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Giovani: errori E tante risorse

- di Dino Stevanovic

Che bella gioventù! Una quindicina di ragazzi, fra i 16 e i 18 anni, commossi e dignitosam­ente uniti nel dolore per l’amico e compagno di squadra, onorato con la casacca del proprio team, con cori personaliz­zati e con uno striscione. Una presenza fondamenta­le, di supporto a una famiglia in un momento di grande dolore. Questa l’immagine che più ci rimarrà impressa del toccante funerale del 17enne morto in un incidente di moto sabato scorso a Soragno. Una cerimonia che abbiamo scelto discretame­nte di seguire – della quale riferiamo a pagina 13 – in quanto spaccato positivo di una generazion­e della quale troppe volte negli ultimi mesi abbiamo purtroppo parlato in termini negativi e che merita invece supporto e lodi. Troppe volte quest’anno e in quelli precedenti abbiamo dovuto riferire di risse giovanili, di ‘baby gang’ come ci siamo trovati a chiamarle, forse in maniera inappropri­ata. La nostra soglia della tolleranza nei confronti della violenza sta fortunatam­ente diminuendo. Come società non accettiamo più le ‘scazzottat­e’, le aggression­i verbali, il bullismo nelle sue varie forme, gli episodi di violenza più gravi basati su discrimina­zioni di tutti i tipi: di genere, legate al colore della pelle o alla nazionalit­à, all’orientamen­to sessuale o alla confession­e religiosa. Essere più ‘intolleran­ti’ in questo senso lo riteniamo una forma di incivilime­nto.

Ma siamo anche nel 2020, che non dimentiche­remo perché contrasseg­nato dalla pandemia. Anno che sta mettendo a dura prova la nostra resistenza, il nostro vivere assieme e la nostra capacità di raziocinio. Siamo così arrivati, in particolar­e in estate e autunno, a puntare di nuovo il dito contro i giovani. Perché vettore principale del virus, perché non rispettano le misure di contenimen­to del contagio, perché si comportano irresponsa­bilmente. I giovani e il loro innato desiderio di socializza­re, di vivere, ma anche di trasgredir­e le regole, sono diventati il capro espiatorio di una società impreparat­a a gestire un’emergenza come questa. Certo, hanno sbagliato. Si sbaglia. Lo facciamo noi adulti, sarebbe assurdo pensare che non lo facciano delle personalit­à ancora in formazione. Chi sbaglia va ripreso, anche per evitare che un errore diventi il primo di una serie o, nei casi peggiori, ricada nel penale. Ma l’errore è insito in tutti noi, fa parte del nostro percorso di crescita e non si limita certo soltanto all’adolescenz­a. E non dimentichi­amo che oltre agli errori c’è molto di più. È forse paradossal­e che siano eventi toccanti ma tristi come i funerali a ricordarce­lo. Oltre a quello odierno anche quello del giovane Lucas Portmann, pure tragicamen­te scomparso un mese fa nel Luganese. Abbiamo visto giovani uniti dallo sport, dalla musica, da altre passioni. Ma soprattutt­o dall’amore per gli amici, per la famiglia. Ragazzi mossi da emozioni profonde. Una gioventù che ha le risorse per reagire a un anno che nessuno meritava, che ha le risorse per capire cosa è giusto e cosa no, che ha le risorse per contribuir­e a costruire un futuro migliore. Sta anche a noi però intercetta­re la loro energia così preziosa in questo periodo ed essere in grado di riconoscer­la e indirizzar­la affinché si esprima in modo costruttiv­o per la collettivi­tà. I giovani sono anche quelli dell’impegno politico, delle tante iniziative utili durante il lockdown, della lotta ai cambiament­i climatici, della solidariet­à e dell’amore. Non dimentichi­amolo.

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