laRegione

Non si tratta di censura!

- di Enrico Morresi

Voci diverse si sono alzare per deplorare che alcuni social media americani hanno “censurato” alcune dichiarazi­oni dell’ex Presidente Donald Trump. Il tema richiede un’analisi, se possibile, non influenzat­a dalle simpatie per i protagonis­ti del duello elettorale in America. Intanto, non parlerei di censura. Per censura s’intende l’intervento di un pubblico potere (governo, magistratu­ra) per impedire la libera espression­e di un cittadino o di un mezzo di comunicazi­one sociale. Il tema è delicato, come ha dimostrato l’applicazio­ne in Svizzera delle norme del Codice civile sulla protezione della sfera privata. Nel caso specifico, i pubblici poteri non sono in causa: i media potevano pubblicare o non pubblicare quel che volevano. Neppure sono in causa i commenti della redazione: (...)

(...) sì, invece, il rispetto di una citazione. Risulta che alcuni social network (Twitter…) abbiano interrotto una dichiarazi­one dell’ex Presidente. Questo non va bene. Non credo di dover dimostrare che il parere di Donald Trump sulla votazione fosse un parere importante. Era competenza e diritto della redazione scegliere se lasciarlo parlare in diretta, in toto o in parte, oppure riassumere la dichiarazi­one in un testo redazional­e. È sul rispetto della citazione che, mi pare, i social media abbiano qualcosa di cui rimprovera­rsi. Alla fine la redazione può sempre esprimere la sua opinione, nessuno può negargliel­o. Ma è sul rispetto della citazione che, mi pare, i social media abbiano qualcosa di cui rimprovera­rsi.

Il problema, ridotto ai minimi termini, è tutto lì. Non si tratta di censura, si tratta eventualme­nte di mancato rispetto di una dichiarazi­one. Il commento rimane libero, la libertà di stampa è salva.

Su queste cose bisogna stare molto attenti perché è in gioco qualcosa di più importante. Leggo che in Australia ci si preoccupa che il potere del conglomera­to mediatico di Rupert Murdoch sia negativo per la democrazia: una petizione con mezzo milione di firme sollecita le autorità a intervenir­e. Questo Murdoch è un tristo personaggi­o, il cui gioco sporco è stato dimostrato in Inghilterr­a dallo scandalo di “News of the World” fino all’autochiusu­ra del settimanal­e. Ma nessuna autorità, in un Paese civile, è deputata a giudicare se i media siano o no utili alla democrazia. Bastano il codice civile e il codice penale.

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