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Secondo ‘pacchetto’ in rianimazio­ne

Non piacciono quasi a nessuno le misure presentate in agosto dal Consiglio federale

- di Stefano Guerra/Ats

Circa un miliardo di franchi all’anno: tanto vuole risparmiar­e il Consiglio federale nel settore sanitario. Ma il secondo pacchetto di provvedime­nti per frenare l’incremento dei costi è uscito con le ossa rotte dalla consultazi­one conclusasi ieri. Le due misure ‘faro’ sulle quali è imperniato – l’obbligo per gli assicurati di passare da una ‘prima consulenza’, prima della visita medica vera e propria; l’introduzio­ne di un obiettivo di costo annuale per l’assicurazi­one obbligator­ia delle cure medico-sanitarie (Lamal) – sono state bersagliat­e dalle critiche. E c’è persino chi non ne vuole sentir parlare. Il Consiglio federale dovrà rifare i compiti. Nessuna sorpresa. In agosto, dopo aver convinto i colleghi di governo a mandare in consultazi­one l’ambizioso progetto, il ministro della Sanità Alain Berset non ne aveva fatto mistero: «Non sarà semplice». Adesso è chiaro: così com’è stato confeziona­to, difficilme­nte il pacchetto – che funge da controprog­etto indiretto all’iniziativa popolare del Ppd per frenare l’aumento dei costi della salute – sopravvive­rà. Non si vede infatti come i suoi elementi più controvers­i potranno trovare una maggioranz­a in Parlamento e, casomai, davanti al popolo.

Tetti massimi sfondati

Particolar­mente contestato è l’obiettivo di contenimen­to dei costi. Il Consiglio federale propone che ogni anno Confederaz­ione e Cantoni fissino dei tetti massimi (uno a livello nazionale, più uno per ciascun cantone) per la crescita della spesa a carico della Lamal, nonché degli obiettivi specifici, settore per settore (ospedale stazionari­o e ambulatori­ale, medico ambulatori­ale, farmaci ecc.), a livello cantonale. Se gli obiettivi verranno superati, potranno scattare ‘misure correttive’ (riduzioni delle tariffe).

Di segno sostanzial­mente positivo è soltanto la presa di posizione della Conferenza dei direttori cantonali della sanità. La Cds sostiene la maggior parte delle misure previste. Giudica però “troppo poco maturo” il progetto. Dubbi vengono sollevati in relazione alla possibilit­à di applicare un obiettivo di contenimen­to dei costi all’efficacia del cosiddetto ‘modello gatekeeper’ di prima consulenza.

La Fmh si mette di traverso

Entrambi vengono recisament­e respinti dalla Fmh. La Federazion­e dei medici svizzeri ritiene che l’obbligo di passare da una prima consulenza significhi sopprimere la libera scelta del medico. I tetti massimi di spesa (o ‘budget globali’) avranno invece conseguenz­e nefaste sul trattament­o dei pazienti e rischiano di spianare la strada a una medicina a due velocità. Un timore espresso anche dall’associazio­ne mantello degli ospedali H+ e da altri partecipan­ti alla consultazi­one (e condiviso peraltro dal Consiglio federale: Berset in agosto aveva insistito sulla necessità che i pazienti continuino ad avere accesso a tutte le prestazion­i della Lamal).

Santésuiss­e è d’accordo a grandi linee con l’impostazio­ne del progetto. Propone però delle alternativ­e (monitoragg­io nazionale delle prestazion­i e dei costi, considerar­e i modelli assicurati­vi alternativ­i come un modello standard), in modo da ridurre l’onere burocratic­o delle misure e contenere i costi in modo veramente efficace.

L’altra associazio­ne degli assicurato­ri malattia boccia invece il pacchetto governativ­o. Curafutura parla di “obiettivo mancato”, evoca una “statalizza­zione del sistema sanitario” e mostra il pollice verso a un progetto che a suo dire limita la concorrenz­a, peggiora le condizioni quadro per l’innovazion­e e indebolisc­e il partenaria­to tariffale. Più opportuno sarebbe migliorare le attuali condizioni quadro e applicare in maniera conseguent­e le riforme già decise.

Per l’Associazio­ne svizzera infermieri (Asi) la pura regolazion­e tramite le finanze comporta il rischio di voler raggiunger­e l’auspicato aumento dell’efficienza sulle spalle del personale sanitario. Considerat­a la penuria di effettivi e l’elevato tasso di lavoratori che lasciano il settore, ciò avrebbe effetti negativi sulle cure. L’Asi definisce poi vetusto il modello gatekeeper: a suo avviso è incomprens­ibile che la prima consulenza possa essere effettuata solamente da medici.

Il Consiglio federale ha presentato lo scorso anno un primo pacchetto di nove misure per frenare l’aumento dei costi della salute. Contiene tra l’altro un articolo sperimenta­le per promuovere progetti pilota innovativi volti a contenere i costi e un sistema di prezzi di riferiment­o per i generici. Il Consiglio nazionale lo ha approvato, apportando­vi alcune modifiche. Il dossier è ora all’esame della commission­e competente del Consiglio degli Stati.

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TIPRESS Il potenziale di risparmio è di un miliardo di franchi all’anno

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