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Vi sono altre gatte da pelare

- Claudio Chiesa, Vacallo

Mi riferisco alla lettera “Il gatto domestico killer invasivo” apparsa sulla vostra rubrica del 3 novembre 2020 e, visto che avete ritenuto la stessa degna di pubblicazi­one, mi sento in dovere di farvi pervenire alcune mie consideraz­ioni. In base a questa lettera, nota bene solo in Germania, 15 milioni di gatti uccidono 600 milioni di prede (chi mai li avrà contati, sia i gatti che le prede?). Poiché è impossibil­e che queste prede siano rappresent­ate solo da uccellini, devo ritenere che la maggior parte di queste prede sia rappresent­ata da roditori, per la cui eliminazio­ne dobbiamo essere grati ai gatti. Visto che non disponiamo più del Rattenfäng­er von Hameln per liberarci di questi molesti ospiti, a meno di ripartire sul territorio milioni di esche velenose per eliminare i roditori che vengono soppressi dai topi, dobbiamo accettare, che il signor Froesch lo voglia o no, che i nostri gatti caccino i topi. Penso che i diversi avvocati dei Paesi Bassi, citati nella lettera summenzion­ata, abbiano attualment­e altre gatte da pelare (scusate l’espression­e) visto che sia da loro, come pure in Danimarca ed in Spagna si sono dovuti uccidere i visoni perché portatori di una mutazione del virus Covid-19. Se vi sono dei Paesi, nei quali i gatti sono diventati un pericolo per la fauna locale, è perché i gatti in quei Paesi ce li abbiamo portati noi, persino in isole inospitali, arrivati a bordo delle baleniere ove erano stati imbarcati per cacciare i topi e che, scesi a terra, sopravvive­vano non con i croccantin­i che diamo ai nostri gatti, ma cacciando gli uccelli che su queste isole si riproducev­ano. Mi sembra strano che l’autore della lettera ce l’abbia solo con i gatti e non con gli aironi che, come senz’altro saprà, si nutrono volentieri di rane.

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