A Soletta con Villi Hermann
Intervista ad Anita Hugi, direttrice del festival online dal 20 al 27 gennaio
Un’edizione speciale, per le Giornate del cinema di Soletta: il festival del cinema svizzero sarà infatti online, dal 20 al 27 gennaio 2021, con film e incontri in streaming. Ma non è l’unica novità annunciata ieri in conferenza stampa: la 56ª edizione avrà infatti un nuovo premio, dedicato alle opere prime, e una nuova iniziativa chiamata ‘A l’atelier’. La sezione ‘Rencontre’, ogni anno dedicata a un protagonista del cinema svizzero, sarà incentrata sul ticinese Villi Hermann.
I film nelle varie sezioni saranno annunciati prossimamente, anche perché le candidature sono ben 651, venticinque in più della scorsa edizione. E questo nonostante la pandemia e il lockdown. Un dato che «ha stupito anche noi, positivamente» ci ha raccontato al telefono la direttrice delle Giornate di Soletta Anita Hugi. «Non solo il numero è importante, ma anche la qualità è molto alta».
Come spiega questa ‘crescita’?
Penso sia perché il cinema è un’arte che richiede del tempo e i film che avevano finito le riprese all’arrivo della pandemia sono adesso stati conclusi. Le ripercussioni del coronavirus saranno probabilmente visibili l’anno prossimo. Un’altra ragione è che diversi festival non hanno avuto luogo e quindi in molti cercano di essere presenti a Soletta che ha una presenza mediatica e di pubblico molto forte.
Io mi do queste due spiegazioni, ma magari ci sono altri motivi. Vedremo l’anno prossimo.
Il bello di un festival è la possibilità di incontrare gli autori, discutere con loro dopo la proiezione. L’obiettivo è mantenere questo aspetto anche online?
Esattamente. Tutto il festival sarà online: i nuovi film, le sezioni speciali e altre iniziative che ancora dobbiamo annunciare, i premi, la Rencontre. E anche gli incontri, ma stiamo valutando come fare. Ci sono due possibilità: invitare i cineasti a Soletta e registrare gli interventi in una delle sale; oppure qualcosa di ‘live’. Forse faremo entrambe le cose: realizzare delle interviste in anticipo e poi organizzare degli incontri in cui il pubblico può fare delle domande. Stiamo pensando a delle soluzioni per avere un festival ibrido, pensato per la realtà in linea, non semplicemente un evento in sala trasmesso in streaming.
Novità di quest’anno, il premio Opera prima.
Come dice il nome – e lo sapete meglio di me (il nome del premio è in italiano, ndr) – è un premio per il primo lungometraggio di un cineasta. Al momento in Svizzera non c’è un premio dedicato a questo momento chiave della crescita di un regista: ci sono premi per i cortometraggi, per i mediometraggi, nell’ambito dei Premi del cinema svizzero abbiamo il Miglior film di diploma, ma manca un premio per le prime creazioni che possono essere sia di giovani cineasti, sia di registi di quaranta o cinquant’anni.
Altra novità, ‘A l’atelier’. Ci può spiegare questa iniziativa?
Il festival è un luogo per il pubblico e i cinefili possono vedere dei film ultimati. Ma per me un festival deve essere anche il luogo in cui incontrarsi e discutere della creazione cinematografica, dove lavorare insieme a dei progetti. Per portare avanti questa idea di avere uno spazio di confronto, di discussione intorno a un progetto in fase di realizzazione, abbiamo avuto la fortuna di poter ospitare il programma First Cut Lab, iniziativa dedicata alle fiction.
Perché dedicare la ‘Rencontre’ a Villi Hermann?
Perché è una figura chiave del cinema svizzero. Come regista, come produttore e anche come “incoraggiatore” di giovani cineasti e di giovani produttori: sotto varie forme, Villi Hermann è sempre stato una forza motrice del cinema, agile e impegnato. E molto vario nel suo fare cinema: quello sperimentale all’inizio, poi la fiction, il documentario. È una persona “sul campo” da cinquant’anni, pieno di energie. È una persona fantastica, dotata di un grande carisma: mi ricordo la prima volta che l’ho incontrato, stava montando un film e mi aveva colpito perché si era circondato di giovani, li coinvolgeva nel suo lavoro, creava il suo film e al contempo creava il futuro del cinema.
Non posso immaginare miglior ‘Rencontre’, sezione che vuole mettere in evidenza un percorso artistico importante che il pubblico magari non conosce nella sua interezza. Forse non ci incontreremo fisicamente, ma scopriremo tutta l’opera di Villi Hermann, tutte le tappe del suo percorso, inclusi i cortometraggi realizzati da giovane, finalmente digitalizzati. Sarà l’occasione per scoprire i temi principali del suo lavoro, come l’importanza di parlare di noi stessi, l’incontro con le altre forme d’arte come la letteratura o la fotografia.
Per me è molto interessante sottolineare che Soletta è un luogo di incontro e di confronto per i cineasti e il pubblico di tutta la Svizzera: sono convinta che la forza del festival sia che a Soletta la Svizzera si incontra, si guarda negli occhi. Per me è molto importante che il Ticino sia al centro della Svizzera e della cinematografia svizzera, perché ha avuto un ruolo molto importante soprattutto nei documentari.
Di nuovo, la ‘Rencontre’ non è solo film, ma anche incontri con il regista.
Stiamo valutando che cosa organizzare online durante i giorni del festival e che cosa invece riusciremo a fare ‘in the real world’, magari anche dopo il festival.
Il festival potrebbe quindi avere un seguito ‘itinerante’, con proiezioni e incontri in altre città?
L’intenzione è esattamente questa: non l’abbiamo ancora messo in evidenza perché dobbiamo organizzarci, ma è previsto. Dopo gennaio – penso in primavera, ma è difficile fare previsioni al momento – vogliamo portare una selezione del nostro programma in varie città, insieme innanzitutto a Villi Hermann ma anche a giurati, a cineasti. E questo anche per sostenere le sale cinematografiche che sono state fortemente toccate dalla pandemia.