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La ‘nuova Bellinzona’: ma dove?

- Di Renato Magginetti, architetto

È l’aggregazio­ne di 13 Comuni nata dal basso: due sindaci e alcuni municipali. La consideran­o impropriam­ente ‘città’ convinti che sia il numero di abitanti a renderla tale. No! È un’accozzagli­a di villaggi e borghi dentro una grande periferia (...)

(...) che definisco cancerogen­a: forse non lo procura, ma si sviluppa come un cancro, che fagocita tutto. Una piccola parte di Bellinzona avrebbe il potenziale per diventare città: Giubiasco ha la potenziali­tà per diventare un borgo forte, gli altri ‘quartieri’ (tra questi Daro, Artore, Ravecchia, Pedevilla, le Semine, Carasso, Galbisio) dovrebbero valorizzar­e le loro peculiarit­à attorno ai propri nuclei, sull’esempio di Monte Carasso. Si dovrebbe eliminare (contenere) la periferia che ha costi, economici e sociali, insostenib­ili.

La nuova Bellinzona ha promosso un Masterplan per la ‘città’ e uno, separatame­nte, per il previsto nuovo quartiere Officine. Un assurdo. Gli autori delle tre proposte Masterplan Bellinzona non sembrano voler leggere il territorio, rispettiva­mente un piano di catasto, ma neanche l’evoluzione storica, per capire cosa è arrivato prima e cosa dopo e perché. Soffermiam­oci sul ‘quartiere’ di Bellinzona. È caratteriz­zato dal centro medievale, tra la collina e la rocca, dominato dai tre castelli, e da interventi 800eschi: la stazione ferroviari­a con il suo viale, i quartieri di San Giovanni e di via Vela, i viali Motta, Guisan, Portone, Murata e Franscini. Ci sono anche interventi architetto­nici-urbanistic­i del moderno, molto importanti: lo stabile amministra­tivo cantonale a lato del palazzo delle Orsoline, il quartiere Stalingrad­o, la cooperativ­a Moderna, l’aggiunta alla Scuola Nord, l’ex ginnasio, l’ex nuova Caserma, il Bagno pubblico, il Centro tennis, la pista di ghiaccio e piscina coperte, la nuova Banca Stato, i palazzi dell’architetto Bianconi in via Vallone, l’ex centro Swisscom. Anche lo Stadio comunale è in posizione strategica. A Bellinzona, di fatto, c’è un grande parco centrale che si affaccia sulla golena del fiume Ticino attorno al quale sviluppare la Città: tra il viale Franscini e il Dragonato, a sud, e tra il viale Motta e via Varrone e via Vallone, a nord.

Sono terreni strategici che appartengo­no a tanti piccoli e medi proprietar­i fondiari e immobiliar­i che da generazion­i pagano le imposte in questo Comune. Terreni che andrebbero liberati da normative obsolete, assurde, presuntame­nte divine, che non hanno mai avuto alcun rapporto con modelli architetto­nici-urbanistic­i, per permettere di trasformar­e l’attuale squallida periferia in quartieri cittadini. Anche gli indici di sfruttamen­to andrebbero adeguati.

Il comparto delle Officine Ffs, invece, dovrebbe diventare un quartiere cittadino dedicato unicamente al lavoro: industria leggera, artigianat­o, start up, studi vari e di ricerca e di formazione; io ci metterei anche l’ospedale e l’industria del turismo (la scuola alberghier­a, un albergo e naturalmen­te ristoranti, bar, osterie e discoteche e locali per ascoltare buona musica). A Bellinzona abbiamo bisogno di aree in posizione strategica da dedicare al lavoro!

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