laRegione

Sì alla globalizza­zione dei diritti

- Di Renato Ricciardi,segretario cantonale Ocst

C’è chi si straccia le vesti ogni qualvolta la società civile chiede alle aziende maggiore responsabi­lità sociale. Sono i difensori di una certa idea della libertà imprendito­riale che è più vicina alla pirateria. Per fortuna, diversamen­te da come questi sostengono, il nostro benessere economico non dipende dalla libertà concessa a certe multinazio­nali di danneggiar­e la qualità di vita e la salute delle persone.

Da sempre sosteniamo che un confronto sociale maturo, dal quale scaturisce il riconoscim­ento dei diritti e delle necessità di chi lavora e delle comunità, fa fiorire le aziende e l’economia in un circolo virtuoso. Per questo voterò Sì all’iniziativa “Per multinazio­nali responsabi­li” in votazione il prossimo 29 novembre. Lo stesso fa il Comitato direttivo dell’Ocst che ritiene che un’economia forte e sana non possa prescinder­e dalla valutazion­e etica dell’operato delle aziende. Le lavoratric­i e i lavoratori dell’Ocst sono in questo modo solidali con chi vive in paesi dove la salute e i diritti umani sono meno garantiti che alle nostre latitudini. Secondo il Comitato direttivo dell’Ocst l’iniziativa chiede di raggiunger­e quella “globalizza­zione dei diritti” di cui parla papa Francesco nella sua recente enciclica. È proprio attorno al mancato riconoscim­ento in modo uniforme a livello globale dei diritti delle lavoratric­i e dei lavoratori e delle comunità, che si radica lo squilibrio che ha portato al trasferime­nto della gran parte della produzione dei beni che consumiamo quotidiana­mente nei paesi in via di sviluppo, senza che venisse trasferita anche una quota di benessere. La nostra economia è più fragile e loro non stanno meglio.

Quindi a nome dell’Ocst invito gli indecisi a prendere coraggio e a non farsi impaurire da false argomentaz­ioni: che sia un’iniziativa colonialis­ta, contro le piccole e medie imprese o illegale. Nulla di tutto questo: è solo un’iniziativa che chiede un’ovvietà: che chi fa danni, ne risponda. Molti paesi stanno introducen­do legislazio­ni simili, la cui diffusione garantirà una maggiore protezione a chi attualment­e subisce danni per l’operato di poche aziende senza scrupoli votate al profitto.

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