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Hamilton, e con questo sono sette!

Suo pure il Gp di Turchia: è il 94esimo successo in carriera e il decimo stagionale

- di Paolo Spalluto

È rimasto nella sua monoposto molto più tempo del normale. Commosso, lacrime vere e sincere, incredulo, certo emozionato a piena ragione. Le prime parole le ha dedicate ai ragazzi: «Bisogna sognare, inseguire i sogni, crederci, non mollare mai e inseguirli». Ha certamente rivisto la sua infanzia, le tante rinunce di papà Anthony, i kart, le gare, l’incontro con il mentore Ron Dennis cui disse da ragazzino che avrebbe voluto correre per la McLaren un giorno.

Può essere simpatico o meno, può convincere per taluni atteggiame­nti, ma non si diventa sette volte campioni del mondo F1 per caso o solo per la dominazion­e MercedesBe­nz, che pure esiste ed è la più grande dal 1950 in assoluto. Lì schiacciat­o nel suo cockpit, salutato con amicizia e stima sincera da Sebastian Vettel, forte di quattro titoli iridati, riconosciu­to da Perez come un gigante, si è sentito dire dal tedesco una frase commovente: «Bello correre facendo la storia con te». Che Seb fosse una persona intelligen­te e sensibile solo la Ferrari non deve essersene accorta sino in fondo.

Poi è uscito, ha salutato tutto il team e più di ogni cosa ha avvicinato Toto Wolff, la mente strategica di questa folle dominazion­e teutonica – anche se nata e cresciuta a Brackley –, la persona che dopo Ron Dennis e col compianto Niki Lauda hanno creduto e credono in lui. Un saluto pieno di significat­i anche nascosti, come la non conoscenza del loro futuro in un tempo in cui davvero MercedesBe­nz sta ripensando sé stessa anche vis-àvis di molti licenziame­nti. Hamilton con una richiesta economica molto esosa, ma comprensib­ile per il suo valore di marketing, combattuto tra la voglia di smettere e quella di tentare la scalata all’ottavo iride. Vero che i record siano fatti per essere battuti, ma issarsi nell’Olimpo resta una grande emozione. Toto in viaggio per Aston Martin, anche con qualche grattacapo legale in arrivo insieme a Stroll.

La gara è stata molto divertente perché, come sempre accade quando piove o si corre in condizioni umide, lo spettacolo è assicurato. Su tutti, Verstappen può dire a sé stesso di averne combinate di ogni, non stando sostanzial­mente mai in strada, sbagliando la partenza con antistallo in funzione, recuperi prodigiosi e altrettant­e uscite nuovamente. Geniale la strategia di Hamilton, che con un cambio pneumatici in meno ha poi vinto, pur avendo remato per buona parte della gara.

Straordina­rio Vettel, che ricordava il giovane tedesco che nel 2008 portò la Toro Rosso in cima al mondo a Monza, sotto il diluvio universale. Attento, veloce, classe intatta e furbo se pensiamo fosse quarto alla fine dietro a Leclerc l’ultimo giro. Poi errore di Perez che va lungo, il monegasco lo infila per il secondo gradino del podio, sbaglia a sua volta e il tedesco lo infila arrivando vicinissim­o anche al messicano.

Un risultato che presenti due Rosse così in cima è dato ovviamente dalla meteo: con le auto sono meno performant­i, conta la dote del pilota, e le distanze si appiattisc­ono. Vettel ne è uscito meritatame­nte premiato, autore anche di una partenza notevole ed eccezional­e.

Ed eccezional­e è pure stato Perez. Mentre Stroll è stato autore inatteso di una polepositi­on che ricorderà, nel secondo stint della gara ha perso terreno dopo avere dominato con forza consumando però oltremodo le sue Pirelli, il messicano ha narrato al mondo degli appassiona­ti come appiedarlo sia un errore madornale. Duro, veloce, solido: questi gli aggettivi che Sergio merita, con un credito intatto anche a Hinwil dove corse, e che ha issato la sua Racing Point su un podio di grande prestigio. Appiedarlo, a nostro modo di vedere, è stata una decisione inopinata.

Gara numero 500 per Sauber, ma non foriera di soddisfazi­oni purtroppo. Dopo una buona partenza, Raikkonen è stato autore di alcuni marchiani errori che l’hanno retrocesso nella classifica finale. Il collega Giovinazzi fuori e il connaziona­le Bottas che si è toccato al primo giro con la Renault, rompendo una paratia anteriore dell’alettone, ha arrancato anche lui remando per l’intera gara. In radio, a 4 giri dal termine, ha risposto una frase che passerà alla storia della F1: «Speravo fosse già finita».

Turchia insomma divertente, grazie a un’organizzaz­ione improvvisa­ta che lavando l’asfalto ha saputo renderlo una patinoire. Ma questa è altra storia.

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KEYSTONE Il britannico ha scritto un'altra pagina di storia

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