Omicidi in Afghanistan, soldati nel mirino
Sydney – Duro colpo per le temute forze speciali australiane dispiegate in Afghanistan tra il 2005 e il 2016, al centro di un’inchiesta dell’Ispettore generale delle Forze di difesa australiane, le cui conclusioni sono state presentate ieri dal capo dell’esercito Angus Campbell. L’inchiesta durata quasi cinque anni, presieduta dal giudice militare Paul Brereton, raccomanda siano investigati dalla Polizia federale 19 soldati coinvolti in 36 incidenti, per l’omicidio di 39 prigionieri e civili, e per ‘trattamento’ crudele di due altri. Il rapporto – pesantemente secretato, senza nomi né descrizione di incidenti – è stato redatto dopo le denunce presentate dagli abitanti del posto e da gruppi per i diritti umani. Nel presentarlo, Campbell ha offerto scuse incondizionate al popolo afghano «per ogni crimine commesso da soldati australiani». Ai soldati junior, ad esempio, veniva spesso ordinato dal comandante di pattuglia di uccidere prigionieri per fare la prima uccisione, una pratica conosciuta come ‘blooding’. Sono state anche stabilite evidenze che alcune delle forze speciali portassero con sé armi, radio e granate non di ordinanza, da piazzare vicino ai corpi di civili uccisi per suggerire che fossero un ‘obiettivo legittimo’ in eventuali indagini sull’incidente.