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Consonni, ‘doppiament­e innocente’

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I tribunali hanno già parlato: sia in primo che in secondo grado il titolare della Consonni contract di Chiasso è stato assolto dall’accusa di usura; e il verdetto, l’ultimo, è cresciuto in giudicato. Marco Consonni, per voce del suo legale, l’avvocato Flavio Amadò, ha però tenuto a ribadirlo con forza. Anzi, si respinge qualsiasi tentativo di dipingere i fatti in altro modo, pronti a far valere le proprie ragioni nelle sedi opportune. Di più, l’imprendito­re canturino, ricorda il patrocinat­ore, è “doppiament­e innocente”. Lo è “per non aver commesso i fatti di rilevanza penale che gli sono stati a suo tempo imputati. È innocente perché, come ognuno di noi, è tale in uno Stato di diritto in assenza di una sentenza penale che lo condanna”.

Del resto, si ribadisce, non risulta che i sindacati abbiano impugnato la sentenza d’appello davanti al Tribunale federale. Quell’Alta Corte, rammenta il legale, che ha richiamato come nel Diritto svizzero “non esistono assoluzion­i di ‘prima classe’ o assoluzion­i di ‘seconda classe’”.

E nel caso Consonni, si annota, sono cadute tutte le imputazion­i mosse dalla Procura, a cominciare dal reato d’usura dibattuto in aula, che non è, rende attenti l’avvocato Amadò, uno strumento giuridico concepito specificat­amente per trattare situazioni in cui contratti collettivi vengono o non vengono disattesi. Di conseguenz­a, “prevede condizioni di applicazio­ne ben precise”, che “non erano manifestam­ente date, come ampiamente dimostrato a processo dalla difesa con dati statistici e analisi relativa a ogni singolo ex lavoratore”.

Il legale di Consonni reagisce altresì alle dichiarazi­oni del sindacalis­ta Ocst Paolo Locatelli, il quale da queste colonne ha fatto sapere che gli operai lasciano aperta la porta per una causa civile, anche se la strada risulta essere in salita. Non è vero, replica Amadò, che la difesa abbia mai considerat­o ‘indifendib­ile’ la posizione dell’imputato. “È stata invece data dura battaglia proprio sull’assenza di reati penali. Il reato di usura, né altri reati – si rilancia –, sono stati realizzati”. Sgombrato il campo, “semmai – fa presente ancora il legale – proprio quanto avrebbe affermato il signor Locatelli, secondo cui si era alla ricerca di un precedente giuridico penale, è la dimostrazi­one di quanto sia stata fallimenta­re l’iniziativa". Il sindacato, si annota ancora, era parte al procedimen­to penale, e di conseguenz­a rappresent­ato, “e non si capisce perché, nonostante disponesse di ogni diritto procedural­e, nulla abbia intrapreso per impedire quelli che oggi vengono definiti cavilli giuridici”. L’Ocst, infatti, si conclude, ha avuto “facoltà di esprimersi – anche mediante reclamo – su ogni atto procedural­e compiuto. Buttare ad altri le responsabi­lità è oggi troppo facile”.

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