‘Pacchetto festivo’, disputa aperta
Sci e altro: attese per oggi nuove misure. Nei Grigioni ristoranti chiusi per 14 giorni.
Berna – A tre settimane dal Natale, la situazione sul fronte del coronavirus rimane «molto preoccupante». Parola di Alain Berset. In visita a Muttenz (Bl), il consigliere federale ha però difeso la ‘via svizzera’ nella lotta alla pandemia. Un pragmatismo al quale non si intende rinunciare. Nemmeno di fronte a numeri che calano troppo lentamente e alle pressioni dei Paesi vicini, irritati per la scelta elvetica di non chiudere le stazioni sciistiche. Tra le polemiche (anche politiche), il Consiglio federale presenterà oggi un ‘pacchetto delle festività natalizie’. Dovrebbe contenere tra l’altro misure riguardanti proprio gli impianti di risalita. I Cantoni, intanto, imboccano vie divergenti: in Vallese ristoranti, bar e strutture per il tempo libero riapriranno il 14; nei Grigioni invece i ristoranti chiuderanno oggi per due settimane (vedi anche a pagina 7).
Le infezioni, diminuite in novembre, sono ora stagnanti (a 4-5mila casi al giorno) o addirittura in aumento nella Svizzera tedesca. L’obiettivo era di scendere a 1’000 casi quotidiani entro Natale. Berset non ne fa un mistero: le speranze di poche settimane fa – dimezzare il numero dei nuovi contagi ogni 14 giorni – rischiano di svanire. «Se continuiamo così non ce la faremo», ha detto.
‘Non ci facciamo mettere sotto pressione’
Il ministro della Sanità ha invitato i Cantoni a non aspettare troppo prima di reagire agli sviluppi. Cantoni come Zurigo, San Gallo o Argovia, con un tasso di riproduzione attorno all’1 (significa che la diffusione del virus stagna), hanno adottato un approccio lassista. Nella Svizzera romanda, invece, si è corsi subito ai ripari. E le severe misure adottate stanno dando i loro frutti.
Come in Vallese. Qui adesso le restrizioni (più severe di quelle vigenti sul piano federale) possono essere allentate. Ristoranti, bar e strutture per il tempo libero riapriranno il 14 dicembre. Discoteche e altri locali notturni dovranno invece rimanere chiusi. Consentiti anche i mercatini di Natale. Le stazioni sciistiche potranno rimanere aperte, se attueranno il relativo piano di protezione. Cammino inverso nei Grigioni. I ristoranti dovranno rimanere chiusi dalle 23 di oggi, inizialmente per la durata di due settimane. Il governo retico comunicherà in giornata anche nuove disposizioni riguardanti i comprensori sciistici. L’apertura delle stazioni sciistiche è al centro delle polemiche. Le restrizioni (tetto massimo di ospiti ecc.) contenute in un progetto di ordinanza messo in consultazione tra i Cantoni hanno sollevato un polverone tra addetti ai lavori e politici. Berset rassicura chi paventa la rovina dei gestori degli impianti di risalita e di altre infrastrutture turistiche: «La Svizzera non reagirà alle pressioni di altri Paesi». Quella delle Feste rimane tuttavia «una delle più grandi sfide e preoccupazioni». Durante le Feste di Natale e le vacanze sulla neve bisognerà quindi rimanere particolarmente prudenti. «Si sa che un solo evento può avere gravi conseguenze», ha detto il consigliere federale. La Svizzera rischia un danno d’immagine «se ci fossero improvvise epidemie in tutta Europa e altri dicessero che provengono dalla Svizzera».
Per questo «i piani di protezione dovranno essere applicati scrupolosamente». Le discussioni con i Cantoni turistici e le aree sciistiche proseguiranno nei prossimi giorni. E se l’approccio scelto dalla Svizzera non dovesse funzionare, «ulteriori misure saranno inevitabili», ha avvertito Berset.
Cantoni svizzero-tedeschi nel mirino
Il Consiglio federale deciderà oggi ulteriori misure di lotta al coronavirus. Stando ad anticipazioni di stampa, il ‘pacchetto’ per le festività natalizie dovrebbe contenere tra l’altro misure restrittive per le stazioni sciistiche e una chiusura anticipata per bar e ristoranti. Secondo il ‘Blick’, Berset sarebbe pronto a tornare alla carica sull’obbligo di telelavoro. Un suo precedente tentativo, a fine ottobre, era stato bloccato dalla maggioranza borghese del Consiglio federale. Il ministro della Sanità, scrive sempre il quotidiano zurighese, vorrebbe inoltre forzare la mano ai Cantoni svizzero-tedeschi dove la pandemia non rallenta (o ancora si diffonde), affinché adottino provvedimenti più severi.
Nell’attesa, il Consiglio nazionale ha alzato la pressione sull’esecutivo. Ieri ha approvato una dichiarazione contro prescrizioni più severe in relazione agli sport invernali. L’appello, letto da Thomas Matter (Udc/Zh), è stato accolto dal plenum per 100 voti a 80 e 9 astenuti. Tra i contrari, i deputati socialisti. Sempre ieri, in una lettera aperta, il Ps ha duramente criticato i presidenti di Udc, Plr e Ppd – che alla vigilia avevano deplorato davanti ai media le possibili restrizioni al turismo invernale – per il loro “comportamento irresponsabile”, “tanto assurdo quanto ipocrita”. Il partito accusa le formazioni borghesi di presentarsi “in una messa in scena dubbia, come salvatori delle stazioni sciistiche”, mentre i tassi di infezione e di mortalità stanno raggiungendo “livelli record”. “La Svizzera è diventata un focolaio di pandemia proprio perché abbiamo anteposto il profitto alla salute”, si legge nel comunicato.
Pronta la risposta di Marco Chiesa: “La Svizzera ha bisogno di soluzioni pragmatiche, non di arbitrio e di demagogia”, afferma il presidente dell’Udc, citato in una nota. Il consigliere agli Stati se la prende con Alain Berset, che “preferisce cedere alle pressioni dell’Ue” cercando di imporre alle stazioni sciistiche “restrizioni supplementari indifferenziate e quasi inapplicabili”.