laRegione

Così parlò il Comandante

- Di Matteo Caratti

Leggendo un articolo, o una presa di posizione, capita a volte che mi dica ‘Accidenti, quel testo avrei voluto scriverlo io. La penso proprio così’. È esattament­e quanto mi son detto dopo aver letto l’analisi del collega Roberto Antonini che pure pubblichia­mo oggi su questa pagina (appena sopra) e che mi ha stuzzicato a sottolinea­rne il contenuto in questo trafiletto. Al centro del suo commento c’è (riprendo le parole del collega) la strampalat­a risposta data dal comandante della Polizia cantonale, Matteo Cocchi, alla collega della Rsi (che non si sa come abbia fatto a rimanere seria e glielo si leggeva in faccia). Un compliment­o quindi a Christelle Campana per l’aplomb, mica facile... Certo, sarà anche che, dopo il fatto di sangue alla Manor di Lugano, si è voluta indire una conferenza stampa in fretta e furia, producendo tanto fumo senza nemmeno una fettina di arrosto, ovvero senza poter dire nulla di nulla perché le danze le conduceva Berna, finendo per trovarsi davanti ai mass media in una posizione parecchio scomoda.

In diretta tivù, con mezzo Ticino attaccato allo schermo, è quindi affiorato uno strano iceberg. Mi riferisco per l’appunto al problema – di fatto non solo di ordine comunicati­vo – del comandante Cocchi, cioè quello della sua stupefacen­te incapacità nel rappresent­are in modo convincent­e e dignitoso le istituzion­i cantonali in un momento di crisi (un sospetto atto terroristi­co in centro a Lugano, se non siamo al fatto gravissimo…).

Dài, diciamolo senza girarci troppo intorno: da quel suo acrobatico fraseggio a tutto schermo, spintosi non solo oltre le regole della grammatica, ma anche del senso compiuto, Matteo Cocchi è uscito ammaccatis­simo. Con l’uso anarchico della lingua italiana e del ragionamen­to logico, si è coperto da solo di ridicolo.

Una via d’uscita (forse, ma la fiducia che fine sta facendo?) ci potrebbe essere: quella di scusarsi e di ammettere l’inciampo, avvenuto in un momento di grande tensione e pressione. A dire il vero, egli avrebbe già dovuto farlo quando – al termine della prima ondata – stilò il bilancio finale del lavoro svolto dallo Stato maggiore cantonale di condotta (tutto sommato buono) scivolando però sulla nota dichiarazi­one rivolta agli over 65. Ricordate? Anziani invitati senza mezzi termini ad andarsene per un po’ in letargo come orsetti. Ma non lo fece (e passi…). Ora, però, siamo arrivati alle comiche. Ma ai piani più alti cosa se ne pensa? Accettabil­e, correggibi­le? Io (e vi garantisco che non sono il solo) sono attonito. La sicurezza è qualcosa di importante, coi tempi che corrono poi...

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