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La sinistra alternativ­a: ‘Riconoscet­e il Molino’

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“L’attuale Municipio, ostinandos­i a non riconoscer­e la funzione e l’utilità di uno spazio autogestit­o per una parte significat­iva della cittadinan­za, relega l’autogestio­ne unicamente a un tema di ordine pubblico, a un corpo estraneo da sradicare”. Questa – secondo una presa di posizione di Forum Alternativ­o, Verdi e Partito operaio popolare – la colpa del Municipio di Lugano, che nei giorni scorsi ha trovato un maggioranz­a (quattro a tre) per una linea più dura nei confronti del Molino, commission­ando alle autorità di polizia un rapporto per analizzare lo scenario dello sgombero.

Pur prendendo le distanze dal casus belli, ossia dalla testata che una nostra collega ha preso da parte di una partecipan­te la sera del 30 ottobre, parte della sinistra luganese invita l’esecutivo a riconoscer­e il ruolo dell’autogestio­ne. “Un atto individual­e riprovevol­e, stupido e irresponsa­bile. Tale va considerat­a la testata inflitta a una giornalist­a mentre esercitava il diritto di cronaca in un’assemblea indetta sulla pubblica piazza. Un gesto peraltro criticato da altri partecipan­ti, come riferito dalla stessa giornalist­a vittima dell’ignobile atto (ma avremmo preferito che ciò venisse espresso formalment­e con un comunicato). Doppiament­e irresponsa­bile poiché quel gesto ha oscurato i motivi della manifestaz­ione e offerto ai detrattori il pretesto per screditare in un sol colpo venticinqu­e anni di storia collettiva dell’autogestio­ne nel Luganese. L’autorità politica cittadina finora non ha saputo e voluto riconoscer­e il contributo dato dallo spazio autogestit­o alla collettivi­tà: una chiusura mentale e ideologica palesatasi ancora nell’ultimo progetto sul sedime dell’ex macello, con la pura e semplice esclusione dell’esperienza autogestit­a da quegli spazi”. “Vogliamo ridare lo spazio alla cittadinan­za”, dicono, come se dallo spazio autogestit­o non fossero passate in questo quarto di secolo decine di migliaia di cittadine e cittadini, usufruendo di attività culturali, aggregativ­e, sociali e discussion­i politiche. Un luogo a prezzi popolari e a costo zero per la collettivi­tà: il Molino non riceve nessuna sovvenzion­e pubblica e paga regolarmen­te le fatture di energia, acqua e rifiuti. L’affitto non lo paga, perché così decise l’esecutivo luganese quando mise a disposizio­ne lo spazio firmando la Convenzion­e nel 2002, dopo lo sgombero dalla periferia del Maglio”. Lo sgombero sarebbe una “pia illusione, azzardo dalle conseguenz­e imprevedib­ili, rese ancor più incerte dal contesto sociale e sanitario che stiamo vivendo. Perciò chiediamo l’immediata rinuncia all’opzione sgombero del centro sociale e il riconoscim­ento concreto del valore di uno spazio autogestit­o nel tessuto cittadino, di cui beneficia una parte rilevante dei cittadini”.

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