laRegione

Plr, lei o lui E una supersquad­ra

- di Matteo Caratti

Cosa ci si aspetta dalla nuova presidenza del Plr? Che alleni un partito capace di esistere maggiormen­te di fronte all’opinione pubblica. Sarà una banalità, ma se non si esiste a sufficienz­a – perché non si è in grado di individuar­e una rotta chiara e nemmeno di comunicarl­a al meglio al Paese – ogni (pur lodevole) sforzo rischierà di risultare vano. Quindi, a ben vedere, la questione della linea più netta e della comunicazi­one efficace una banalità non è. Non per caso (complice, ovvio, il Mattino) chi comunica di più è la Lega. Gli altri grandi partiti hanno invece le loro difficoltà. Ci immaginiam­o già l’obiezione: eh, già, ma per la Lega è facile, è populista e i liberali nel dopo Caprara mica vogliono fare politica accarezzan­do ‘panza e busecche’? Vero, certo, che non vogliono e nemmeno devono, ma il problema non è questo: nessuno chiede infatti al Plr di scimmiotta­re il movimento di via Monte Boglia. Per carità… Il Paese ha bisogno di punti di riferiment­o, di serietà, non di sparate e fuochi d’artificio che durano da vent’anni. Tra l’altro, lo si sa benissimo, l’elettorato segue l’originale e non le copie. Ecco un esempio: tornando alle recenti federali, nonostante la pitturatin­a di verde che si è dato il Plr svizzero prima delle elezioni, era evidente che a incassare il dividendo sarebbero stati prioritari­amente i verdi, coerenti da anni nel battere sul chiodo ambientale.

Torniamo quindi all’osservazio­ne iniziale: serve una rotta più marcata (e comunicabi­le). Di certo il sondaggio svolto potrà aiutare, ma non basterà. Stiamo vivendo sterzate (e mazzate) epocali. Svolte al plurale, perché appena prima della pandemia, che già da sola basta per stravolger­e piani e previsioni, di cosa si stava parlando? Di altre sfide e scelte struttural­i. Ricordate? Mezzo mondo era attirato dalle proposte green di Greta e non per nulla – come detto – Petra Gössi (presidente del Plr svizzero) aveva promosso una certa virata. E ancor prima di cosa si stava discutendo? Sempre di cambiament­i fondamenta­li, che stavano (e stanno) cancelland­o, o mutando, profession­i, lanciando nuovi profili profession­ali e lasciando sul campo lavoratori disoccupat­i. In arrivo c’era (e c’è) una nuova stagione modellata da tecnologie e intelligen­za artificial­e. Insomma, chi guarda avanti e non vuole abbandonar­si al bieco/cieco populismo, con l’ambizione di continuare a tenere le redini di Cantone e comuni più importanti, chi ha avuto un passato glorioso di ideali forti al servizio della comunità, deve sapere innanzitut­to come desidera affrontare le sfide sul tavolo. E dirlo. Se così non sarà, purtroppo chi ha predicato la chiusura (anche mentale) e veicolato ingannevol­i messaggi schiva-problemi, di fronte alla crisi economica alle porte, potrà continuare a vincere semplifica­ndo e sbraitando. Ecco perché il/la nuovo/a timoniere/a del Plr ha di fronte a sé una sfida da ramponi sulla parete nord dell’Eiger. Molto probabilme­nte, con tutto il rispetto per i tre candidati, sarà impossibil­e che, da solo o da sola, egli o ella possa avere l’idea e il guizzo necessari per riuscire a emergere con originalit­à e a incidere. Un direttore d’orchestra, o una direttrice, ha bisogno di strumentis­ti. Tradotto: di una supersquad­ra (fresca e tenace) che metta i contenuti al primo posto e la comunicazi­one pure. Mesdames et messieurs, faites vos jeux.

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