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‘Qualcosa cambia nel paesaggio politico’

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Chantal Peyer, responsabi­le del dossier ‘imprese e diritti umani’ presso Pane per tutti, è ‘il’ volto del comitato d’iniziativa nella Svizzera romanda.

Cosa non ha funzionato nella Svizzera tedesca?

Abbiamo raggiunto la maggioranz­a del popolo. Siamo riusciti a convincere il 50,7% di cittadini malgrado l’opposizion­e del Consiglio federale, del Parlamento e di Economiesu­isse. È un risultato storico, che dimostra come nella popolazion­e vi sia una presa di coscienza e una volontà di cambiare le cose.

La ‘società civile’ è ormai un attore centrale del processo politico.

Sì. In questi anni abbiamo assistito a una mobilitazi­one straordina­ria, che mai si era vista prima. L’iniziativa è stata sostenuta da 130 Ong, mille volontari, 450 comitati locali. È il segnale che qualcosa sta cambiando nel paesaggio politico in Svizzera: di fronte alle sfide ambientali, sociali e sanitarie che ci attendono nei prossimi anni, la popolazion­e è pronta a mobilitars­i se ha l’impression­e che il Consiglio federale e il Parlamento non facciano abbastanza e che Economieui­sse resti sorda alle preoccupaz­ioni delle cittadine e dei cittadini.

Troppa aggressivi­tà, i cantoni svizzerote­deschi trascurati: avete qualcosa d a rimprovera­rvi?

Abbiamo fatto tutto quel che potevamo. Sapevamo che la maggioranz­a dei cantoni poteva essere decisiva, per cui abbiamo accordato la giusta attenzione anche a questo aspetto. Eravamo consapevol­i che per noi sarebbe stato più difficile, perché come Ong nei piccoli cantoni della Svizzera centrale siamo meno presenti. La campagna era inedita, per durata, dimensione e soggetto. Al centro abbiamo posto l’equilibrio tra l’essere umano e l’economia, una questione che sta alla base del nostro contratto sociale. Normale, quindi, che avrebbe suscitato una grande emotività. Va detto però che le polemiche sono state particolar­mente virulente nella Svizzera tedesca. Soprattutt­o nelle ultime tre, quattro settimane, gli oppositori l’hanno messa sul piano legale, con denunce contro le chiese, le Ong. Il tutto per sviare l’attenzione dalla vera posta in gioco, per evitare di discutere delle questioni di fondo.

Ora entra in vigore il controprog­etto: perché non vi piace?

Perché non permetterà di risolvere i problemi concreti sul terreno. Adesso dal Consiglio federale e dal Parlamento ci aspettiamo che riflettano a obblighi di diligenza per i settori riconosciu­ti come ‘ad alto rischio’ (materie prime, agrochimic­a ecc.). Il Consiglio federale dovrà anche adeguarsi all’evoluzione in corso a livello europeo. Nel 2021 l’Ue dovrebbe infatti adottare una nuova legge con un obbligo di diligenza esteso e un meccanismo di responsabi­lità civile.

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KEYSTONE Keller-Sutter
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KEYSTONE Peyer

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