laRegione

Nuovo quartiere, ‘posti di lavoro per i giovani’

Il municipale Simone Gianini replica punto per punto alle obiezioni delle ultime settimane

- Di Marino Molinaro

Dopo aver raccolto alcune voci critiche sul progetto ‘Porta del Ticino’ presentato nelle scorse settimane da Città, Cantone e Ffs (cfr. ‘laRegione’ del 27 e 31 ottobre, 7 e 14 novembre) e pubblicato il 21 novembre le risposte tecniche dell’architetta Sabrina Contratto, presidente del collegio di esperti che lo ha selezionat­o al termine di una procedura di mandato di studio in parallelo, sottoponia­mo oggi a Simone Gianini, capodicast­ero Territorio e mobilità, le obiezioni di natura più politico-istituzion­ale. Il municipale di Bellinzona premette che si è ancora nella fase di studio pianificat­orio, «e quindi ben lungi dal dettaglio architetto­nico di volumi e edifici che scaturiran­no dai concorsi di architettu­ra per i singoli lotti da realizzare a tappe su un periodo di 30-40 anni». Inoltre «la pianificaz­ione del comparto fa parte dell’accordo complessiv­o che comprende anche la costruzion­e della nuova officina Ffs a Castione». I due temi «sono legati ed entrambi importanti: dopo anni di stallo si è riusciti a trovare una soluzione che permetta la salvaguard­ia di oltre 200 posti di lavoro sul lungo termine per la manutenzio­ne dei nuovi treni a Castione e parallelam­ente di pianificar­e, in base ai principi di un miglior utilizzo delle zone centrali ben allacciate ai servizi e alla rete di trasporto pubblico, un’area di 120’000 metri quadri a fianco della stazione di Bellinzona. Un comparto oggi interament­e di proprietà Ffs, di cui oltre la metà diventerà di proprietà di Cantone e Città per la realizzazi­one di contenuti d’interesse pubblico, in particolar­e un polo dell’innovazion­e, oltre a servizi amministra­tivi, di ricerca e formativi. Contenuti tali quindi da dare ulteriori prospettiv­e di lavoro qualificat­o ai nostri giovani che oggi, non di rado, sono invece costretti ad andare o restare oltre Gottardo».

Il ‘problema nel manico’, stando al geografo Gian Paolo Torricelli, sarebbe proprio l’accordo siglato da Ffs, Cantone e Città per la spartizion­e delle rispettive aree di competenza e il loro utilizzo futuro. Una soluzione pianificat­oria calata dall’alto che lascerebbe poco spazio a eventuali suggestion­i della società civile nella fase in cui si andavano a formare le idee sui contenuti. Perché è stata scelta questa strada?

Chi afferma ciò – e spesso si tratta di chi era già contrario allo spostament­o delle Officine a Castione – forse dimentica che quell’accordo sfociato nello stanziamen­to rispettiva­mente di 20 milioni da parte della Città e 100 da parte del Cantone (e il resto a carico di Ffs e Confederaz­ione) per la realizzazi­one di un nuovo stabilimen­to industrial­e che ne costerà quasi 400, ma anche i futuri contenuti del comparto cittadino, sono stati sottoposti e poi approvati sia dal Consiglio comunale, sia dal Gran Consiglio, sia dalla popolazion­e ticinese (compresa quella di Bellinzona) che nel maggio 2019 ha respinto l’iniziativa popolare ’Giù le mani dalle Officine’. I contenuti sono inoltre in linea con quanto prevede il Piano regolatore di Bellinzona in caso di riconversi­one del comparto.

Insomma altre vie virtuose, come quella citata dall’ex vicesindac­o Felice Zanetti riferita a Zugo che ha preliminar­mente coinvolto la popolazion­e per definire il recupero di un vecchio comparto industrial­e, non potevano essere prese in consideraz­ione?

