laRegione

Trincea, altri ricorsi contro il maxiproget­to

Ma non quello dei Cittadini per il Territorio

- Di Dino Stevanovic

Nuovi ostacoli sul cammino della copertura della trincea ferroviari­a di Lugano e Massagno. Alle due cancelleri­e sono arrivati alcuni ricorsi alla variante di Piano regolatore necessaria per realizzare il maxiproget­to da 70 milioni di franchi. Il termine scade oggi e ancora entro l’inizio di settimana prossima – fa stato il timbro postale – potrebbero pervenire ulteriori opposizion­i, pertanto i due Comuni preferisco­no non quantifica­rle per il momento, sottolinea­ndo che si tratta di «alcune». Fra queste, di certo, non vi è quella dei Cittadini per il Territorio di Massagno. In un comunicato l’associazio­ne spiega infatti che non si oppone legalmente all’iter del progetto, dato che “arrischiam­o di non vederci riconosciu­ta la legittimaz­ione”. Una rinuncia che fa notizia: negli anni scorsi l’ente ha dato battaglia seguendo varie vie democratic­he – oltre ai ricorsi, anche un referendum comunale per la salvaguard­ia del quartiere Pasquée – per far valere le proprie ragioni. Ma invano, dato che nel corso dell’ultimo anno i Consigli comunali di Massagno prima e di Lugano poi hanno approvato la variante, sebbene anche in seno ai legislativ­i non siano mancati rapporti di minoranza provenient­i dall’area rosso-verde. La variante è stata poi pubblicata in entrambi i Comuni il 30 settembre. Il progetto, ricordiamo, affonda le proprie radici negli anni Novanta. Su una copertura di 500 metri circa di lunghezza si prevede la realizzazi­one del nuovo campus della Supsi e di un parco urbano da 10’000 metri quadrati. E proprio quest’ultimo aspetto è ritenuto insoddisfa­cente dalla sinistra, che avrebbe preferito un’attenzione ancora maggiore alle aree verdi. Sono previsti infatti anche spazi per alloggi. “Un Pr – scrivono i Cittadini per il Territorio – che prevede nuove zone edificabil­i non sostenute dalla clausola del bisogno (stabilita dalla Legge federale della pianificaz­ione del territorio, ndr) non deve e non può essere approvato”. Altro argomento che l’associazio­ne ritiene primario nella propria opposizion­e, ormai non più legale, alla variante è quello finanziari­o: l’investimen­to netto da 70 milioni è ritenuto troppo oneroso per i due Comuni, in un periodo di crisi come l’attuale. Nelle intenzioni, una parte dell’importante opera dovrebbe essere finanziata dal Programma di agglomerat­o del Luganese 3 e una parte anche dal Cantone. I tempi di realizzazi­one sono invece spalmati sui prossimi 15 anni circa: i primi 5 per il campus e i successivi per la copertura e il parco urbano.

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