Morto a 17 anni ‘Un buono, un leader’
Tragica scomparsa a causa di un incidente in moto. Il ricordo di amici ed ex allenatore.
Uno sportivo determinato, un amico fidato sempre pronto alla risata, ma soprattutto una persona molto buona, di cuore. All’indomani dell’incidente di moto che sabato poco prima delle 13 a Soragno è costato la vita a un 17enne del quartiere luganese, il luogo della disgrazia si è velocemente riempito di candele, fiori, ricordi: scritti, di amici e conoscenti che ne testimoniano le qualità, ma anche simbolici. Come la sciarpa della curva nord dei tifosi dell’Hockey Club Lugano, squadra nella quale ha giocato da piccolo e della quale è rimasto tifoso. O ancora, la maglia dei Rangers Lugano: il giovane era un giocatore di punta degli juniori. I caschi degli amici del gruppo ‘Ticino su 2 ruote’. E poi quello striscione, “Sempre con noi”, a sottolineare che sebbene si sia drammaticamente rotto un legame fisico, quello spirituale resterà inalterato.
L’ex allenatore: ‘Aveva un futuro promettente’ «È davvero assurdo – ci dice Simon Majek –. Sono dispiaciutissimo. Giocava da diversi anni, per lui lo sport era molto importante. In squadra era il miglior marcatore, aveva già giocato con la prima squadra alcune volte. Aveva un futuro promettente». L’allenatore dei Rangers ricorda la forza del tiro e quella fisica del ragazzo, che gli hanno permesso di diventare un punto di riferimento in squadra. Ma anche per le sue qualità umane: «Era un buono, un bonaccione. E a quell’età non è evidente. Ma in generale, tutti in famiglia sono delle persone d’oro, sempre disponibili. Lui era molto onesto: non riusciva a dire una bugia e se lo faceva, durava poco. Era di compagnia, sempre disposto a ridere con amici e compagni di squadra». Un team «incredibile»: «Non ho mai visto un gruppo così unito come il loro. C’è un ambiente fantastico, si frequentano anche fuori dalla pista».
Gli amici: ‘Un trascinatore, un leader’ Ragazzi uniti nello sport e nell’amicizia, ma anche oggi nel lutto. Tanto che si sono recati assieme alla camera ardente, portando alla famiglia una maglia numero 13, quella dell’amico scomparso. «È stato uno choc» ci dicono all’unisono Federico
Gioiele, Noele Zanardi, Damiano D’Inca e Jacopo Strahm. Compagni di squadra, ma soprattutto amici, alcuni dei quali anche d’infanzia. «Io non realizzo ancora che non potremo più vederlo. Ieri (sabato, ndr), saputa la notizia ci siamo trovati tutti a casa dell’allenatore e poi siamo andati sul posto, a portare i fiori e la maglietta dei Rangers» ricorda Damiano. «Era un bravissimo ragazzo, sempre sorridente, una persona molto solare: non si abbatteva quasi per nulla. Ci faceva sempre ridere, con le sue battute e il suo umore. Era un trascinatore, un leader. Già da piccoli eravamo tanto legati – svelano Noele e Federico – e adesso che è successo quest’incidente saremo ancora più legati a lui. L’ambiente in squadra è goliardico, ci si fanno gli scherzi. Di solito gli altri se la prendevano, invece quando li facevamo a lui, si metteva a ridere».
‘Dedicheremo a lui la prossima partita’
Le sconfitte purtroppo non sono mancate, ma non sono mai state motivo di tensioni. «Io sono il portiere – osserva Jacopo – e quando prendevo un gol, lui veniva subito a consolarmi. Era bravo, era il top scorer. Gli sarebbe piaciuto continuare a giocare nei Rangers, fino alla prima squadra». Il 17enne era al secondo anno dell’apprendistato di muratore, andava a scuola a Mendrisio, e anche in quell’ambito gli amici ricordano il suo ottimismo: «All’inizio aveva un po’ faticato ad ambientarsi, ma da quel che diceva nell’ultimo anno era riuscito a integrarsi e si trovava molto meglio». E ora? «Non so se potremo partecipare al funerale (domani, ndr) a causa delle disposizioni dovute alla pandemia, ma in tutti i casi verremo – anticipano –, metteremo le mascherine e al massimo staremo fuori dal cimitero. Ma dobbiamo esserci». E sempre a causa del Covid, con allenamenti e partite i Rangers sono fermi. «Ci piacerebbe dedicare a lui la prima partita. Qualora il campionato non ripartisse, ci piacerebbe organizzare almeno un’amichevole».
L’amico d’infanzia: ‘Persona buonissima’
Il 17enne tragicamente scomparso aveva un’altra grande passione: la moto. «La condividevamo – ci dice Federico –. Principalmente alle Medie, quando facevamo giri in motorino. Partecipavamo ai raduni del gruppo ‘Ticino su 2 ruote’, ma ci ritrovavamo anche solo fra amici». Vicini di casa e compagni di classe «dall’asilo. Abbiamo poi fatto assieme anche le Elementari e da piccoli abbiamo giocato assieme nell’Hcl. Era un ragazzo sempre allegro, molto simpatico. Una buonissima persona. Se si prefiggeva un obiettivo faceva di tutto per raggiungerlo, era molto determinato, anche in ambito sportivo: non si arrendeva mai».
Pensieri comuni e tanto affetto, per un ragazzo che – come recita un biglietto posato sul muretto accanto al luogo dell’incidente – era “generoso e gentile”. “Che il pensiero di chi ti ama possa aiutarti a trovare la via affinché tu riesca a riposare in pace – un altro ricordo –. Quando l’avrai trovata e ti sentirai pronto ti chiediamo di aiutare la tua famiglia che avrà bisogno di un angelo custode al proprio fianco. Ti vogliamo bene”. Da noi contattata, la famiglia ha preferito non esternare pubblicamente il proprio dolore. A loro, agli amici e ai conoscenti, sentite condoglianze da parte della nostra redazione in questo difficile momento.