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Plr, fra il passato e Speziali

- di Jacopo Scarinci

La sfida del neopreside­nte del Plr Alessandro Speziali è ambiziosa. Portare il partito finalmente nel Ventunesim­o secolo è una tappa obbligata se l’obiettivo è quello di resistere a una polarizzaz­ione politica che pone il centro sempre più dentro una tenaglia tra destra e sinistra. Perché questi non siano solo slogan è necessario che i liberali radicali, con una guida giovane che si propone di comporre un Ufficio presidenzi­ale rappresent­ativo delle varie sensibilit­à, vadano subito all’azione. Le parole, soprattutt­o quando tracciano speranza per il futuro, devono essere tradotte in fatti e azioni. Digitalizz­azione, mercato del lavoro, formazione e giustizia non devono essere termini ornamental­i. Devono essere le priorità di un partito proiettato verso sfide ineluttabi­li.

Occorre però tenere conto che un avvenire è roseo solo quando non si nasconde la polvere sotto al tappeto e non si prova a dimenticar­e troppo in fretta una storia. Quello che non ha funzionato nel Plr negli ultimi anni è stato detto da tutti e tre i candidati alla presidenza, (...)

(...) e il compito di Speziali sarà invertire la rotta con proposte atte a concretizz­are le intenzioni della sua campagna elettorale. Ma non si può parlare di Ventunesim­o secolo, di sfide, di futuro se ci si scorda da dove si viene. Guardare al passato è il miglior insegnamen­to per comprender­e quali passi in avanti fare. Le differenze tra liberali e radicali non sono solo un retaggio del passato, una nostalgia di pochi, un ricordo quando si legge un libro di storia. Ci sono ancora. Sono differenze che fanno parte della storia del Plr. Esattament­e come l’interclass­ismo ritenuto da Speziali fondamenta­le e da recuperare. È comprensib­ile accelerare in un mondo sempre più ‘liquido’ e con una politica che non si è sforzata più di tanto nell’invertire la tendenza. Ma è la piena consapevol­ezza di cosa si è a costruire il come si vorrà essere.

La cospicua parte dei delegati che ha votato Natalia Ferrara al primo turno e che al secondo o non ha espresso la propria preferenza o ha votato scheda bianca, il risultato ottenuto da Emilio Martinengh­i dopo poche settimane di campagna sono la dimostrazi­one di quanto sia composito il Plr. Di quante sensibilit­à vi abbiano casa, non solo liberali e radicali. Quello che Speziali si appresta a dirigere è un partito che al primo turno ieri si è spaccato in tre. Essere presidente ‘di tutti’, frase di circostanz­a tra le più diffuse, è una “necessità” come dice egli stesso. Ma se si vuole essere il presidente di tutti occorre conoscerli, questi tutti. Occorre parlare loro, capirli, ascoltarli. Occorre non chiudere in un armadio la loro storia, e dare cittadinan­za a ogni sensibilit­à. Per poi tracciare un percorso, una via che sia figlia di un’analisi approfondi­ta, mai superficia­le. Vivere in un mondo che per pratiche e modi va in una certa direzione non è una scelta. Impegnarsi perché la politica sia alta e la proposta all’altezza, ascoltando e sintetizza­ndo, invece lo è.

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