La ‘nuova Bellinzona’: ma dove?
È l’aggregazione di 13 Comuni nata dal basso: due sindaci e alcuni municipali. La considerano impropriamente ‘città’ convinti che sia il numero di abitanti a renderla tale. No! È un’accozzaglia di villaggi e borghi dentro una grande periferia (...)
(...) che definisco cancerogena: forse non lo procura, ma si sviluppa come un cancro, che fagocita tutto. Una piccola parte di Bellinzona avrebbe il potenziale per diventare città: Giubiasco ha la potenzialità per diventare un borgo forte, gli altri ‘quartieri’ (tra questi Daro, Artore, Ravecchia, Pedevilla, le Semine, Carasso, Galbisio) dovrebbero valorizzare le loro peculiarità attorno ai propri nuclei, sull’esempio di Monte Carasso. Si dovrebbe eliminare (contenere) la periferia che ha costi, economici e sociali, insostenibili.
La nuova Bellinzona ha promosso un Masterplan per la ‘città’ e uno, separatamente, per il previsto nuovo quartiere Officine. Un assurdo. Gli autori delle tre proposte Masterplan Bellinzona non sembrano voler leggere il territorio, rispettivamente un piano di catasto, ma neanche l’evoluzione storica, per capire cosa è arrivato prima e cosa dopo e perché. Soffermiamoci sul ‘quartiere’ di Bellinzona. È caratterizzato dal centro medievale, tra la collina e la rocca, dominato dai tre castelli, e da interventi 800eschi: la stazione ferroviaria con il suo viale, i quartieri di San Giovanni e di via Vela, i viali Motta, Guisan, Portone, Murata e Franscini. Ci sono anche interventi architettonici-urbanistici del moderno, molto importanti: lo stabile amministrativo cantonale a lato del palazzo delle Orsoline, il quartiere Stalingrado, la cooperativa Moderna, l’aggiunta alla Scuola Nord, l’ex ginnasio, l’ex nuova Caserma, il Bagno pubblico, il Centro tennis, la pista di ghiaccio e piscina coperte, la nuova Banca Stato, i palazzi dell’architetto Bianconi in via Vallone, l’ex centro Swisscom. Anche lo Stadio comunale è in posizione strategica. A Bellinzona, di fatto, c’è un grande parco centrale che si affaccia sulla golena del fiume Ticino attorno al quale sviluppare la Città: tra il viale Franscini e il Dragonato, a sud, e tra il viale Motta e via Varrone e via Vallone, a nord.
Sono terreni strategici che appartengono a tanti piccoli e medi proprietari fondiari e immobiliari che da generazioni pagano le imposte in questo Comune. Terreni che andrebbero liberati da normative obsolete, assurde, presuntamente divine, che non hanno mai avuto alcun rapporto con modelli architettonici-urbanistici, per permettere di trasformare l’attuale squallida periferia in quartieri cittadini. Anche gli indici di sfruttamento andrebbero adeguati.
Il comparto delle Officine Ffs, invece, dovrebbe diventare un quartiere cittadino dedicato unicamente al lavoro: industria leggera, artigianato, start up, studi vari e di ricerca e di formazione; io ci metterei anche l’ospedale e l’industria del turismo (la scuola alberghiera, un albergo e naturalmente ristoranti, bar, osterie e discoteche e locali per ascoltare buona musica). A Bellinzona abbiamo bisogno di aree in posizione strategica da dedicare al lavoro!