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È ‘solo’ da due punti ma è pur sempre vittoria

Un missile dello svedese decide Lugano-Friborgo al 60’31’’: quarto successo in 5 partite

- di Christian Solari

Una staffilata di Tim Heed regala al Lugano il successo all’overtime contro il Friborgo. Allo svedese sono bastati 31” per decidere la sfida della Cornèr Arena.

Lugano – I dubbi, alla fine, li fuga Tim Heed. Con un tiro che è un capolavoro, e Reto Berra ha giusto il tempo di capire che qualcosa sia capitato, senza tuttavia poter dire che cosa sia effettivam­ente successo. Quel missile improvviso del ventinoven­ne difensore svedese, al trentunesi­mo secondo del prolungame­nto regala due punti a un Lugano che, in verità, a un certo punto della serata credeva ormai di averne comodament­e in tasca tre. Dopo aver fatto tutto bene per metà partita, o quasi. Con l’onniscient­e Arcobello che tutto può e tutto vede (quanti dischi recuperati, in ogni angolo di pista) che mostra la strada al 16’11”, in superiorit­à numerica. E quando in cammino si mettono anche Walker (suo il 2-0 al 21’17”, addirittur­a in shorthand) e Traber, entrambi al primo centro stagionale, la trentina di privilegia­ti spettatori di Lugano-Friborgo immaginano che a quel punto tutto sia già ormai deciso.

Invece così non è. Perché da lì a poco tutti si accorgeran­no che se il Friborgo non è più la squadra allegrotta di prima, pure il Lugano non è quello del primo tempo. E quando Mottet, a conclusion­e di uno ‘shift’ in cui gli ospiti fanno tutto ciò che vogliono, sfrutta un involontar­io velo di Chiesa per beffare Schlegel, qualcuno si dice che è un campanello d’allarme. Tra quei qualcuno, ovviamente, c’è anche Serge Pelletier, e infatti un paio di minuti dopo chiama il timeout. Ma è come se nulla fosse: un astuto tocco di Rossi al 34’11” riaccende definitiva­mente le speranze tra le fila friborghes­i. Tali speranze, tuttavia, non potrebbero avere vita più breve: alla premiata coppia Fazzini-Bertaggia bastano solo dieci secondi per raddrizzar­e la situazione: è il punto del 4-2 al 34’21”.

Che sia la volta buona? Neanche per sogno. Infatti, in una serata in cui oltre a Lajunen in pista si rivede anche Sannitz (il centro di Mendrisio collezione­rà in totale tre minutini di ghiaccio, ma è comunque una gran bella cosa rivederlo in pista dopo l’incidente automobili­stico di cui era rimasto vittima a inizio settembre), e in cui la quarta linea offensiva è animata da continui esperiment­i (in pratica vi giocano in cinque, con il solo Herburger sempre in pista), ai bianconeri basta davvero poco per infragilir­si. Nell’occasione è sufficient­e un tiro di Di Domenico, al 50’44”, in powerplay.

Era ciò che il Friborgo sognava, e che il Lugano temeva. E da lì in poi ogni disco sembra scottare, quando si presenta nel bel mezzo dello ‘slot’. A quel punto, naturalmen­te, gli ospiti realizzano che l’aggancio non è operazione impossibil­e, e a furia di spingere va a finire che segnano pure. Grazie al solito Stalberg, a tre minuti dalla fine, con un ‘backhand’ messo lì nel mucchio. Ma nel prolungame­nto arriva il momento del Tim Heed Show, che si consuma in pochissimi istanti. Prima dell’abbraccio di rito per due punti che potevano anche essere tre. Ma intanto per i bianconeri sono pur sempre quattro successi nelle ultime cinque partite. E non è mica poco.

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TI-PRESS/CRINARI E con questa fanno cinque...
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