Il manager e l’infermiera
L’altra sera, nell’ambito della trasmissione TTT della Rts, l’invitato principale ha dichiarato che l’iniziativa per delle multinazionali responsabili implicava una presunzione di colpevolezza e prevedeva conseguenze penali, era dunque inaccettabile. Qualsiasi persona in grado d’intendere e volere leggendo il testo in votazione capisce che non si parla assolutamente di diritto penale, bensì esclusivamente di un’azione civile tesa alla riparazione del danno causato a seguito di violazioni dei diritti dell’Uomo o di violazioni di norme internazionalmente riconosciute in materia ambientale. Non vi è alcuna presunzione di colpevolezza, spettando al solo danneggiato provare il danno subito. La norma si rifà alle regole dell’art. 55 del Codice delle obbligazioni in materia di responsabilità del datore di lavoro, (...)
(...) in vigore da oltre cento anni (una norma che è, di fatto, una clausola liberatoria che tutela l’impresa). Come è possibile un tale madornale errore? Incompetenza o menzogna? Beh, l’autore di queste dichiarazioni è Peter Brabeck che ha diretto per anni Nestlé, una multinazionale con 323’000 dipendenti nel mondo e un fatturato di oltre 90 miliardi. Possibile raccontare impunemente simili corbellerie e, forte dell’autorevolezza delle sue funzioni, voler influenzare un processo democratico con tanta spregiudicatezza? Purtroppo, si tratta solo di un esempio tra tanti, ciò che è decisamente inquietante. Peter Brabeck è stato il presidente di Consiglio di amministrazione (attività accessoria tra molte altre) meglio pagato in Svizzera e il suo compenso per questo solo mandato corrisponde a quanto guadagnano assieme cento infermiere che lavorano a tempo pieno. Se, tuttavia, un’infermiera facesse un tale errore nella sua professione, verrebbe licenziata in tronco e, lei sì, rischierebbe di dover rispondere alla giustizia penale.