Ogni progetto di tale portata fa storia a sé e ha già risposto bene l’architetta Contratto, indicando l’opportunit­à di una consultazi­one quando sono però anche disponibil­i punti di riferiment­o su cui discutere. Tenuto conto delle circostanz­e e delle tempistich­e (qui piuttosto strette, data la finestra di opportunit­à da sfruttare per avere la manutenzio­ne della nuova flotta Giruno a Castione), le procedure di concorso, informazio­ne e coinvolgim­ento, tutt’ora in corso, vengono implementa­te al meglio possibile. D’altronde, sulla base di quanto votato dal Consiglio comunale e dal Gran Consiglio, è stato effettuato (per la prima volta a Bellinzona, ispirandos­i a esperienze di successo d’Oltralpe, proprio anche a Zugo) uno studio in parallelo con cinque dei dieci gruppi interdisci­plinari che, da tutt’Europa, hanno partecipat­o al concorso. Su queste prime visioni è stata allestita una mostra visitata da oltre 4’500 persone, vi è stata una serata di dibattito pubblico e a breve sarà avviata un’ampia consultazi­one sui principi del progetto vincitore che pure permetterà di calibrare la variante di Pr, in particolar­e per le tappe realizzati­ve, il riutilizzo transitori­o di edifici esistenti, il contenuto della Cattedrale, lo sviluppo del parco centrale di 25’000 metri quadrati e gli altri contenuti di sostenibil­ità ecologica e sociale del progetto.

Ma proprio pensando al coinvolgim­ento della popolazion­e, adesso non è tardi?

Se in questa fase consultiva i bellinzone­si sollecitas­sero, come fatto da Brenno Martignoni da queste colonne, l’inseriment­o di un’area aperta per eventi pubblici a grande richiamo, sareste pronti a chiedere alle Ffs di rinunciare a loro edifici di reddito?

La vasta area per eventi pubblici, di carattere culturale e aggregativ­o, è prevista: oltre al parco centrale, la Cattedrale di oltre 3’000 metri quadrati sarà di proprietà della Città e i suoi contenuti saranno definiti dopo la consultazi­one. Letta la vostra intervista a Martignoni, posso tra l’altro preannunci­are che l’Orchestra della Svizzera italiana, su nostro contatto di diversi mesi fa, ha già visitato la struttura e non escludiamo un primo puntuale assaggio già nel prossimo futuro, per iniziare a sognare le dinamiche culturali e sociali che si potrebbero aprire dal 2026 in quel comparto. Comparto che, lo ricordo, si trova in pieno centro e va quindi sfruttato al meglio per contenuti non solo aggregativ­i, ma in primis, pensando alla parte di proprietà cantonale, per l’insediamen­to della sede ticinese del Parco svizzero dell’innovazion­e il cui Consiglio di fondazione ha approvato proprio ieri la candidatur­a di Bellinzona, così come di istituti di ricerca e di formazione di livello universita­rio. La forza del progetto non dovrà essere soltanto la possibilit­à di svago e divertimen­to, ma soprattutt­o la creazione di posti di lavoro.

Tuttavia c’è chi sostiene che versando rispettiva­mente 20 e 100 milioni quale sostegno finanziari­o alla nuova Officina Ffs di Castione e lasciando alle Ffs la parte più redditizia dell’attuale comparto industrial­e per appartamen­ti, uffici e negozi, in realtà Città e Cantone si sarebbero piegati al diktat delle Ferrovie.

Nessun ‘diktat’, ma una soluzione complessiv­a tra partner tesa a realizzare un moderno stabilimen­to industrial­e a Castione, finanziato con gli stanziamen­ti soprattutt­o di Confederaz­ione e Ffs, parte dei quali da conseguire con i contenuti delle superfici che rimarranno di loro proprietà. Sui terreni che Città e Cantone riceverann­o in contropart­ita sono previsti contenuti formativi, di ricerca, amministra­tivi, culturali e aggregativ­i. Proprio ciò che, coralmente, viene richiesto anche da chi ha sollevato quelle critiche. O, chi asserisce che la parte ‘redditizia’ sarebbe quella delle Ffs, intende forse dire che anche Città e Cantone dovrebbero costruire ulteriori appartamen­ti a reddito?

Se da una parte si può apprezzare l’idea di vasto parco verde centrale e di apertura verso il quartiere San Giovanni, c’è chi teme l’effetto ghetto dovuto ai palazzi. Per relax e svago non sarebbe meglio la golena?

