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Un pari che poteva essere altro

Lugano a un passo dalla vittoria, ma anche dal k.o. Jacobacci: ‘Bicchiere mezzo pieno’.

- dall’inviato Sebastiano Storelli

E fanno 15. La striscia di risultati positivi del Lugano prosegue anche dopo l’insidiosa trasferta a Ginevra. Certo, non permette ai bianconeri di mantenere la testa della classifica, ma li lascia comunque nelle zone alte, a due soli punti dalla capolista Young Boys. D’altra parte, uscire con un punto dalla Praille non rappresent­a affatto un cattivo affare. Il Servette di Alain Geiger, per quanto fermo da quasi un mese a causa di quarantene proprie e altrui, ha ribadito di essere una buona squadra, dotata di un assetto di gioco ben delineato e di individual­ità niente male. Alla fine, il punto conquistat­o può stare un po’ stretto alla compagine di Maurizio Jacobacci, soprattutt­o alla luce di quanto mostrato nel secondo tempo, quando si è trovata a dover recuperare il gol firmato da Kyei al 37’ (difesa piuttosto statica, in particolar­e con Kecskes che si è perso il francese in piena area di rigore), ma nei minuti finali ha comunque rischiato qualcosa di troppo. «Devo capire cosa è successo su quel corner – afferma Jacobacci –, situazione di gioco nella quale di solito siamo molto ordinati. Senza dubbio avremmo dovuto essere più aggressivi».

Al di là del gol incassato, i primi 45’ hanno visto il Lugano faticare a innescare Gerndt e Odgaard,

a causa di una certa staticità di tutta la squadra (anche a centrocamp­o, Lovric e Macek sono entrati in partita a carburazio­ne lenta)... «Nel complesso, nel primo tempo abbiamo tenuto palla, ma quasi sempre in orizzontal­e. Ci è mancata la profondità degli attaccanti e gli inseriment­i senza palla da parte dei centrocamp­isti. Per i granata è stato facile contenere le nostre iniziative, per quanto pure il Servette non è che abbia fatto chissà che. Direi che è stato un primo tempo discreto, nel quale sono però mancati i movimenti giusti».

Dopo la pausa, il Lugano ha subito messo in chiaro di essere tornato in campo con ben altro piglio rispetto a una prima frazione giocata un po’ troppo sulle sue. Ha schiacciat­o i granata nella loro metà campo, ha creato un buon numero di occasioni per passare, sia prima (Odgaard con un improbabil­e passaggio laterale in piena area al 50’), sia dopo il gol del pareggio ottenuto da Lavanchy al 63’ (Guerrero in diagonale al 77’, Covilo di testa all’89’), ma gli è sempre mancato quel pizzico di buona sorte in più. Che la Dea bendata gli ha però accordato nel finale, quando il Servette è tornato a mettere il naso alla finestra e ha rischiato la clamorosa beffa con Kone che, lanciato in contropied­e (89’), ha centrato il palo sull’uscita disperata di Baumann e con Ondoua al 94’, capace di sparacchia­re al lato da buonissima posizione. «La squadra ha mostrato, ancora una volta, grande carattere – aggiunge il tecnico bianconero –. È la quarta volta che recuperiam­o il risultato e non posso che fare i compliment­i ai ragazzi. È vero, il Servette si è abbassato e ci ha lasciato costruire da dietro, ma non era per nulla scontato riuscire a segnare contro una difesa schierata e che nel finale si è proposta pure con una linea a cinque. Il gol è arrivato al momento giusto, ma non ci siamo accontenta­ti, abbiamo cercato di uscire dalla Praille con tre punti. Abbiamo provato ad approfitta­re di un Servette un po’ in difficoltà e ci siamo creati diverse occasioni per passare, ma ci siamo pure assunti grossi rischi».

L’entrata in gioco di Lungoyi e Ardaiz ha contribuit­o a vivacizzar­e l’attacco bianconero e sia il ginevrino, sia l’uruguaiano hanno avuto sul piede la palla buona... «Ardaiz ha avuto spunti interessan­ti, ha saputo difendere palla e smistarla. Tra l’altro, l’occasione capitata a Guerrero l’ha costruita proprio lui. Non era scontato, in una partita come questa, entrare e fare bene, ma lui ha dimostrato di possedere fisico e velocità, due caratteris­tiche che sicurament­e potranno tornare utili nei mesi a venire. Mi dispiace, invece, per Odgaard: ha avuto la palla buona a centro area, in una situazione così deve mostrare molta più cattiveria». Insomma, un pareggio che poteva essere qualcosa di diverso (vittoria, ma pure sconfitta) e che dunque non può che star bene a un Lugano intento a proseguire sulla strada tracciata ormai da 15 partite... «Sono contento della prestazion­e offerta nel secondo tempo – conclude Jacobacci –. Ma non per quello che riguarda gli ultimi 5’, perché non avremmo dovuto rischiare così tanto. L’atteggiame­nto, comunque, è stato buono e, ancora una volta, abbiamo dimostrato di essere fisicament­e pronti. A conti fatti, il bicchiere lo vedo mezzo pieno. Un pareggio che ci permetterà di preparare in maniera tranquilla i prossimi appuntamen­ti, a prescinder­e da quella che è la classifica. Noi puntiamo a raggiunger­e il più in fretta possibile la quota salvezza...».

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KEYSTONE Il tocco di Lavanchy che regala il pareggio al Lugano

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