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Ambrì fuori dalla Coppa con rammarico

Alla Valascia decide il discusso DiDomenico. ‘Loro hanno sfruttato le occasioni, noi invece no’.

- Di Christian Solari e Kurt Wechsler

Un discusso gol di DiDomenico imprime una svolta decisiva al quarto di Coppa tra i biancoblù e il Friborgo. ‘Dovremmo cominciare a segnare anche in cinque contro cinque’.

Ambrì – Si ferma ai quarti l’Ambrì di Coppa. In quella che sembrerebb­e proprio essere l’ultima edizione della storia. Al termine di un lunedì gelido, sul ghiaccio della Valascia, contro un Friborgo a cui basta segnare due gol in mezz’ora per liquidare la pendenza. Due reti discusse e che faranno discutere. In particolar­e la seconda, con quella doppia conclusion­e ravvicinat­a di quel furbacchio­ne (si fa per dire) di Chris DiDomenico, al 30’27”. Quando l’attaccante canadese numero 88 mette alle spalle di Ciaccio il disco del 20, ma solo dopo aver strappato di mano il bastone a Jannik Fischer. Gli arbitri tuttavia non se ne accorgono, cosa che tra l’altro manda su tutte le furie il ‘diesse’ biancoblù Paolo Duca: ma a quel punto ormai la frittata è fatta, e anche se i direttori di gara vanno a rivedere le immagini per verificare un eventuale ostruzione sul portiere (che non c’è) anche accorgendo­si del fallo su Fischer non potrebbero comunque tornare sulla loro decisione.

L’amarezza, sul fronte biancoblù è resa ancor più grande da ciò che era già successo al 15’58”, quando il Friborgo aveva sbloccato il risultato approfitta­ndo di una superiorit­à numerica per un disco spedito in tribuna da Zaccheo Dotti. Il problema è che poco prima della bellissima triangolaz­ione DiDomenico, Sprunger, Desharnais, il malcapitat­o Flynn era finito a gambe all’aria per uno sgambetto non ravvisato dagli arbitri...

Di errori, però, ci mancherebb­e, ne ha commessi anche l’Ambrì. E il primo, naturalmen­te, è stato quello di non segnare. Se non negli istanti finali, quand’era ormai tardi, e Cereda – giustament­e – ha tentato il tutto per tutto richiamand­o Ciaccio in panchina. Vuoi per l’ottimo Hughes, uno che ad Ambrì fino a due anni fa era praticamen­te di casa, vuoi per la sfortuna (pensando all’incredibil­e doppio palo colpito da Dal Pian all’11’50”), vuoi per l’imperizia. «È un peccato che sia andata a finire così – dice Marco Müller, che per l’occasione era al rientro dall’infortunio –. Il fatto è che davanti alla porta dobbiamo lavorare di piu: infatti le occasioni per segnare ce ne siamo creati, direi loro non ne hanno avute molte di più. In particolar­e ci sono state diversi respinte e non abbiamo saputo sfruttarle. Ma questa è una problemati­ca che ci trasciniam­o da tempo, e sappiamo quanto ti aiuta segnare sfruttando i ‘rebound’. Volevamo vincere questa partita, e non ci è mancato molto: due gol sfortunati, e noi uno l’abbiamo pur sempre fatto. Dobbiamo restare positivi pensando alla prossima partita, venerdì Davos». Il problema, semmai, è che dopo il 2-0 il Friborgo è riuscito praticamen­te a congelare il risultato. E nonostante tutta la buona volontà, nel terzo tempo i biancoblù – gol di Zwerger a parte – non sono praticamen­te riusciti a crearsi vere occasioni per segnare. Neppure in quei due minuti in superiorit­à numerica a cavallo della seconda pausa, per la penalità (l’unica) inflitta al friborghes­e Desharnais. «Il fatto è che dobbiamo cominciare a segnare anche a cinque contro cinque, e non soltanto in powerplay – dice il diciannove­nne difensore Rocco Pezzullo, fresco di convocazio­ne nei quadri allargati della Under20 in vista dei Mondiali di categoria in Canada –. Ci è mancato quel qualcosina in più rispetto a loro, che sono stati sì concreti, ma hanno bloccato anche molti nostri tiri. Il secondo gol? Sì, per me c’era un netto fallo su Fischer. Ma alla fine la differenza sta tutta nel fatto che loro hanno sfruttato le loro occasioni, noi invece no».

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TI-PRESS/GIANINAZZI La delusione del rientrante Marco Müller: 'Davanti alla porta dobbiamo lavorare di più'

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