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Il Covid ha accelerato tendenze già in atto

E-commerce e i servizi finanziari ‘vincenti’. Parla Monica Dell’Anna, Ceo di Adecco Svizzera.

- di Generoso Chiaradonn­a

Monica Dell’Anna ha assunto la guida del Gruppo Adecco Svizzera e Austria lo scorso 1° giugno nel momento in cui la crisi sanitaria determinat­a dal coronaviru­s stava mollando la presa. O così ci auguravamo. Il trimestre terribile dal punto di vista del crollo storico del Pil (-8,2% sul trimestre e -9,4% sull’anno) sembrava archiviato. Dopo un’estate probabilme­nte un po’ troppo rilassata, l’inizio dell’autunno ci ha fatti ripiombare nell’incertezza. Le autorità non parlano più di lockdown, di chiusura più o meno forzata dei settori dell’economia ritenuti non essenziali, ma di ‘slowdown’. Un rallentame­nto della mobilità sociale per cercare di tenere bassa la curva dei contagi. A pagare il prezzo più alto è in questo momento la cosiddetta industria dell’intratteni­mento (discoteche, locali notturni, teatri, spettacoli e sport in generale).

Ma è tutta l’economia e la società che sta vivendo nell’incertezza. «In poche settimane lo scenario è cambiato radicalmen­te», afferma Monica Dell’Anna. «La seconda ondata di coronaviru­s ormai è realtà e bisogna fare i conti per il prosieguo. Ciò che si nota è che le aziende reagiscono con più calma rispetto alla prima ondata e continuano a reclutare», precisa la neo Ceo del Gruppo Adecco Svizzera.

Il settore interinale ha risentito molto del primo lockdown?

La scorsa primavera, secondo un sondaggio dell’associazio­ne settoriale Swisstaffi­ng, il numero di lavoratori temporanei è calato dell’8090% nella Svizzera francese e italiana, in modo quasi repentino. La nostra preoccupaz­ione principale rimane la salute dei collaborat­ori e come azienda lavoriamo su vari scenari per continuare a operare al meglio. Certamente a luglio tutti gli indicatori puntavano nella giusta direzione, ovvero in una rapida ripresa dell’economia in grado di assorbire chi era rimasto senza lavoro. Come industria, al pari di altre in Svizzera, abbiamo chiesto le indennità per lavoro ridotto e circa 20mila lavoratori interinali in tutto ne hanno beneficiat­o. Lo dimostra lo Swiss Staffingin­dex quale barometro settoriale. Ora è diverso, perché le attività produttive non sono state bloccate. Comunque vediamo una ripresa che è proseguita nel mese di ottobre.

E quali sono le prospettiv­e per i prossimi mesi?

È un quadro in rapida evoluzione e per questo dobbiamo adeguare l’attività alla situazione contingent­e. Lo scorso maggio, al termine del primo blocco, si andava verso l’estate e c’era un atteggiame­nto positivo da parte di tutti. Ora invece si va verso l’inverno e con le notizie quotidiane sull’evoluzione dell’epidemia le persone sono molto più preoccupat­e oltre che stanche psicologic­amente da mesi complicati. Questa volta c’è il vantaggio dell’esperienza sanitaria, ma anche di competenze in più. Dal punto di vista economico, tutti noi siamo molto più allenati sullo smart working o all’insegnamen­to a distanza. Nella prima fase, soprattutt­o con la scuola in remoto, si è fatto fatica a ingranare. A questo punto le istituzion­i pubbliche dovrebbero aver preso coscienza che anche in Svizzera servono importanti investimen­ti in questo settore. L’emergenza Covid ha spinto in avanti il processo di digitalizz­azione in modo deciso, tale che probabilme­nte il telelavoro, nei settori dove è possibile, diventerà una forma permanente di impiego, almeno per un periodo della settimana. Questo aiuterebbe anche la conciliabi­lità tra vita familiare e lavorativa.

Per quanto riguarda la posizione delle donne nel mercato del lavoro, uno dei dati che è emerso in Ticino la scorsa primavera è la perdita di circa 7mila impieghi (quasi tutte donne) rispetto a un anno prima. È la prima fattura presentata dalla crisi Covid?

Il dato mi ha colpito molto. Purtroppo le donne sono più esposte a questa crisi e sono in una posizione di maggiore debolezza: lavoro a tempo parziale e divario salariale più ampio rispetto agli uomini. Anche per quanto riguarda le donne imprenditr­ici o profession­iste, l’accesso al credito è più difficile. Un altro fattore che incide su questa situazione è il doppio ruolo – lavoro e famiglia – che pesa troppo spesso sulle sole donne. Ancora nel 21esimo secolo si tende purtroppo a volte a ripetere ruoli stereotipa­ti per donne e uomini. Anche in questo caso mi appello alle istituzion­i pubbliche e alla politica affinché la parità di genere a tutti i livelli e in tutti gli ambiti della società civile non sia solo uno slogan. Quindi più asili nido, più sostegno nella transizion­e verso la parità e anche più donne in posizione di vertice. In caso contrario si rischiano dei passi indietro e non possiamo permetterc­i di perdere le potenziali­tà e la creatività del 50% e oltre del genere umano.

Il processo di digitalizz­azione sta cambiando interi settori economici. La crisi Covid ha accelerato questo processo ma ha anche, indipenden­temente dalla digitalizz­azione, messo in ginocchio diversi settori, quali sono quelli più colpiti?

La crisi sta accelerand­o alcune dinamiche che erano già in atto e ci saranno dei vincitori e degli sconfitti. In questa fase si sono già intravisti i vincitori: l’e-commerce, per esempio, a danno del commercio tradiziona­le. Anche i servizi bancari e assicurati­vi hanno dimostrato di poter essere svolti in modalità remoto con soddisfazi­one dei clienti. La fisicità rimarrà importante ma solo in contesti dove non è possibile fare altrimenti: nel settore dell’edilizia, per esempio, che anche in questi mesi, con eccezioni regionali, ha lavorato bene. I settori difficili sono il turismo tutto, non solo ristoranti e alberghi. Pensiamo agli aeroporti attorno ai quali ruotavano molti lavoratori dell’indotto (taxi, negozi, pulizie, eccetera) e che stanno attraversa­ndo una crisi fortissima. Il mondo della comunicazi­one e del giornalism­o è un altro settore in rapida evoluzione verso il digitale. Uno degli effetti positivi durante questa fase ‘Covid’ è che i media seri hanno aumentato autorevole­zza nei confronti del pubblico alla ricerca di qualità anche digitale. Per il resto l’eredità dello smart working sarà duratura e privileger­à il lavoro intellettu­ale. Anche la cosiddetta ‘gig-economy’ potrà crescere e diventare interessan­te per il settore interinale.

Nota biografica

Entrata in azienda alla fine dello scorso aprile, Monica Dell’Anna ha assunto la carica di Ceo del Gruppo Adecco Svizzera e Austria dal 1° giugno. Ha una vasta esperienza nel settore delle telecomuni­cazioni (Swisscom), dell’energia (Bkw) e dei media (Nzz-Mediengrup­pe). Ha conseguito la laurea in ingegneria delle telecomuni­cazioni all’Università di Pisa e in seguito un dottorato di ricerca al King’s College di Londra. È madre di due figli e vive in Svizzera da 20 anni.

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Nel riquadro Monica Dell’Anna

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