Ginnaste ridotte a marionette
Durezza fisica che sconfinava in violenza psicologica, umiliazioni, ginnaste ridotte a marionette, con l’autostima in caduta libera. Sofferenze sopportate in silenzio. Una medaglia, magari olimpica, vale tutto ciò? Perché tanta omertà e per tanto tempo? Non si placa lo tsunami che da mesi scuote la ginnastica d’élite elvetica. Otto ginnaste hanno svelato un ambiente avvelenato, fatto di umiliazioni e abusi psicologici al Centro sportivo di Macolin, denunciando metodi di allenamento e maltrattamenti subiti da alcuni allenatori in un reportage del ‘Magazin’ del Tages-Anzeiger. La perfetta ginnastica ritmica sembra fosse nutrita da un’opaca cultura del terrore, che calpestava la dignità di queste ragazzine. Così hanno raccontato alcune atlete. Hanno vuotato il sacco solo quando hanno smesso di essere sottomesse psicologicamente alle allenatrici. È inquietante. Significa che la lealtà verso chi le allenava o verso la federazione le ha portate a sopportare in silenzio l’insopportabile. Forse per paura di vedere i propri sogni olimpici infranti, dopo tanto sudore o per il timore di deludere genitori che spesso fanno sacrifici enormi. Quante pressioni per un adolescente! Quanti tabù. Che cosa può fare un giovane atleta quando una certa cultura sportiva tollera tali calvari sui giovanissimi? Chi viene da mentalità sportive improntate alla durezza, chi le ha vissute sulla propria pelle, tenderà a riprodurle. Circoli viziosi, che si riproducono, finché la cultura non viene riscritta su altre fondamenta. Il successo non deve essere a scapito della salute degli atleti. Queste adolescenti, spesso lontane dalle loro famiglie, trascorrono anche 35/40 ore a settimana a Macolin con allenatori che diventano loro figure di riferimento. C’è da sperare che siano persone che hanno fatto pace con eventuali loro trascorsi segnati da abusi. Un auspicio dello psicologo dello sport Mattia Piffaretti (a pag. 6), scioccato dal lungo silenzio di chi ha subito.
Un clima di paura intollerabile per la consigliera federale Viola Amherd. Il sistema – ha detto – va rivisto dalle fondamenta. Va costruita una nuova mentalità, lontana dall’equazione ‘senza dolore non si vince’. Ai responsabili delle federazioni sportive ha rimproverato di aver chiuso gli occhi per troppo tempo. Visto che i soldi sono spesso l’unica leva, in futuro le direttive etiche dovranno giocare un ruolo nella distribuzione di fondi. Altrimenti questi comportamenti scorretti rischiano di perdurare. Un’etica, ci auguriamo, non solo sulla carta ma nella pratica quotidiana.
Tanti allenatori rispettano i giovani ginnasti, sanno spronarli, senza spezzarli. La capacità di resistere non si sviluppa con la sottomissione psicologica. La Federazione svizzera di ginnastica, che ha avuto diverse dimissioni, sta facendo un’indagine. Vedremo i risultati. Sarà opportuno un organo esterno in cui gli alteti possano segnalare eventuali problemi. E una più solida formazione psicologica per gli allenatori.