Non si tratta di censura!
Voci diverse si sono alzare per deplorare che alcuni social media americani hanno “censurato” alcune dichiarazioni dell’ex Presidente Donald Trump. Il tema richiede un’analisi, se possibile, non influenzata dalle simpatie per i protagonisti del duello elettorale in America. Intanto, non parlerei di censura. Per censura s’intende l’intervento di un pubblico potere (governo, magistratura) per impedire la libera espressione di un cittadino o di un mezzo di comunicazione sociale. Il tema è delicato, come ha dimostrato l’applicazione in Svizzera delle norme del Codice civile sulla protezione della sfera privata. Nel caso specifico, i pubblici poteri non sono in causa: i media potevano pubblicare o non pubblicare quel che volevano. Neppure sono in causa i commenti della redazione: (...)
(...) sì, invece, il rispetto di una citazione. Risulta che alcuni social network (Twitter…) abbiano interrotto una dichiarazione dell’ex Presidente. Questo non va bene. Non credo di dover dimostrare che il parere di Donald Trump sulla votazione fosse un parere importante. Era competenza e diritto della redazione scegliere se lasciarlo parlare in diretta, in toto o in parte, oppure riassumere la dichiarazione in un testo redazionale. È sul rispetto della citazione che, mi pare, i social media abbiano qualcosa di cui rimproverarsi. Alla fine la redazione può sempre esprimere la sua opinione, nessuno può negarglielo. Ma è sul rispetto della citazione che, mi pare, i social media abbiano qualcosa di cui rimproverarsi.
Il problema, ridotto ai minimi termini, è tutto lì. Non si tratta di censura, si tratta eventualmente di mancato rispetto di una dichiarazione. Il commento rimane libero, la libertà di stampa è salva.
Su queste cose bisogna stare molto attenti perché è in gioco qualcosa di più importante. Leggo che in Australia ci si preoccupa che il potere del conglomerato mediatico di Rupert Murdoch sia negativo per la democrazia: una petizione con mezzo milione di firme sollecita le autorità a intervenire. Questo Murdoch è un tristo personaggio, il cui gioco sporco è stato dimostrato in Inghilterra dallo scandalo di “News of the World” fino all’autochiusura del settimanale. Ma nessuna autorità, in un Paese civile, è deputata a giudicare se i media siano o no utili alla democrazia. Bastano il codice civile e il codice penale.