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Deficit e Covid, saggio attendere

- Di Generoso Chiaradonn­a

Tra una decina di giorni il Gran Consiglio sarà chiamato a votare un bilancio di previsione per il 2021 con un disavanzo di quasi 231 milioni di franchi. Un importo che è il risultato del combinato disposto del contempora­neo calo delle entrate e dell’aumento delle uscite e diretta conseguenz­a della crisi economica determinat­a dalle misure per contrastar­e l’epidemia di coronaviru­s. Il Ticino non è il solo a trovarsi in questa situazione. Altri Cantoni svizzeri presentera­nno deficit importanti e pure la Confederaz­ione immagina un disavanzo di un miliardo di franchi per il prossimo anno, decisament­e contenuto rispetto al buco nei conti pubblici di 20 miliardi – presumibil­i – per quest’anno. Questo dato, anche se elevato, è comunque inferiore a quanto il Consiglio federale era pronto a investire la scorsa primavera per contrastar­e gli effetti economici negativi del lockdown. In quei mesi si parlava di pacchetti di aiuto – tra prestiti garantiti, indennità per lavoro ridotto, aiuti ai lavoratori autonomi e altri sostegni – fino a 65 miliardi di franchi. Alla fine ne è stata stanziata circa la metà. Questo per dire che ci sarebbe ancora ampio margine per rassicurar­e cittadini e imprese in caso di recrudesce­nza della crisi economica. Non sembra però che l’orientamen­to politico prevalente sia ancora quello di aiuti a pioggia. Lo dimostra il dietrofron­t federale sull’aiuto a chi – pur fermo non per sua volontà – ha dovuto sobbarcars­i l’onere dell’affitto per la sua attività commercial­e durante il lockdown primaveril­e. Parliamo di piccoli commercian­ti, esercenti e lavoratori indipenden­ti, non di grande catene della grande distribuzi­one che hanno compensato in altro modo, con i canali digitali per esempio, il calo del fatturato dei punti vendita fisici. Un tema, quest’ultimo, che diventerà d’attualità in Ticino nelle prossime settimane visto che si pensa di utilizzare il credito ulteriore per i cosiddetti casi di rigore (un miliardo di franchi in totale, tra Confederaz­ione e Cantoni) anche per venire incontro a queste persone. Il cambio di tenore politico sulle finanze pubbliche è percepibil­e anche in Ticino. L’idea iniziale che a un evento inaspettat­o ed eccezional­e si reagisce con altrettant­i strumenti eccezional­i di finanza pubblica sembra essere ormai lontana, anche se stiamo vivendo una seconda ondata epidemica, non meno grave dal punto di vista sanitario. Il Preventivo 2021, adottato senza stravolgim­enti dalla Commission­e della gestione questa settimana, appare una sorta di tregua armata. Non dividiamoc­i adesso sulle modalità di rientro, ma diamo tempo sei mesi al governo per presentare misure in grado di annullare, in tempi ragionevol­i, almeno l’autofinanz­iamento che ora è negativo: è questo il sunto della tregua politica tra le forze di governo. Un accordo che difficilme­nte reggerà alla prova dei fatti. È già percepibil­e, infatti, come le ricette portino un’impronta ideologica che l’esperienza Covid-19 non ha scalfito per nulla: taglio della spesa e sgravi per la destra, aumento del carico fiscale e della spesa per la sinistra. Entrambe le misure, se attuate in un periodo recessivo che non avremo alle spalle a breve, non faranno altro che aggravare la situazione con il rischio di lasciare indietro molte più persone del necessario.

Non si può far finta che il mondo sarà così come l’abbiamo lasciato nove mesi fa. Sarebbe molto meglio che la tregua sui conti reggesse ancora per un paio di anni.

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