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Cienfuegos, Paravento: ‘Bastava una carezza’

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«Quella lettera aperta è un gesto che sarà ricordato. Non voglio dire che tra di noi non ci fosse unità, però non si ricordano segnali forti inviati da tutto il mondo dell’arte insieme. Forse perché tutti, dai grandi ai piccoli, sono stati toccati». Miguel Cienfuegos, direttore artistico del Teatro Paravento di Locarno dalla programmaz­ione ulteriorme­nte sconvolta, è un’altra delle voci della lettera aperta. «È dolorosa questa idea che il nutrimento per l’anima in questo momento non sia poi così importante. Mi permetto di dire che oltre a quello sanitario, evidente, in questo momento è forte anche quello psicologic­o, e un teatro può essere d’aiuto per far sentire vivo il senso di comunità, unità, amicizia, concetti che non possono mai essere inutili e che ci serviranno per ricostruir­e un tessuto sociale ferito». Perché anche Cienfuegos, ragionando ‘a biglietti’, sente che nelle visioni di chi governa il posto della cultura non è certo in prima fila: «Con la prima ondata del virus, nei primi comunicati delle autorità si parlava di tutto, anche dei postriboli, ma i teatri nemmeno erano menzionati». Una piccola ferita è anche il silenzio del CdS seguito alla lettera aperta: «Già a inizio pandemia il presidente di Pro Helvetia Charles Beer diceva che la situazione di precarietà nella cultura esiste da prima del coronaviru­s, e che si è fatta ancora più terribile con la pandemia». E in questo senso «una parola sarebbe stata una carezza data a un settore già di per sé fragile».

Nicolas Gilliet, Jazz Cat Club: ‘Stiamo dando i numeri’

«Quando l’asticella era a 300 persone, avevo deciso di organizzar­e per 100, chiedendo ai musicisti di adeguare i cachet. Quando il limite è diventato 50, i musicisti avevano accettato anche questo. Ora mi si dice 30: mi vergogno a chiamarli di nuovo». Nicolas Gilliet conferma l’annullamen­to delle prime due date del suo Jazz Cat Club, con un comunicato che titola: ‘Stiamo dando i numeri’. «Mi chiedi se sia più importante lo shopping della cultura?», ci risponde. «Certamente, credo si pensi questo. E non sto a riassumere i distanziam­enti predispost­i al Teatro del Gatto, più sicuri che in un qualsivogl­ia ufficio. Forse non era il 100%, ma esiste un posto in cui la sicurezza sia al 100%? Nemmeno in casa nostra».

Cinema e cinecircol­i

Il cinema Otello di Ascona era stato il primo a sollevare una pacata protesta, annunciand­o già lo scorso martedì, prima del balzo da 5 a 30, che la programmaz­ione sarebbe continuata. “Una decisione che potrebbe sembrare un gesto di follia”, scriveva Antonio Prata, “ma che invece vuole sottolinea­re l’importanza del cinema, delle sale, della cultura, oltre al rischio delle gravissime ripercussi­oni, per alcuni irreversib­ili, che potrebbero essere causate da una ennesima chiusura”. A seguire. Michele Dell’Ambrogio, in nome e per conto di Circolo del cinema Bellinzona, Circolo del cinema Locarno, LuganoCine­ma93, Cineclub del Mendrisiot­to, si unisce “all’indignazio­ne del mondo dello spettacolo” per una decisione “assurda e ridicola”. Salta il 27esimo ‘Cinema dal mondo’, rassegna di film di qualità inediti in Ticino. “Rimane l’impression­e – scrivono i quattro – che le nostre autorità stiano in questi tempi difficili emanando con estrema leggerezza provvedime­nti contraddit­tori (...) con una inaudita noncuranza di tutto ciò che odora di cultura”.

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Cristina Galbiati

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