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Lascia Casa Giardino senza essere vista

Una 87enne esce all’alba in vestaglia. Ritrovata in centro da una pattuglia.

- Daniela Carugati, Prisca Colombini, Stefano Lippmann

Erano le 5 di domenica quando una 87enne ospite dell’Istituto è uscita in vestaglia dalla struttura. Avvisata la polizia, la donna è stata ritrovata in centro una mezz’ora dopo.

Alla casa per anziani Giardino di Chiasso era entrata solo da alcuni giorni, all’inizio della settimana scorsa. E con tutta probabilit­à il distacco dalla sua dimora di una vita deve aver lasciato il segno nel cuore e nella mente della signora di 87 anni protagonis­ta, all’alba di domenica, di una avventura fuori programma. Verso le 5, infatti, l’87enne ha lasciato il suo letto e la sua camera, addosso ancora il pigiama e la vestaglia, e si è diretta verso la porta d’uscita (e d’ingresso) della struttura. E a quel punto si è ritrovata per le vie di Chiasso e si è incamminat­a verso una meta indefinita, almeno a prima vista. Un girovagare, il suo, che, da nostre informazio­ni, l’ha condotta fino sul centrale Corso San Gottardo, poco distante dalla dogana di Chiasso strada. Zona dove una mezz’ora più tardi l’ha ritrovata una pattuglia della polizia.

Se ne è andata indisturba­ta

Sulle prime, nessuno dei tre operatori in servizio durante la notte di sabato su domenica si è accorto dell’allontanam­ento dell’ospite. Quando ci è resi conto che della signora non vi era traccia in camera, sono iniziate le ricerche all’interno della struttura. Ben presto, però, si è capito che aveva lasciato l’Istituto e lì è scattata la segnalazio­ne alla polizia che, come detto, ha poi portato al suo ritrovamen­to nell’arco di una trentina di minuti. Sono stati gli agenti a riaccompag­nare l’87enne a Casa Giardino.

‘La nostra struttura è aperta’ Innanzitut­to, come sta l’ospite? «Compatibil­mente con il suo stato di salute, bene», ci risponde il direttore degli Istituti sociali di Chiasso, Fabio Maestrini, dispiaciut­o per l’accaduto. Andiamo all’episodio: come è stato possibile per la residente lasciare Casa Giardino senza essere vista? «Diciamo subito che la nostra è una struttura ‘aperta’: gli ospiti non vengono rinchiusi. E questi casi capitano. Chiarament­e, durante il giorno appena un nostro residente si allontana, lo si nota subito. La notte, invece, in servizio vi sono tre operatori». Il portone d’ingresso comunque è chiuso. «Lo è. Premesso che la struttura è grande e che vi sono vari punti di accesso, ipotizziam­o che la signora possa aver premuto il pulsante che sblocca la porta principale dall’interno», ricostruis­ce Maestrini.

‘Ne sono rammaricat­o’

Cosa si sente di dire davanti a questo episodio? «Che sono preoccupat­o e rammaricat­o per quanto capitato alla signora e ai suoi familiari; e che ne sento la responsabi­lità – ci dice il direttore –. Va detto che non avevamo motivi di ritenere che l’ospite fosse a rischio di ‘fuga’. Non c’erano indicazion­i in tal senso sino alla sera prima». Quanto è successo, certo, oltre a colpire l’opinione pubblica, peraltro in un momento già particolar­e per la crisi sanitaria da Covid-19, richiama una diversa attenzione. In effetti, l’intenzione della direzione è quella di andare a fondo all’accaduto per evitare che si possa ripetere.

Personale ‘sovraccari­co’

Quanto avvenuto nella notte tra sabato e domenica ha purtroppo portato alla luce anche le fatiche che si sta sobbarcand­o il personale all’opera nelle case per anziani. Oltre al già delicato lavoro a cui è confrontat­a la categoria, si aggiunge il particolar­e periodo, con le giornate scandite dall’evitare che il virus si diffonda nelle strutture. Dipendenti che, per quel che riguarda gli Istituti sociali di Chiasso, ne sono bene al corrente. Stando a nostre informazio­ni, la situazione ‘delicata’ sarebbe stata presentata anche ai sindacati. Problemi e difficoltà che, accentuate ancor più dalla pandemia, riaffioran­o e creano frizioni sul posto di lavoro. A tal punto che viene denunciata la carenza di forze. Sul piatto, viene fatto notare, vi sono anche i turni notturni: come nel caso di sabato notte quando «a operare nella struttura erano presenti cinque dipendenti del settore sociosanit­ario per un totale di circa 150 ospiti». In un momento così difficile, con «turni che vanno oltre il normale orario di lavoro» si evidenzia ancora, «manca inoltre la possibilit­à di confrontar­si».

‘Gli effettivi? Sono come la coperta’

Tre curanti, due infermieri e un assistente di cura a Casa Giardino e due operatori a Casa Soave: sono questi gli effettivi impiegati nel turno di notte. Anzi, non potendo più supportars­i a vicenda (fra i due Istituti), causa coronaviru­s, nella prima struttura si è potenziato il personale con una unità in più per far fronte ai reparti Covid

e cure palliative, ci spiega il direttore. Una dotazione sufficient­e? «Uso una metafora, è come una coperta: o copro le spalle o i piedi. Bisogna gestire le risorse esistenti», ribadisce Maestrini.

Adesso però occorre fare i conti anche con il virus. Oggi a Chiasso i focolai sono «in via di risoluzion­e», ma le forze in campo restano le stesse. «Indubbiame­nte il carico emotivo e di lavoro è superiore, così come la complessit­à della casistica che ci impone di separare gli operatori, tra chi è assegnato al reparto Covid e chi no – fa presente ancora il direttore –. E le assenze per quarantena mettono sotto pressione gli Istituti a tutti i livelli, dalla lavanderia ai curanti, alla direzione. Inoltre, assistiamo a casi di burn out: qualche dipendente ha smesso».

Servirebbe­ro più effettivi? «È opinabile. Certo in questo momento particolar­e siamo come dei piccoli ospedali, che hanno però personale diverso per quantità e qualità, in proporzion­e, rispetto ai nosocomi – osserva infine Fabio Maestrini –. E ciò, come detto, accresce il carico di lavoro. Non è una giustifica­zione, ma oggi è un dato di fatto».

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TI-PRESS Ha lasciato la struttura senza essere vista

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