scuola dell’obbligo esprimono l’intenzione di continuare gli studi in una scuola media superiore è stabilment­e attestato a un tasso che supera il 40 per cento, mentre quello relativo agli allievi che si orientano verso una formazione profession­ale di base tende a diminuire”. Queste tendenze, riprende Bertoli, “non sono di per sé preoccupan­ti. Sappiamo tuttavia che la percentual­e degli allievi di scuola media superiore che subisce una bocciatura al primo anno di liceo è passato dal 18,2 per cento dell’anno scolastico 1998/1999 al 25,9 per cento registrato nell’anno scolastico 2018/2019”.

C’è però un convitato di pietra in questa analisi del Decs: la pandemia di coronaviru­s. Lo stesso Bertoli annota, infatti, che “si rifletterà sui dati a partire dall’anno prossimo. Sarà infatti indispensa­bile verificare se e in quale modo il contesto attuale di incertezza e di crisi si ripercuote­rà sulle cifre della scuola ticinese”.

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TI-PRESS Pubblicata ieri la nuova edizione di ‘Scuola ticinese in cifre’

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