Lascia Casa Giardino senza essere vista
Una 87enne esce all’alba in vestaglia. Ritrovata in centro da una pattuglia.
Erano le 5 di domenica quando una 87enne ospite dell’Istituto è uscita in vestaglia dalla struttura. Avvisata la polizia, la donna è stata ritrovata in centro una mezz’ora dopo.
Alla casa per anziani Giardino di Chiasso era entrata solo da alcuni giorni, all’inizio della settimana scorsa. E con tutta probabilità il distacco dalla sua dimora di una vita deve aver lasciato il segno nel cuore e nella mente della signora di 87 anni protagonista, all’alba di domenica, di una avventura fuori programma. Verso le 5, infatti, l’87enne ha lasciato il suo letto e la sua camera, addosso ancora il pigiama e la vestaglia, e si è diretta verso la porta d’uscita (e d’ingresso) della struttura. E a quel punto si è ritrovata per le vie di Chiasso e si è incamminata verso una meta indefinita, almeno a prima vista. Un girovagare, il suo, che, da nostre informazioni, l’ha condotta fino sul centrale Corso San Gottardo, poco distante dalla dogana di Chiasso strada. Zona dove una mezz’ora più tardi l’ha ritrovata una pattuglia della polizia.
Se ne è andata indisturbata
Sulle prime, nessuno dei tre operatori in servizio durante la notte di sabato su domenica si è accorto dell’allontanamento dell’ospite. Quando ci è resi conto che della signora non vi era traccia in camera, sono iniziate le ricerche all’interno della struttura. Ben presto, però, si è capito che aveva lasciato l’Istituto e lì è scattata la segnalazione alla polizia che, come detto, ha poi portato al suo ritrovamento nell’arco di una trentina di minuti. Sono stati gli agenti a riaccompagnare l’87enne a Casa Giardino.
‘La nostra struttura è aperta’ Innanzitutto, come sta l’ospite? «Compatibilmente con il suo stato di salute, bene», ci risponde il direttore degli Istituti sociali di Chiasso, Fabio Maestrini, dispiaciuto per l’accaduto. Andiamo all’episodio: come è stato possibile per la residente lasciare Casa Giardino senza essere vista? «Diciamo subito che la nostra è una struttura ‘aperta’: gli ospiti non vengono rinchiusi. E questi casi capitano. Chiaramente, durante il giorno appena un nostro residente si allontana, lo si nota subito. La notte, invece, in servizio vi sono tre operatori». Il portone d’ingresso comunque è chiuso. «Lo è. Premesso che la struttura è grande e che vi sono vari punti di accesso, ipotizziamo che la signora possa aver premuto il pulsante che sblocca la porta principale dall’interno», ricostruisce Maestrini.
‘Ne sono rammaricato’
Cosa si sente di dire davanti a questo episodio? «Che sono preoccupato e rammaricato per quanto capitato alla signora e ai suoi familiari; e che ne sento la responsabilità – ci dice il direttore –. Va detto che non avevamo motivi di ritenere che l’ospite fosse a rischio di ‘fuga’. Non c’erano indicazioni in tal senso sino alla sera prima». Quanto è successo, certo, oltre a colpire l’opinione pubblica, peraltro in un momento già particolare per la crisi sanitaria da Covid-19, richiama una diversa attenzione. In effetti, l’intenzione della direzione è quella di andare a fondo all’accaduto per evitare che si possa ripetere.
Personale ‘sovraccarico’
Quanto avvenuto nella notte tra sabato e domenica ha purtroppo portato alla luce anche le fatiche che si sta sobbarcando il personale all’opera nelle case per anziani. Oltre al già delicato lavoro a cui è confrontata la categoria, si aggiunge il particolare periodo, con le giornate scandite dall’evitare che il virus si diffonda nelle strutture. Dipendenti che, per quel che riguarda gli Istituti sociali di Chiasso, ne sono bene al corrente. Stando a nostre informazioni, la situazione ‘delicata’ sarebbe stata presentata anche ai sindacati. Problemi e difficoltà che, accentuate ancor più dalla pandemia, riaffiorano e creano frizioni sul posto di lavoro. A tal punto che viene denunciata la carenza di forze. Sul piatto, viene fatto notare, vi sono anche i turni notturni: come nel caso di sabato notte quando «a operare nella struttura erano presenti cinque dipendenti del settore sociosanitario per un totale di circa 150 ospiti». In un momento così difficile, con «turni che vanno oltre il normale orario di lavoro» si evidenzia ancora, «manca inoltre la possibilità di confrontarsi».
‘Gli effettivi? Sono come la coperta’
Tre curanti, due infermieri e un assistente di cura a Casa Giardino e due operatori a Casa Soave: sono questi gli effettivi impiegati nel turno di notte. Anzi, non potendo più supportarsi a vicenda (fra i due Istituti), causa coronavirus, nella prima struttura si è potenziato il personale con una unità in più per far fronte ai reparti Covid
e cure palliative, ci spiega il direttore. Una dotazione sufficiente? «Uso una metafora, è come una coperta: o copro le spalle o i piedi. Bisogna gestire le risorse esistenti», ribadisce Maestrini.
Adesso però occorre fare i conti anche con il virus. Oggi a Chiasso i focolai sono «in via di risoluzione», ma le forze in campo restano le stesse. «Indubbiamente il carico emotivo e di lavoro è superiore, così come la complessità della casistica che ci impone di separare gli operatori, tra chi è assegnato al reparto Covid e chi no – fa presente ancora il direttore –. E le assenze per quarantena mettono sotto pressione gli Istituti a tutti i livelli, dalla lavanderia ai curanti, alla direzione. Inoltre, assistiamo a casi di burn out: qualche dipendente ha smesso».
Servirebbero più effettivi? «È opinabile. Certo in questo momento particolare siamo come dei piccoli ospedali, che hanno però personale diverso per quantità e qualità, in proporzione, rispetto ai nosocomi – osserva infine Fabio Maestrini –. E ciò, come detto, accresce il carico di lavoro. Non è una giustificazione, ma oggi è un dato di fatto».