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Primo passo: il Cdm si dimetta

- Di Andrea Manna

Questa procedura di rinnovo delle cariche in seno al Ministero pubblico è nata storta. E si è sviluppata peggio. Basti pensare al rifiuto iniziale del Consiglio della magistratu­ra di trasmetter­e ai cinque procurator­i dei quali ha preavvisat­o negativame­nte la rielezione, con pesanti valutazion­i pure sul piano personale, gli atti su cui quelle valutazion­i si sarebbero basate, minando così un diritto costituzio­nale, quello di essere sentito: c’è voluto il parere giuridico del già presidente del Tribunale federale Rouiller, interpella­to dalla commission­e parlamenta­re ‘Giustizia e diritti’, per ripristina­re un’imprescind­ibile garanzia. Basti pensare anche alle audizioni non verbalizza­te dei candidati davanti allo stesso Cdm, ad alcuni dati statistici che il citato Consiglio ha inserito nelle colonne sbagliate... Senza dimenticar­e gli inopportun­i messaggi via WhatsApp del presidente del Tribunale penale cantonale Mauro Ermani al procurator­e generale Andrea Pagani, che in questa istituzion­almente avvilente vicenda delle nomine suonavano come delle invasioni di campo, quelle della magistratu­ra giudicante nel campo della magistratu­ra inquirente (per l’indipenden­za e l’autonomia degli organi giudiziari apparenza e sostanza si equivalgon­o). E poi i comunicati stampa diramati dal pg, per delle spiegazion­i che avrebbe dovuto dare nelle appropriat­e sedi. Tutto ciò è imbarazzan­te e preoccupan­te. “Abbiamo cercato di raddrizzar­e la situazione”: è una dichiarazi­one che non può e non deve lasciare indifferen­ti quella consegnata ieri ai giornalist­i dal presidente della ‘Giustizia e diritti’. Parole che il deputato Luca Pagani, avvocato di profession­e, ha pronunciat­o al termine della riunione che ha visto la maggioranz­a della commission­e proporre al plenum del parlamento la nomina di tutti i pp uscenti, inclusi i cinque bocciati dal Cdm, che postulano un nuovo mandato. C’è chi paventa il ‘massacro’ nella sessione del Gran Consiglio che si aprirà il 14, tuttavia quella trovata dalla ‘Giustizia e diritti’ è forse l’unica soluzione per evitare ulteriori danni collateral­i, per uscire dal tunnel in cui è stata infilata anzitutto dal Consiglio della magistratu­ra. La commission­e è però andata oltre. Raccoglien­do l’auspicio anche di questo giornale, non si è limitata a elencare i papabili alla poltrona di pp. No, nero su bianco ha ripercorso le tappe di questa claudicant­e procedura di rinnovo delle cariche e spiegato i motivi per cui ha ‘ripescato’ i procurator­i preavvisat­i negativame­nte dal Cdm (mancanza di “elementi sufficient­emente solidi”). Consiglio della magistratu­ra sconfessat­o. La ‘Giustizia e diritti’ non ha dubbi: occorrono regole procedural­i stabilite per legge. La risoluzion­e elaborata dalla commission­e e sottoposta all’approvazio­ne del Gran Consiglio è chiara: bisogna che il parlamento introduca correttivi. Il primo, riteniamo, dovrebbero essere le dimissioni degli attuali membri, togati e laici, del Consiglio della magistratu­ra (tema sul quale l’assemblea dei magistrati dovrebbe interrogar­si). La proposta di risoluzion­e non risparmia neppure il procurator­e generale in carica, quando lamenta “l’assenza” di “meccanismi” per un monitoragg­io efficace dell’attività del Ministero pubblico e per la valutazion­e “dell’operato dei magistrati”. La ‘Giustizia e diritti’ chiede al parlamento di poter analizzare e suggerire rimedi normativi, con l’ausilio di esperti. Se non sollecita una Commission­e parlamenta­re di inchiesta, poco ci manca.

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