Fuoco e fiamme in Bahrein
Vince ancora Hamilton, in un Gp segnato dal rogo impressionante in cui è finito Grosjean
Quando venne presentato l’Halo, molti dei suoi detrattori parlarono di osceno oggetto che deturpava il disegno delle monoposto di Formula 1. Stiamo parlando di quella specie di boomerang che sta attorno all’asse del cruscotto del pilota e lo protegge in caso di crash violenti, può reggere il peso di un autobus a due piani, per dare l’idea, e assieme alla cellula di sopravvivenza sviluppata dalla Dallara a Varano de’ Melegari e al casco collegato all’Hans (il sistema anti colpo di frusta per collo e colonna vertebrale) ieri ha permesso a tutti di assistere a un incidente orrendo senza che vi fosse il morto.
Alla terza curva dopo la partenza, Romain Grosjean sta lottando nelle retrovie, le monoposto si scompongono e vola un pezzetto di detrito di carbonio tipicamente letale per gli pneumatici, visto quanto taglia, ed effettua un ingiustificato scarto a destra, totalmente noncurante di avere al fianco l’incolpevole Daniil Kvyat. I due agganciano le coperture: Grosjean e la Haas subiscono una accelerazione violenta, schianto secco contro il guardrail che cede e la monoposto si taglia in due: il serbatoio della benzina esplode e si incendia con il pieno di carburante, Grosjean si ustiona lievemente, riesce a non svenire (grazie all’Halo), esce dall’abitacolo rovente tra quelle fiamme che hanno privato la storia della Formula 1 di tanti campioni, viene aiutato dal medico a saltare le barriere e finalmente può tirare il fiato.
Ecco, ieri la F1 ha dato prova fattuale di quale livello di sicurezza sia stato raggiunto, ma una reprimenda va fatta al tipo di guardrail utilizzato sulla pista disegnata da Tilke, che non avrebbe dovuto cedere e collassare in quel modo, con il rischio anche di decapitare il pilota, se non fosse esistito l’Halo.
Dopo Romain tocca a ‘Checo’ Naturalmente l’incidente si traduce nell’interruzione della gara, ripresa poi un’ora e mezza dopo, quando Stroll si tocca subito con Kvyat e si ribalta, uscendo dalla Racing Point con le sue gambe totalmente illeso, ma facendo nuovamente riaffiorare una paura che sembra prendere il controllo di quello che appare come un Gran Premio stregato. Tanto che nell’epilogo di corsa si vede nuovamente il fuoco, quello di ‘Checo’ Perez, il quale era perfettamente avviato alla conferma di un terzo posto molto meritato e che, invece, ha visto letteralmente sfumare una conferma sul piano dei risultati, con il propulsore Mercedes-Benz in preda alle fiamme per quasi un terzo della sua monoposto. Peccato davvero rischiare che un pilota di tale talento possa forse non esserci la prossima stagione.
Alla fine in Barhein ha noiosamente vinto Lewis Hamilton, che ha festeggiato la sua prima posizione numero 98, dominando dall’inzio alla fine un Gran Premio in cui soltanto Max Verstappen è riuscito a rimanere nei suoi scarichi, con la speranza di un errore o di una débacle del sette volte campione del mondo che, però, non arriverà mai.
Giornata notevole invece per McLaren e Renault, che hanno lottato molto bene, ma anche per Pierre Gasly che ha chiuso bene con le gomme posteriori sostanzialmente inesistenti, graziato dalla safety-car conclusiva a causa della... grigliata di Perez, sennò sarebbe stato sopravanzato da Daniel Ricciardo.
Un’altra domenica bestiale Malissimo, invece, le Ferrari. Inutile dedicare troppe righe per una monoposto che ieri è stata imbarazzante: è sufficiente dare un’occhiata alla classifica per cogliere il grado di arretramento della monoposto in terra araba. Nemmeno bene, però, sono andate le due Sauber, mai sembrate davvero in palla, e complici situazioni di posizioni e strategie a livello di pitstop, non sono riuscite a emergere. Scomparso nel nulla pure il finlandese Valtteri Bottas, che in entrambe le partenze non è riuscito ad andare come avrebbe dovuto e potuto: sbagliando per due volte start, è rimasto in colonna e ha dovuto condurre una gara di retrovia che mal si addice al valore certo della sua monoposto.
Ultima nota dedicata ad Alexander Albon, che l’affabile Helmut Marko vuole mettere sulla rampa di lancio di casa Red Bull a fine stagione. Un onorevole, sofferto terzo posto che certamente gli darà qualche momento di fiato in vista di decisioni future.