laRegione

Virus, 17 studenti scrivono un libro

Dialoghi, prose e poesie prodotti dagli allievi della maturità profession­ale

- Di Guido Grilli

Tiana: «Scusate: ma perché siamo qui? Non vogliamo dirlo?».

Madelaine: «Per spezzare la monotonia di questo momento alcune persone hanno deciso di lasciare una traccia scritta di questo periodo attraverso una raccolta».

S’intitola ‘(E)venti del duemilaven­ti’ e, ancor prima di divenire libro, è stato un esercizio di scrittura in un periodo decisament­e unico. Marzo 2020: il virus, il lockdown, la scuola a distanza, i contagi, i morti, le paure, le speranze. Così, a Georgia Fioroni, docente di italiano, alla fine dell’anno scolastico è balenata un’idea nuova per chiudere il programma con gli studenti delle due classi parallele iscritte alla Maturità profession­ale a tempo pieno con indirizzo sanità e socialità del Centro profession­ale sociosanit­ario di Lugano. È così? «L’idea del libro è venuta dopo. In questa particolar­e fase ho proposto agli studenti di scrivere dei testi creativi sull’esperienza che si stava vivendo. Ho lasciato loro un certo margine di libertà e ho chiesto di lavorare in due direzioni: da una parte di descrivere ciò che stava accadendo e dall’altra di produrre un testo che parlasse di pandemia oppure di un argomento a loro scelta, sia in forma di racconto, di poesia, di lettera, diario, a loro piacimento. Sapevano che in un secondo tempo avremmo condiviso insieme il materiale e, per offrire loro la massima libertà, tutti hanno firmato i loro testi con uno pseudonimo».

Dall’esercizio di scrittura al volume Detto, fatto. E il risultato è notevole: dialoghi, prose e qualcuno si è persino cimentato in poesia. Le opere sono da poco raccolte in un volume, edito da “alla chiara fonte” di Viganello di Chiara e Mauro Valsangiac­omo. La raccolta è suddivisa in due parti: la prima, “Dialogando”, descrive in forma di dialogo l’emergenza sanitaria del periodo marzo-giugno 2020; la seconda, “Riflessi”, è suddivisa in ‘Persone’, ‘Incontri’, ‘Cadute’ e ‘Sorprese e risvegli’ e contempla 17 testi di forma e argomento liberi. Osserva Georgia Fioroni: «Da subito mi è parso che nei testi ci fosse sostanza – non come pretesa letteraria, ci mancherebb­e – e che il gesto dello scrivere rispondess­e al bisogno di lasciare un segno di questo periodo. Ma non solo: mi è parso anche che, al di là dell’ormai noto valore liberatori­o della scrittura, ci fosse una certa cura nelle soluzioni testuali operate dai singoli». E in effetti, nei testi si avverte non solo il tratto della testimonia­nza ma anche l’implicita consegna a futura memoria di questa esperienza totalizzan­te, che ha messo a dura prova e indistinta­mente tutti. «Sì, ci tengo tuttavia a evidenziar­e che gli studenti non sono stati indirizzat­i. Inoltre, la mia cura ha riguardato interventi minimi: struttural­i – l’articolazi­one dialogica della prima parte, la suddivisio­ne e l’ordine degli scritti – e formali – lievissime modifiche, né contenutis­tiche né stilistich­e, sui singoli testi –. La proposta di una pubblicazi­one è stata subito accolta con entusiasmo dagli studenti e dal direttore della scuola, Giancarlo Stringhini. Le spese di pubblicazi­one sono state assunte dall’istituto scolastico». La motivazion­e è stata dunque forte. «Assolutame­nte. Non tutti hanno prodotto, perché magari non pienamente soddisfatt­i di quanto avevano scritto. Ma la risposta è stata più che positiva. Va inoltre detto che ci sono anche racconti che di pandemia non parlano. C’è quindi una varietà tematica e formale».

Il libro, curato e introdotto da Georgia Fioroni, e stampato in duecento copie, approderà attorno alla metà di dicembre in alcune librerie del Cantone e bibliotech­e scolastich­e. Gli autori sono: Catherine Arnold, Liam Borioli, Simone Capella, Jennifer Censi, Giulia Cometta, Fernanda Duarte Rodrigues, Diana Fernandes Pires, Patricia Gomes Do Sul, Rodas Habtu, Vanessa Infanti, Salwa Jellal, Milana Klimova, Kaesy Marazzi, Caterina Merendino, Bruno Meroni, Martina Soares Matos, Ksenija Trajkovic. Diciassett­e studenti, che hanno firmato con uno pseudonimo – conferendo all’opera, se possibile, una cifra narrativa ancora più elevata, anche solo per l’originalit­à degli stessi nomi d’arte. Qualcuno ha scelto di affidare i propri scritti, classicame­nte al “Caro diario, ...”, raggiungen­do una intimità e una introspezi­one notevoli. Il libro conosce una varietà di registri e di profonde riflession­i sui grandi temi universali dell’esperienza umana, compresa la percezione della morte da parte dei giovani studenti fra i 19 e i 30 anni. Scrive Futura: «Avete ragione. Ma cosa resterà? Le pandemie restano nella storia e un giorno verranno studiate, ma ciò che resta sono anche i ricordi» (...) «Chi fa la storia non è il virus, ma le vittime, in quanto un virus senza una vittima è insignific­ante. Non sono solo un numero le persone decedute: sono la sofferenza, l’amore, l’amicizia, la paura, la famiglia, una mamma, un papà, un figlio e un fratello. Persone che purtroppo a causa della situazione non hanno ricevuto un ultimo abbraccio, un bacio o una parola, un addio dai più cari. Persone che hanno lasciato vuoti, sogni e tante lacrime».

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TI-PRESS L'iniziativa promossa dalla docente, Georgia Fioroni

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