È ‘solo’ da due punti ma è pur sempre vittoria
Un missile dello svedese decide Lugano-Friborgo al 60’31’’: quarto successo in 5 partite
Una staffilata di Tim Heed regala al Lugano il successo all’overtime contro il Friborgo. Allo svedese sono bastati 31” per decidere la sfida della Cornèr Arena.
Lugano – I dubbi, alla fine, li fuga Tim Heed. Con un tiro che è un capolavoro, e Reto Berra ha giusto il tempo di capire che qualcosa sia capitato, senza tuttavia poter dire che cosa sia effettivamente successo. Quel missile improvviso del ventinovenne difensore svedese, al trentunesimo secondo del prolungamento regala due punti a un Lugano che, in verità, a un certo punto della serata credeva ormai di averne comodamente in tasca tre. Dopo aver fatto tutto bene per metà partita, o quasi. Con l’onnisciente Arcobello che tutto può e tutto vede (quanti dischi recuperati, in ogni angolo di pista) che mostra la strada al 16’11”, in superiorità numerica. E quando in cammino si mettono anche Walker (suo il 2-0 al 21’17”, addirittura in shorthand) e Traber, entrambi al primo centro stagionale, la trentina di privilegiati spettatori di Lugano-Friborgo immaginano che a quel punto tutto sia già ormai deciso.
Invece così non è. Perché da lì a poco tutti si accorgeranno che se il Friborgo non è più la squadra allegrotta di prima, pure il Lugano non è quello del primo tempo. E quando Mottet, a conclusione di uno ‘shift’ in cui gli ospiti fanno tutto ciò che vogliono, sfrutta un involontario velo di Chiesa per beffare Schlegel, qualcuno si dice che è un campanello d’allarme. Tra quei qualcuno, ovviamente, c’è anche Serge Pelletier, e infatti un paio di minuti dopo chiama il timeout. Ma è come se nulla fosse: un astuto tocco di Rossi al 34’11” riaccende definitivamente le speranze tra le fila friborghesi. Tali speranze, tuttavia, non potrebbero avere vita più breve: alla premiata coppia Fazzini-Bertaggia bastano solo dieci secondi per raddrizzare la situazione: è il punto del 4-2 al 34’21”.
Che sia la volta buona? Neanche per sogno. Infatti, in una serata in cui oltre a Lajunen in pista si rivede anche Sannitz (il centro di Mendrisio collezionerà in totale tre minutini di ghiaccio, ma è comunque una gran bella cosa rivederlo in pista dopo l’incidente automobilistico di cui era rimasto vittima a inizio settembre), e in cui la quarta linea offensiva è animata da continui esperimenti (in pratica vi giocano in cinque, con il solo Herburger sempre in pista), ai bianconeri basta davvero poco per infragilirsi. Nell’occasione è sufficiente un tiro di Di Domenico, al 50’44”, in powerplay.
Era ciò che il Friborgo sognava, e che il Lugano temeva. E da lì in poi ogni disco sembra scottare, quando si presenta nel bel mezzo dello ‘slot’. A quel punto, naturalmente, gli ospiti realizzano che l’aggancio non è operazione impossibile, e a furia di spingere va a finire che segnano pure. Grazie al solito Stalberg, a tre minuti dalla fine, con un ‘backhand’ messo lì nel mucchio. Ma nel prolungamento arriva il momento del Tim Heed Show, che si consuma in pochissimi istanti. Prima dell’abbraccio di rito per due punti che potevano anche essere tre. Ma intanto per i bianconeri sono pur sempre quattro successi nelle ultime cinque partite. E non è mica poco.