Il Ppd si fonde con il Pbd e diventa Alleanza del centro
La modifica a livello nazionale già da inizio 2021
Berna – Da Partito popolare democratico svizzero ad ‘Alleanza del centro’, passando per la fusione con il Partito borghese democratico (Pbd). Quella di sabato è stata una giornata storica per il Ppd, i cui delegati – riuniti in assemblea semi-virtuale – hanno avallato sia il cambiamento del nome, con relativa cancellazione del riferimento cristiano (che ancora resisteva nelle versioni francese e tedesca) sia la fusione con il Pbd, i cui membri avevano già dato l’assenso due settimane fa.
In apertura di assemblea, il presidente del partito Gerhard Pfister aveva chiaramente detto che non esisteva un piano B in caso di bocciatura della nuova denominazione e della fusione. Con un “no”, in occasione delle prossime elezioni si sarebbe dovuto decidere con quale strategia presentarsi, e sarebbe stata in primis una responsabilità degli oppositori portare soluzioni. L’unione col Pbd e il nuovo nome, stando a Pfister, risolvono un problema strutturale che si trascina da 40 anni: “Non siamo mai riusciti a effettuare il salto oltre i nostri luoghi di origine, poiché veniamo percepiti come partito cattolico o particolarmente religioso”. Obiettivo: mettere a frutto il potenziale elettorale esistente, che Pfister ha stimato in circa il 20%, contro l’11% ottenuto nelle elezioni del 2019.
I delegati – a causa del coronavirus riuniti in modo decentrato in 13 località, fra le quali Lostallo – hanno accolto la proposta di cambiamento di denominazione con 325 voti contro 57. Avallata a larga maggioranza anche la fusione con il Pbd: 336 voti contro 25 e 2 astensioni. La discussione, in questo caso, è stata piuttosto breve visto che con questa mossa i delegati vedono chiaramente una possibilità di crescita per il partito.
Si sono anche detti coscienti del fatto che questa nuova realtà – che vedrà la luce ufficialmente il primo gennaio 2021 – non porterà automaticamente al successo; servirà del duro lavoro per raggiungere gli obiettivi prefissati. Per prima cosa, sarà necessario stilare un programma di partito, mentre i vertici della neonata formazione politica verranno scelti all’inizio del nuovo anno. Alle Camere federali Ppd e Pdb, assieme al Partito evangelico svizzero (Pev), formano già un unico gruppo parlamentare. Il nuovo nome del partito vale a livello nazionale, ma a livello cantonale le singole frazioni possono scegliere autonomamente se adottarlo o no.
Dadò: ‘Il nome dice poco,
conta di più profilarsi’
E tra i meno convinti della nuova denominazione c’è il presidente cantonale ticinese Fiorenzo Dadò: «Come sezione cantonale abbiamo cinque anni di tempo per decidere se aderire alla nuova denominazione», precisa, aggiungendo di voler indire una consultazione interna «non appena sarà passata la pandemia». Tre gli scenari possibili: «Potremmo adeguarci e assumere il nuovo nome, oppure mantenere quello attuale o, ancora, trovare una via di mezzo».
In Ticino, tuttavia, viene a mancare una delle ragioni principali per cui è stato deciso il cambiamento a livello svizzero, ovvero il riferimento cristiano, presente nel nome francese e tedesco, ma non in quello italiano. «Da noi la questione non si è mai posta: prima il termine era ‘conservatore’ ora è ‘democratico’. Diverso, evidentemente, è in Svizzera tedesca». La questione, per il presidente del Ppd cantonale, va però oltre la semplice cancellazione del nesso religioso: «‘Alleanza del centro’ in Ticino non significa nulla, non ha nessun mordente». C’è poi la ragione di fondo: «Più che il nome, sono i principi a fare la differenza. Bisognerà quindi profilarsi sui temi facendo riferimento ai nostri valori. Noi, in Ticino, lo facciamo e lo abbiamo dimostrato con il sostegno – contro l’opinione del partito nazionale – all’iniziativa per le imprese responsabili». Iniziativa bocciata dalla maggioranza dei Cantoni, ma approvata dalla popolazione svizzera e ticinese. «Quando ci sono di mezzo dei temi etici forti, come in questo caso, il partito deve rispondere presente, qualsiasi nome porti».