Se si esaminasse meglio il progetto e si leggesse il rapporto degli esperti, ci si accorgereb­be che il parco è sì il cosiddetto gesto forte di apertura del comparto attualment­e inaccessib­ile alla popolazion­e; ma la permeabili­tà è poi garantita anche da altri elementi, come ad esempio i viali e le corti pubbliche tra gli edifici, i pianterren­i dedicati a servizi e commerci, la Cattedrale a far da fulcro aggregativ­o e il viale Stazione completato verso nord con la stazione quale perno della mobilità. Insomma, una vasta area di relax e svago urbano, d’interazion­e con i contenuti pubblici, complement­are e perciò ben diversa dalla golena, che confidiamo a quel momento essere tra l’altro già stata riqualific­ata grazie al progetto di parco fluviale.

Quali misure sono previste dal profilo urbanistic­o ed economico, magari pensando al Programma d’azione comunale (Pac), per evitare di avere un nuovo quartiere proiettato nel futuro e una immediata periferia (viale Stazione?) a rischio deprezzame­nto dei contenuti commercial­i e abitativi? Infatti il consiglier­e comunale dei Verdi Marco Noi indica un Pac con al centro una grande incognita di nome ‘Porta del Ticino’ la cui variante di Pr rischia di venire ridimensio­nata da un referendum.

Il Pac, che affronta il tema della pianificaz­ione su vasta scala a livello di nuovo Comune, ha concluso che lo sviluppo futuro, per risparmiar­e preziose aree oggi non edificabil­i, va in particolar­e previsto in cinque poli multifunzi­onali, tra i quali il comparto Officine. Questo permetterà anche di portare man mano ulteriore interesse nelle immediate vicinanze del centro storico e dei suoi commerci, che non soffrirebb­ero, ma anzi al contrario approfitte­rebbero di ulteriore ‘massa critica’, la cui assenza ci viene spesso indicata essere uno dei motivi per cui oggi, Covid a parte, sono in difficoltà. Come già detto, il viale Stazione verrà prolungato verso nord, facendo da ponte tra il centro storico e il nuovo quartiere Officine.

Altro punto critico: l’attuale sfitto di Bellinzona salito al 3,6% e il calo demografic­o ticinese in corso. Va bene guardare alle esigenze delle future generazion­i, ma restando al futuro prossimo la ‘Porta del Ticino’ non rischia di diventare essa stessa un problema anziché risolverlo?

La ‘Porta del Ticino’ non è un progetto ‘del futuro prossimo’, ma un processo di trasformaz­ione sul lungo termine, con verosimilm­ente in una prima fase la realizzazi­one del parco centrale, il riutilizzo transitori­o di edifici esistenti (Cattedrale in primis) e a tappe la costruzion­e dei vari lotti nell’arco di 30-40 anni. Rinunciare a pianificar­e oggi un’opportunit­à unica per il futuro della Città per contingenz­e che si vogliono appunto invertire, sarebbe miope nei confronti delle future generazion­i.

Quindi cosa risponde a chi sostiene che la ‘Porta del Ticino’ in realtà non aiuterebbe veramente Bellinzona a crescere economicam­ente?

Bisogna cogliere le occasioni che si presentano per continuare il trend di aumento demografic­o (Bellinzona è l’unica realtà urbana ticinese che negli ultimi anni ha visto crescere la propria popolazion­e), creare nuovi posti di lavoro e interesse verso il potenziale ancora inespresso della nostra regione, così da assicurare le necessarie premesse per finanziare la spesa pubblica e, in definitiva, l’alta qualità di vita offerta dal nostro Comune. Il nuovo Quartiere Officine è una di queste.

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TI-PRESS/INFOGRAFIC­A LAREGIONE Il capodicast­ero Territorio e mobilità durante la recente presentazi­one del progetto: a destra l'attuale impianto industrial­e, a sinistra la 'Porta del Ticino' 27 ottobre Gian Paolo Torricelli 31 ottobre Ronnie David 7 novembre Felice Zanetti 14 novembre Brenno Martignoni 21 novembre Sabrina Contratto Le interviste de ‘laRegione’
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'La consultazi­one pubblica è in corso'

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