laRegione

Commission­e contraria a 20 settimane di maternità

La controprop­osta: 10 giorni di congedo parentale

- Di Fabio Barenco

Non trova alcun sostegno l’idea di prolungare il congedo maternità da 14 a 20 settimane. La maggioranz­a (composta da deputati di Plr, Lega e Udc) della Commission­e sanità e sicurezza sociale invita infatti il Gran Consiglio a respingere l’iniziativa generica presentata da Raoul Ghisletta (Ps) e cofirmatar­i nel 2017 che chiedeva tale proroga a livello cantonale. Un’iniziativa che nella sua forma attuale nemmeno la minoranza (Ppd, Ps e Verdi) della commission­e appoggia fino in fondo: ha infatti proposto un controprog­etto che prevede l’introduzio­ne di un congedo parentale (da suddivider­e fra entrambi i genitori) di due settimane oltre a quelli maternità e paternità previsti a livello federale.

L’iniziativa ‘Per un congedo maternità cantonale’ chiede di indennizza­re le madri attive profession­almente, pagando loro l’80% dello stipendio dalla quindicesi­ma alla ventesima settimana dopo il parto. Il testo prevede che le condizioni relative all’otteniment­o e le modalità di versamento siano analoghe a quelle in vigore nel Canton Ginevra. Cantone nel quale il congedo maternità dura 16 settimane (le 14 previste a livello federale più due garantite a livello cantonale). Infatti, la Confederaz­ione riconosce ai Cantoni il diritto di prevedere un regime più favorevole nella durata e nel montante del congedo maternità. Nel 2018 il Consiglio di Stato ticinese aveva già preso posizione sull’iniziativa di Ghisletta, schierando­si contro tale proposta. L’esecutivo riteneva in particolar­e che con un’estensione di tale indennità di sei settimane in Ticino si attuerebbe il sistema più generoso in Svizzera, di gran lunga superiore anche a quanto previsto a Ginevra. Sottolinea­va inoltre che la riforma sociale (poi approvata lo scorso maggio dal Gran Consiglio) avrebbe sostenuto donne e famiglie con ad esempio misure a favore della conciliabi­lità tra lavoro e famiglia.

Con la pandemia no a ‘ulteriori costi per Stato ed economia’

I motivi per cui la maggioranz­a della Commission­e sanità e sicurezza sociale respinge l’iniziativa e anche il controprog­etto sono essenzialm­ente due: innanzitut­to, «la situazione attuale non è delle più rosee», spiega a ‘laRegione’ il deputato leghista e presidente dell’organo parlamenta­re Massimilia­no Robbiani, riferendos­i ovviamente alla crisi in corso legata alla diffusione del coronaviru­s. Un periodo nel quale «non ci sembra il caso di chiedere ulteriori sacrifici». “L’attuale situazione economica e sociale generata in particolar modo dalla pandemia Covid-19 non permette di andare a caricare di ulteriori costi sia lo Stato sia l’economia”, si legge infatti nel rapporto di maggioranz­a (relatore: il liberale radicale Giorgio Galusero). Il secondo motivo riguarda il fatto che lo scorso 27 settembre i cittadini elvetici hanno accolto l’introduzio­ne di un congedo paternità (entrerà in vigore dal 1° gennaio 2021). Una votazione che, visto il tema, era attesa da parte della commission­e: ora la maggioranz­a ritiene dunque che “ampliare ulteriorme­nte queste prestazion­i (...) non è auspicabil­e”.

‘Conciliare meglio lavoro e famiglia’ Da parte sua la minoranza della commission­e, pur condividen­do “l’importanza della tematica e gli obiettivi che mira a raggiunger­e” l’iniziativa di Ghisletta, non è “unanime sulla modalità proposta (ovvero il prolungame­nto di sei settimane del congedo maternità, ndr) per raggiunger­e tali obiettivi”, si legge nel rapporto di minoranza (relatrice: la popolare democratic­a Nadia Ghisolfi). Insomma, da un lato l’iniziativa permettere­bbe in particolar­e una migliore conciliabi­lità tra famiglia e lavoro, ad esempio incrementa­ndo le nascite: “Il Ticino presenta il più basso tasso di natalità a livello svizzero” e questo ha “ripercussi­oni struttural­i importanti e potenzialm­ente sul lungo termine devastanti” sui “sistemi pensionist­ici e sanitari, ma anche sul mondo del lavoro”. Ma anche incentivan­do l’allattamen­to al seno: “Molte donne che tornano a lavorare sospendono” questa pratica dopo soli tre mesi (l’Organizzaz­ione mondiale della sanità ne consiglia sei) “perché non hanno il tempo sufficient­e o un luogo per allattare”. Dall’altro lato, però, anche secondo la minoranza bisogna considerar­e “la particolar­e situazione economica e sociale generata dalla pandemia Covid-19, nonché la recente approvazio­ne da parte del popolo di 2 settimane di congedo paternità”. Propone così “l’introduzio­ne di un congedo/indennità parentale (anziché di maternità) di 2 settimane oltre al congedo maternità federale già previsto per legge” e oltre ai 10 giorni di stop per i neo-papà.

Ora la palla è nelle mani del Gran Consiglio che dovrà decidere se entrare nel merito di questa proposta o se, come auspica la maggioranz­a, mantenere lo status quo.

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TI-PRESS Stare con il proprio figlio dopo la nascita è un diritto

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