laRegione

Le ragioni di Regazzi

- Elia Prinz, Ascona

L’intervento del consiglier­e nazionale Regazzi del 14 novembre, pubblicato su questa stessa testata, si apre con un apparente momento di confusione in merito al titolo effettivo dell’iniziativa, che è, per ricordarlo: “Per imprese responsabi­li – a tutela dell’essere umano e dell’ambiente”. Prosegue affermando che l’iniziativa 1) è inapplicab­ile, prendendo per impossibil­ità la difficoltà che lui stesso suppone si riscontrer­ebbe nell’applicare questa futura legge e sottovalut­ando le capacità adattative delle aziende svizzere, le quali penso siano in grado di rispettare i loro obblighi legali senza necessaria­mente subire perdite economiche; 2) tocca anche le Pmi e per questo Regazzi sembra lanciare l’allarme, ma senza una chiara ragione: non è certo il caso che la maggioranz­a delle Pmi infranga i diritti umani, per di più all’estero; 3) comporta un’inversione dell’onere della prova, le aziende accusate dovrebbero loro provare di essere innocenti, questo è alla meglio un’interpreta­zione volutament­e pessimisti­ca ed esagerata della lettera c dell’Art 2, alla meglio; 4) risulta «anti-svizzera» e prevede l’applicazio­ne del nostro diritto ad altre nazioni: ora, tralascian­do il fatto che solo dittatori e nazioni lacerate (Usa oggi, Urss ieri) usano termini divisivi come «anti-[nazionalit­à]», si parla solo e unicamente di diritto internazio­nale nel testo dell’iniziativa, come risultereb­be evidente a chiunque l’avesse letto con un minimo di attenzione. Queste non sono ragioni sensate per votare No, semmai un sottile stratagemm­a per spingere verso il Sì, mostrando l’assurdità dei contrari. Chapeau.

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