Affitti commerciali, il lockdown è vicino
Il Nazionale boccia la legge. Domani tocca agli Stati. La sorte del progetto pare segnata.
Caritas chiede aiuti per chi è in difficoltà
Berna – Le cose cambiano in fretta. Soprattutto di questi tempi. Ancora quest’estate il Parlamento voleva concedere uno sconto sugli affitti agli esercizi commerciali rimasti chiusi in primavera a causa del lockdown. A sei mesi di distanza sembra non volerne più sapere. Ieri il Consiglio nazionale ha bocciato la relativa legge federale con 100 voti contro 87 e sette astensioni. Il progetto – che domani sarà sul tavolo dei ‘senatori’ – rischia di andare in fumo. La Camera del popolo stavolta ha seguito il parere della maggioranza della sua commissione preparatoria, che a inizio mese aveva respinto il testo nella votazione sul complesso. A fine ottobre, durante la sessione speciale, il Nazionale, contro l’opinione della commissione, era entrato in materia. Il progetto non ha però superato la prova dell’esame di dettaglio. A imporsi è stata una alleanza composta dai parlamentari Udc e Plr, da una maggioranza di quelli del Centro e di alcuni Verdi liberali. Nulla da fare per la sinistra e gli evangelici (che fanno parte del gruppo del Centro).
La maggioranza borghese ha criticato il fatto che la legge intervenga inopportunamente in modo retroattivo nei rapporti contrattuali privati. La soluzione proposta comporterebbe anche un’incertezza giuridica, ha spiegato Christian Lüscher (Plr/Ge) a nome della commissione. «Le questioni di diritto privato devono essere risolte in base al diritto privato», ha aggiunto Pirmin Schwander (Udc/Sz). Il problema, hanno fatto notare diversi oratori, è che la prospettiva di disporre di una legge che regoli la questione ha reso più difficoltosa la ricerca di soluzioni amichevoli tra le parti. Inoltre i ristoratori e altri commerci potranno presto essere aiutati grazie alla clausola sui casi di rigore contenuta nella legge Covid, ha osservato Philipp Matthias Bregy (Ppd/Vs).
La sinistra ha da parte sua descritto il progetto come vitale per la sopravvivenza di numerose aziende, soprattutto nel settore della ristorazione. La legge porterebbe un po’ di sollievo alle piccole e medie imprese duramente colpite dalla crisi, ha sostenuto, invano, Min Li Marti (Ps/Zh). «Dobbiamo prendere sul serio le paure dei gerenti per l’esistenza dei loro commerci», ha affermato Florence Brenzikofer (Verdi/Bl).
Il Consiglio federale non voleva legiferare. Ma il Parlamento lo ha costretto a farlo, accogliendo in giugno due mozioni simili. Queste prevedono che i gestori di esercizi commerciali paghino ‘solo’ il 40% della pigione dovuta per tutto il periodo di chiusura forzata decisa in primavera dal governo. Il restante 60% sarebbe a carico dei proprietari.
Il disegno di legge era stato modificato dalla commissione preparatoria. Nuovi emendamenti sono stati adottati anche ieri. Ma alla fine non se n’è fatto nulla. Il progetto è stato affossato nel voto d’insieme. La legge non avrà vita facile nemmeno domani, agli Stati. La commissione preparatoria con 8 voti contro 5 raccomanda al plenum di non entrare in materia.
Berna – La crisi del coronavirus sta aggravando la povertà in Svizzera: ne è convinta Caritas Svizzera, che invita quindi Confederazione e Cantoni ad adottare ulteriori misure per aiutare le persone in difficoltà finanziarie. Caritas ha nel frattempo lanciato la più grande operazione di soccorso della sua storia per la popolazione svizzera e «una fine non è prevedibile», ha dichiarato ieri in una conferenza stampa a Berna Bruno Bertschy, responsabile progetti. Dall’inizio della pandemia, il numero di richieste di consulenza sociale è salito a 10mila, il doppio rispetto agli altri anni, ha precisato. Nonostante i pacchetti di aiuti della Confederazione e dei Cantoni, molte persone dipendono dal sostegno, ha detto Bertschy. Soprattutto nella Svizzera romanda il numero è aumentato durante la seconda ondata pandemica. L’aiuto complessivo fornito finora da Caritas ammonta a 12,2 milioni di franchi, di cui 9,7 milioni provengono dalla Catena della Solidarietà. Queste donazioni hanno reso possibili azioni di soccorso per 100mila persone.
Caritas avanza richieste concrete alla Confederazione e ai Cantoni: pagamenti diretti mirati per due anni a persone singole e famiglie il cui reddito è inferiore alla soglia che dà diritto alle prestazioni complementari; indennità per lavoro ridotto al 100% per le persone che vivono una situazione precaria; aumento di almeno il 50% nei prossimi due anni dei fondi per la riduzione dei premi di cassa malati.
Tra le categorie più esposte al rischio di povertà vi sono famiglie con figli minorenni, famiglie monoparentali e i sans-papiers, che non godono di nessuna sicurezza sociale. Caritas chiede perciò di sganciare gli aiuti sociali dal permesso di soggiorno.