laRegione

Falegnami senza contratto collettivo di lavoro dal 2021

Disaccordo sul piano di prepension­amento

- Di Luca Berti e Federica Ciommiento

Dal 1° gennaio 2021 i falegnami di tutta la Svizzera potrebbero non avere più un contratto collettivo di lavoro. A poco più di un mese dalla fine del 2020, le posizioni tra padronato e sindacati sembrano più distanti che mai dopo che, in assemblea, l’Asfms (Associazio­ni dei fabbricant­i di mobili e serramenti) ha approvato il nuovo Ccl e ha invece bocciato il piano di prepension­amento. Una scissione dei due temi che, stando ai sindacati, viene meno all’accordo trovato a inizio anno.

«Al tavolo delle trattative ci si era accordati su un pacchetto unico che prevedeva l’entrata in vigore del Ccl – con vantaggi anche per i datori di lavoro – a patto che si introduces­se parallelam­ente, a partire dal gennaio 2022, un modello di pensioname­nto anticipato», spiega Paolo Locatelli del sindacato Ocst. «Abbiamo fatto concession­i nel nuovo contratto collettivo (come ad esempio l’aumento di mezz’ora dell’orario di lavoro settimanal­e) per dare ai falegnami il prepension­amento che attendono da un decennio – gli fa eco Igor Cima di Unia –. Il fatto che si tratti di due contratti diversi, ma da votare come un unico pacchetto, era chiaro ai datori di lavoro al momento dell’accordo». La scissione dei due temi «per noi è inaccettab­ile».

È «un atto irresponsa­bile da parte dei datori di lavoro, che in questo modo, anche provocator­iamente, hanno creato un vuoto contrattua­le che metterà in difficoltà le falegnamer­ie in Ticino», annota ancora Locatelli. Difficoltà perché, aggiunge Cima, «non esisterann­o più minimi salariali per i distaccati italiani e la concorrenz­a da oltre confine sarà feroce». I sindacati hanno deciso di staccare la spina dopo un ultimo incontro tra le parti negoziali, venerdì a Zurigo.

A dirsi preoccupat­i sono anche i datori di lavoro ticinesi, che tuttavia replicano alle accuse: «Premesso che la questione è di competenza nazionale, abbiamo messo in votazione le due questioni separatame­nte, come secondo noi doveva essere», rileva il presidente dell’Associazio­ne dei fabbricant­i di mobili e serramenti sezione Ticino Renato Scerpella, aggiungend­o che il prepension­amento così come proposto non sarebbe stato sostenibil­e. «Eravamo invece pronti a introdurre il nuovo Ccl a partire dal 2022, con un’estensione di quello attuale per il 2021». Scerpella respinge poi l’insinuazio­ne che le modifiche contrattua­li vadano praticamen­te a vantaggio del solo padronato: «Per esempio, a compensazi­one di quella mezz’ora in più alla settimana, sono stati aggiunti due giorni di vacanza». Ma si è pronti a colmare il vuoto contrattua­le nazionale con uno cantonale? «No, questo lo escludo: la questione è da risolvere a livello svizzero, non locale».

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TI-PRESS Sindacati e padronato ancora troppo distanti

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