Vi sono altre gatte da pelare
Mi riferisco alla lettera “Il gatto domestico killer invasivo” apparsa sulla vostra rubrica del 3 novembre 2020 e, visto che avete ritenuto la stessa degna di pubblicazione, mi sento in dovere di farvi pervenire alcune mie considerazioni. In base a questa lettera, nota bene solo in Germania, 15 milioni di gatti uccidono 600 milioni di prede (chi mai li avrà contati, sia i gatti che le prede?). Poiché è impossibile che queste prede siano rappresentate solo da uccellini, devo ritenere che la maggior parte di queste prede sia rappresentata da roditori, per la cui eliminazione dobbiamo essere grati ai gatti. Visto che non disponiamo più del Rattenfänger von Hameln per liberarci di questi molesti ospiti, a meno di ripartire sul territorio milioni di esche velenose per eliminare i roditori che vengono soppressi dai topi, dobbiamo accettare, che il signor Froesch lo voglia o no, che i nostri gatti caccino i topi. Penso che i diversi avvocati dei Paesi Bassi, citati nella lettera summenzionata, abbiano attualmente altre gatte da pelare (scusate l’espressione) visto che sia da loro, come pure in Danimarca ed in Spagna si sono dovuti uccidere i visoni perché portatori di una mutazione del virus Covid-19. Se vi sono dei Paesi, nei quali i gatti sono diventati un pericolo per la fauna locale, è perché i gatti in quei Paesi ce li abbiamo portati noi, persino in isole inospitali, arrivati a bordo delle baleniere ove erano stati imbarcati per cacciare i topi e che, scesi a terra, sopravvivevano non con i croccantini che diamo ai nostri gatti, ma cacciando gli uccelli che su queste isole si riproducevano. Mi sembra strano che l’autore della lettera ce l’abbia solo con i gatti e non con gli aironi che, come senz’altro saprà, si nutrono volentieri di rane.