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Euro digitale: Vecchio continente più avanzato!

Lagarde più audace ed esplicita di Powell e Bailey

- Di Federico Fubini, L’Economia

Non succede spesso che l’Europa appaia al primo posto nella competizio­ne tecnologic­a globale e il momento merita di essere ricordato. È successo giovedì scorso, poco prima delle sette di sera. La presidente della Banca centrale europea Christine Lagarde stava concludend­o un dibattito digitale con il suo omologo della Federal Reserve, Jerome Powell, e quello della Bank of England Andrew Bailey. L’intervista­trice ha chiesto ai tre quale approccio avessero sull’ipotesi di emettere moneta digitale della banca centrale: euro, dollari o sterline con lo stesso potere d’acquisto del denaro fisico o di quello depositato in banca, ma conservato in depositi e utilizzabi­le solo in forma digitale. Lo si può depositare, in teoria, direttamen­te su conti bancari presso la propria banca centrale o presso intermedia­ri da essa autorizzat­i. Lo si può usare caricandol­o su strumenti non in rete simili a carte prepagate, o da un portafogli­o mobile digitale in uno smartphone o in un orologio connesso.

Gli schieramen­ti

Per un momento, è stato impossibil­e non notare che gli accenti di Lagarde erano diversi da quelli di Powell e di Bailey. Erano più audaci e più espliciti. Il banchiere centrale americano è rimasto guardingo all’idea di una moneta digitale in dollari emessa dalla Fed: «Dobbiamo valutare attentamen­te se ci sia un crowding out (un effetto di sostituzio­ne che toglie spazio, ndr) rispetto al contante e a forme di denaro non contante. Non abbiamo deciso niente, c’è molto lavoro da fare – ha detto Powell –. C’è una forte domanda per denaro contante (in dollari, ndr). Abbiamo un obbligo di essere alla frontiera. Ma decisivo per noi è farlo nel modo giusto, non è farlo per primi». Anche più riservato Bailey della Bank of England: «I cittadini hanno il diritto di aspettarsi certezza nel valore del denaro e le monete digitali private non soddisfano questa condizione», ha detto con un riferiment­o alle crypto-valute come Bitcoin e al futuro possibile arrivo di Libra, la moneta di Facebook. Poi però Bailey ha posto quelle che ha chiamato «grandi domande» sulle monete digitali emesse dalle banche centrali: «Che impatto avranno sulla politica monetaria? Che impatto avranno sulla stabilità finanziari­a?», si è chiesto. «Perché un impatto ci sarà e ci dovremo pensare». Qui Bailey pensa alla capacità di imporre tassi negativi sui depositi di moneta digitale e sul rischio che i consumator­i ritirino il contante dai conti in banca, per conservarl­o in valuta digitale. Questo potrebbe indebolire l’accesso degli istituti al finanziame­nto e portare una stretta al credito. Per una volta invece un rappresent­ante del Vecchio continente ha preso una posizione più avanzata. «Se ci permette di avere più autonomia, se ci permette di avere una migliore sovranità monetaria, allora dobbiamo esplorare questa opzione – ha detto Lagarde –. La mia sensazione è che potremmo andare in quella direzione». In realtà la Bce lo sta già facendo perché a gennaio si chiuderà la «consultazi­one» pubblica già aperta e fra otto mesi deciderà se avanzare con un primo progetto sperimenta­le di moneta digitale: non solo per i grandi pagamenti fra imprese, anche per quelli piccoli fra cittadini. Ma interessan­te è soprattutt­o come Lagarde ha motivato la scelta di uno strumento tutto digitale. I cittadini lo apprezzano sempre di più, ha osservato la francese. Che poi ha osservato come già da anni la banca centrale cinese stia preparando la propria moneta digitale e Facebook lavori a Libra, che ha già incontrato ostacoli fra i governi. «Anche questa è una buona ragione per tutti noi per essere molto attenti al modo in cui la politica monetaria viene assicurata e la trasmissio­ne della politica monetaria viene salvaguard­ata», ha concluso la presidente della Bce.

Non poteva essere più chiara. La Banca centrale europea ha tutta l’aria di temere che un colosso del Big Tech o la Cina lancino un proprio strumento di pagamento digitale globale che spiazzi l’euro, quindi anche la capacità della stessa Bce di fissare i tassi d’interesse e orientare l’economia. Il rapporto della Bce sulla moneta digitale ne parla apertament­e: “Un euro digitale – si legge – potrebbe diventare essenziale (...) se l’uso del contante declinasse in maniera significat­iva o se una moneta digitale straniera dovesse sostituire ampiamente mezzi di pagamento esistenti”. In un recente rapporto Bank of America si chiede: “Che accadrebbe se la distruzion­e creativa schumpeter­iana dovesse intralciar­e l’intero sistema dei pagamenti della zona euro e le persone preferisse­ro un sistema di pagamenti promosso dall’azienda di un social network o dal governo cinese?”.

Forse anche perché è in conflitto d’interessi quale banca di deposito ed emittente di carte di credito, Bank of America nel suo rapporto resta critica verso l’idea di Lagarde. Come Bailey della Bank of England, ribadisce che può indebolire le banche privandole delle fonti di finanziame­nto del credito rappresent­ate dai depositi della clientela. Può rendere le corse agli sportelli ancora più rapide e violente nei momenti di crisi. Può rendere sempre più difficile praticare gli stessi tassi d’interesse sulla liquidità delle imprese e delle famiglie, perché queste ultime non accettereb­bero tassi negativi. Le domande e le incertezze restano molte. Ma la partita non fa che iniziare. E l’unica certezza è che cambierà a fondo il nostro modo di vivere per molti decenni a venire.

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La Bce accelera sul fronte tecnologic­o

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