laRegione

L’Ambrì si spegne, il Lugano si accende

I bianconeri escono alla distanza e vincono il secondo derby. Morini: ‘Mai smesso di crederci’.

- di Moreno Invernizzi e Daniele Neri

Lugano – Con i tre punti conquistat­i nel derby di sabato, il numero 235 della storia e il 207esimo nel massimo campionato, il Lugano chiude il weekend centrando l’en-plein: 6 punti. Cosa che non succedeva più dalle prime due giornate di campionato (allora battendo prima lo Zurigo e poi ancora l’Ambrì Piotta). «Era dal weekend del 9 e 10 ottobre che non giocavamo più due partite nell’arco di 24 ore (da cui i bianconeri erano invece usciti a mani vuote, ndr): non era la prima volta, ma era da davvero parecchio che non eravamo chiamati a un simile sforzo – osserva Serge Pelletier –. Questi due confronti ravvicinat­i ci hanno permesso di ritrovare il nostro ritmo di gioco: sebbene non tutto ha funzionato come piace a me, abbiamo comunque dimostrato di essere sulla buona strada». Il tecnico del Lugano analizza poi nel dettaglio del secondo derby stagionale: «Per entrare in partita ci abbiamo messo qualche minuto. Poi, però, come già capitato a Langnau, siamo riusciti a cambiare marcia e a girare il confronto in nostro favore. Alla seconda pausa ho detto ai ragazzi di continuare a giocare esattament­e come avevano fatto negli ultimi 5’ del periodo centrale. La statistica dei tiri a fine partita (57-22 in favore dei bianconeri) parla abbastanza chiaro: la partita l’avevamo in mano noi; abbiamo letteralme­nte bombardato di dischi il portiere avversario».

Giovanni Morini, autore del momentaneo pareggio, plaude all’avversario: «Se abbiamo avuto un inizio difficile è merito di chi ci stava di fronte: bisogna dare atto all’Ambrì di aver messo in pista tanta intensità nei primi 30’ del confronto, rendendoci la vita difficile. Sappiamo che quella leventines­e è una squadra che pattina tanto, ostica da affrontare. Dal profilo dell’intensità però anche noi possiamo dire la nostra, e dopo metà partita siamo usciti, facendo la differenza sul piano fisico. Possiamo essere soddisfatt­i per quanto mostrato sul ghiaccio. Questa è una vittoria che alza il morale: anche se in svantaggio di due reti, non abbiamo mai smesso di crederci, consapevol­i che la differenza effettiva tra le due squadre non era così marcata. Siamo riusciti a cambiare l’inerzia della partita con un paio di interessan­ti cambi, in particolar­e nel finale del secondo tempo. Possiamo contare su quattro blocchi capaci di portare in pista tanta qualità, alzando il livello generale: questo è il nostro punto di forza».

Da un marcatore all’altro, Bernd Wolf, autore della prima rete del Lugano: «Anche se l’Ambrì è partito meglio, da metà del secondo tempo si è visto che eravamo noi ad avere in mano la partita. A darci fiducia sono stati in particolar­e gli ultimi 5-6 minuti del secondo periodo, in cui abbiamo letteralme­nte schiacciat­o l’avversario. Lì abbiamo capito che potevamo tornare in partita e girare a nostro favore il match. Determinan­te è stato il fatto di aver già avuto una partita nelle gambe: era importante per trovare il ritmo giusto, specie per sfide come queste».

Hächler: ‘Abbiamo smesso di spingere’

Sull’altro fronte, Cedric Hächler è visibilmen­te deluso: «Cosa è successo nel finale del secondo tempo e in tutto il terzo? Sempliceme­nte abbiamo smesso di lottare, di giocare per vincere. Ci siamo un po’ seduti, cercando di difendere il nostro vantaggio anziché cercare altri gol. E questa non è certo la ricetta ideale per vincere le partite... Invece di continuare a lavorare, di spingere, abbiamo lasciato che fosse il Lugano a prendere l’iniziativa. Non è che avanti due reti pensavamo che fosse fatta: del resto lo avevamo dimostrato meno di ventiquatt­ro ore prima, ribaltando il parziale di 0-3 contro il Berna. Nell’hockey le cose vanno veloci, e due reti di vantaggio non sono certo un margine per poter dormire sonni tranquilli. Se si guarda al solo terzo tempo, il 4-2 finale di questa partita è un risultato corretto, ma se guardiamo alla mole di lavoro che abbiamo fatto nei primi due tempi, si poteva fare qualcosa di più».

«Il nostro calo alla distanza? Sì, forse alla lunga s’è fatta sentire anche un po’ di stanchezza nelle gambe per l’intensa e lunga partita del giorno prima contro il Berna – ammette Diego Kostner –. D’altro canto, più ancora che la stanchezza, a tradirci è stata la paura che ci avrebbero potuto recuperare: siamo calati un po’ fisicament­e, ma anche e soprattutt­o mentalment­e. Sentivamo che il Lugano stava crescendo e, anziché continuare a spingere, ci siamo un po’ chiusi dietro, facendoci pressare: oltre che sul piano fisico, il nostro è stato un calo su quello mentale. Il Lugano è un’ottima squadra, e non s’è fatto pregare per sfruttare l’occasione per castigarci».

Luca Cereda cerca comunque di vedere il lato positivo: «Al di là del risultato finale, abbiamo giocato bene, almeno nella prima parte del confronto. Poi, alla distanza, abbiamo pagato un po’ sul piano della lucidità, commettend­o qualche errore nelle scelte che ci è costato caro. Abbiamo comunque disputato una buona battaglia, mostrando la giusta attitudine. Ora però dobbiamo cercare la continuità sui 60’: non ce la regalerà nessuno e non cadrà nemmeno dal cielo, ma dovremo guadagnarc­ela lavorando quotidiana­mente. Confido che la prossima settimana si possa tornare a lavorare con una certa regolarità, di modo da poter creare le premesse per trovare l’indispensa­bile continuità: le scorse settimane non sono certo state l’ideale sotto questo aspetto...».

 ?? TI-PRESS/CRINARI ?? Luganesi in festa dopo la rete del sorpasso firmata da Suri
TI-PRESS/CRINARI Luganesi in festa dopo la rete del sorpasso firmata da Suri

Newspapers in Italian

Newspapers from Switzerland