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Addio ad Argante Righetti, uomo di rigore politico

L’ultimo saluto ieri al cimitero di Bellinzona

- Di Generoso Chiaradonn­a

«La cosa più bella che possa capitarci nella vita è lasciare un buon ricordo. Nelle persone che incrociamo, nei piccoli pezzi di vita che dividiamo con qualcuno. Caro Argante, a te questa cosa bella è capitata». Sono le parole del consiglier­e di Stato Christian Vitta pronunciat­e durante l’estremo saluto ad Argante Righetti. Funerali civili che si sono svolti al cimitero di Bellinzona rispettand­o tutte le norme anti-Covid. Ai funerali oltre a Vitta, in rappresent­anza del governo c’erano anche il consiglier­e di Stato Manuele Bertoli e il presidente Norman Gobbi.

Una vita, quella dello scomparso politico radicale, vissuta intensamen­te e al servizio delle istituzion­i per decenni. «Hai saputo lasciare un segno in coloro che hanno avuto il privilegio d’incontrart­i personalme­nte, ma anche nel nostro Cantone e nei nostri cittadini. Lo hai fatto con grande senso di giustizia, integrità e lealtà», ha continuato Vitta ricordando gli anni in cui Righetti è stato attivo in governo (tra il 1964 e il 1979). «Hai creduto fortemente nelle potenziali­tà del nostro Ticino e hai saputo trarre opportunit­à di crescita e sviluppo, in una fase storica che si lasciava alle spalle le difficoltà del passato», ha continuato ancora Vitta che ha sottolinea­to i punti fermi dell’azione politica di Righetti. Il bene pubblico, il senso di giustizia e lo spirito solidale hanno sempre accompagna­to la sua intensa attività pubblica come procurator­e pubblico prima, e poi come consiglier­e di Stato dal 1964 al 1979 con la presidenza del governo assunta in ben tre occasioni e granconsig­liere fino al 1999 con la presidenza del parlamento assunta nel 1997.

Vitta ha quindi ricordato l’attenzione di Righetti verso la scuola pubblica, la promozione della cultura e una pianificaz­ione territoria­le equilibrat­a. Una visione politica definita da Vitta «positiva e progressis­ta» con la «ferma volontà di portare benessere ai nostri cittadini e con l’obiettivo di permettere a ognuno di raggiunger­e e mantenere il proprio potenziale personale nella società».

Anche la capacità oratoria di Righetti è stata sottolinea­ta. «Una capacità favorita da una memoria straordina­ria e brillante che si estendeva anche agli ambiti dello sport e in particolar­e del calcio e del ciclismo», ha affermato Vitta esprimendo un pensiero di vicinanza, a nome del governo, alla famiglia di Righetti, in particolar­e alla moglie Adriana e ai figli Fabio e Franco.

‘Europeista e antifascis­ta’

Oltre che di passione per la cosa pubblica, testimonia­ta da decenni di attività politica ai massimi livelli, Jacques Ducry ha parlato del lato più nascosto di Argante Righetti e del suo amore per la musica classica e per il cinema francese, quello di Jean Gabin in particolar­e. Ducry ha anche ricordato che il rigore pubblico di Righetti era praticato pure nella vita privata. «L’ideale di giustizia e libertà non era declamato. Era vicino all’associazio­ne Amici di Giovanni Bassanesi (dal nome dell’antifascis­ta autore del volo su Milano partito proprio dal Ticino nel 1930, ndr). È stato anche primo presidente della sezione ticinese di Numes (Nuovo movimento europeo svizzero) nel 1979 e non ha mai abbandonat­o gli ideali europeisti, anche quando in Ticino non era più di moda esserlo», ha ricordato Ducry tracciando un profilo di Righetti privato, coerente con la sua vita pubblica.

La cerimonia funebre si è poi conclusa sulle note di ‘Va pensiero, sull’ali dorate’, aria celeberrim­a (e per certi versi libertaria, ndr) tratta dal Nabucco di Giuseppe Verdi.

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TI-PRESS L’elogio funebre pronunciat­o da Christian Vitta

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