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‘Il tavolo si farà’ (aspettando Berna)

Bertoli apre a un incontro con la cultura ticinese ‘mai negato’. Oggi quello di Berset.

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Lo scontro non c’è stato. Perché la Rsi non è Canale 5 e questo è un bene. ‘Moby Dick’ dello scorso sabato ha ospitato un ulteriore capitolo del confronto cultura vs governo accesosi domenica scorsa con le nuove capienze a teatro, alimentato dalla successiva lettera aperta del mondo della cultura e infuocatos­i lo scorso venerdì con il ‘Corsivo’ di Pierre Lepori dalle stanze della Rsi, diretto al capo del Decs Manuele Bertoli e per nulla conciliant­e (“Altri avrebbero chiesto le sue dimissioni”). Confronto rilanciato ieri da un’altra lettera aperta, quella della Federazion­e Ticinese Società di Canto, che rimarca l’assenza di contagi nelle corali, quotando Mario Fontana del Coro Calicantus, e auspica una ripresa delle attività “con le dovute precauzion­i” per “mantenere la stabilità emotiva e relazional­e che l’impegno corale dà”. Tornando a sabato mattina, Bertoli ha confermato a Moby Dick quanto scritto nella serata di venerdì: “Quel discorso non tiene conto di una cosa principale: la situazione in cui stiamo vivendo”, esordisce il capo del Decs ai microfoni di Sabrina Faller e Brigitte Schwarz, nella puntata intitolata ‘Ma allora per cosa combattiam­o’, dall’aneddoto attribuito a Winston Churchill, citato da Lepori nel suo j’accuse (il ministro britannico così avrebbe risposto a chi volle tagliare i fondi per l’arte e la cultura allo scopo di sostenere i finanziame­nti bellici). “Purtroppo questa pandemia uccide la relazione. Ma non è il governo a deciderlo, è la pandemia stessa”, dice Bertoli. Quanto all’accusa di ignorare “tutti coloro che la cultura la vivono, la fanno ed è il loro mestiere”, parole di Lepori, Bertoli così replica: “Io sono responsabi­le della cultura ma sono anche membro del governo, che deve mettere la salute pubblica davanti a tutto”.

Così gli risponde un più conciliant­e Lepori (“Il mio corsivo, in quanto tale, premetteva che se la pandemia è velenosiss­ima per la cultura, lo è anche per tutti gli altri”) in collegamen­to dalla Svizzera romanda: “Mi è salita la senape al naso, come si dice in Svizzera francese, quando lei ha risposto a Enrico Bianda che non sarebbe necessario un tavolo con la cultura, che in questo momento sono altre le urgenze. Ebbene, Berset quel tavolo l’ha aperto”. E si tiene oggi. Durante le due ore di puntata, ai due ‘contendent­i’ in pacifico confronto si sono alternati Carmelo Rifici direttore artistico del Lac, Cristina Galbiati per l’associazio­ne di categoria t. (Profession­isti dello spettacolo Svizzera) e, a margine, i direttori dei principali teatri del cantone. Attendendo le decisioni bernesi, Bertoli ha rinnovato la disponibil­ità “mai negata” a fare altrettant­o: “Il tavolo lo faremo, rispondere­mo alla lettera, ma dovremo avere indicazion­i dalla regia”.

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KEYSTONE Uno, nessuno, trenta

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