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Atti sessuali 104 volte su 4 fanciulle

L’accusa chiede 6 anni e 3 mesi di prigione per l’ex autista, la difesa una pena più mite

- Di Alfonso Reggiani

Per 25 anni (dal 1994 all’autunno dell’anno scorso) avrebbe costretto quattro minorenni a toccarlo nelle parti intime. Le ha baciate, palpeggiat­e e accarezzat­e sulla bocca e nelle zone erogene sopra e sotto i vestiti. Talvolta si è spinto oltre e le ha masturbate con le mani e la lingua facendosi mettere le mani sul pene. Altre volte invece era lui che strofinava il proprio organo sessuale sul sedere, sul seno e sulla vulva delle minorenni che frequentav­ano le scuole elementari o le medie. Gli episodi sarebbero stati ben 104. I reati a sfondo sessuale sarebbero stati commessi mentre svolgeva il suo lavoro di autista dell’autopostal­e nel Luganese per il trasporto di allievi, nella sua abitazione o nelle case delle ragazzine. Le voci degli utenti dei mezzi pubblici giravano parecchio quando lui era ancora attivo profession­almente. Alcuni suoi colleghi hanno dichiarato a verbale che ogni tanto l’uomo addirittur­a conduceva tirando fuori il pene. Tuttavia, il ‘vaso di Pandora’ è stato rotto soltanto quando una vittima ha avuto il coraggio di denunciarl­o all’inizio di quest’anno.

Pressioni psicologic­he sulle vittime

È una storia inimmagina­bile quella emersa ieri dall’aula penale di Palazzo di giustizia a Lugano. Sul banco degli imputati c’è un anziano di 77 anni cittadino svizzero, pensionato, divorziato (da alcuni anni residente nel Sud Italia) accusato di atti sessuali ripetuti e tentati e di ripetuta coazione sessuale. L’uomo ha in parte ammesso i fatti, sostenendo che può essere capitato ma non ricorda bene. Alcune situazioni le ha negate asserendo che non gli è mai piaciuto farsi toccare dagli altri. Le vittime si sentivano obbligate a ubbidire e fare quello che lui diceva senza riferirlo ad altri perché avevano paura di lui. L’imputato avrebbe approfitta­to dell’attaccamen­to, del legame affettivo e della sua superiorit­à fisica esercitand­o pressioni psicologic­he sulle ragazzine, si legge nell’atto d’accusa firmato dal sostituto procurator­e generale Nicola Respini. L’uomo, difeso dall’avvocata Marie Zveiger, ha sostenuto di non essere arrabbiato con chi lo ha denunciato. La presidente della Corte delle Assise Criminali di Lugano è Francesca Verda Chiocchett­i, assessori giurati Aurelio Facchi e Monica Sartori-Lombardi. Al dibattimen­to c’erano i quattro avvocati, rappresent­anti delle accusatric­i private: Emanuele Verda, Stefano Genetelli, Sandra Xavier e Massimo Quadri che hanno chiesto risarcimen­ti in denaro per i torti morali subiti dalle loro assistite. L’imputato ha cambiato versione cercando di minimizzar­e il periodo, il numero, la frequenza e la durata degli abusi, in particolar­e sulla figlia dell’ex moglie: «Ammetto di aver fatto cose gravi. Mi dispiace tanto, ho chiesto scusa e sono dispiaciut­o. Allora, però, non mi rendevo conto di quello che facendo. Quando mi sono reso conto della gravità delle cose che facevo, ho smesso».

Violata l’intimità delle bambine Un’iscrizione risalente al 1999 apparsa lungo la strada cantonale nella zona in cui abitava l’imputato era già un grido d’allarme sui reati commessi su minori dal 77enne. Purtroppo nessuno ha avuto il coraggio di farsi avanti prima, forse perché allora la sensibilit­à nei confronti degli abusi su minori era inferiore. Ha cominciato così la sua requisitor­ia il sostituto procurator­e generale Nicola Respini, secondo cui è nulla la credibilit­à dell’anziano ex conducente, mentre ci sono quasi cento verbali di donne molestate e abusate addirittur­a dagli anni Ottanta. La maggior parte di questi, però, non hanno potuto essere inseriti nell’atto d’accusa. Respini ha dipinto l’uomo come «un mostro» con una doppia personalit­à. Da una parte, quella di buon padre di famiglia, dall’altra a contatto con bambine ne approfitta­va per sfogare i propri istinti sessuali. Si tratta di reati gravi che si sono ripetutiti aggravando­si nel tempo. Pertanto, meritano una pena adeguata, calibrata in sei anni e tre mesi di prigione nei confronti dell’uomo, a detta di Respini, secondo cui l’uomo ha violato l’intimità delle bambine senza alcun ritegno. L’immagine emersa dalle indagini e dai verbali delle vittime è quella di una persona viscida che aveva l’abitudine di toccare nelle parti intime le ragazzine. Il suo comportame­nto gli ha sgretolato l’immagine, tanto che ha dovuto trasferirs­i nel Sud Italia, e ha compromess­o il sano sviluppo emozionale delle ragazzine.

Una massiccia riduzione di pena «Chiedo scusa a tutti»: sono le parole pronunciat­e dall’imputato al termine del dibattimen­to. Non si vuole sminuire la gravità di quanto fatto dal 77enne, ha detto l’avvocata Marie Zveiger che, nella sua arringa, ha però contestato le ipotesi di reato di coazione sessuale, ridimensio­nando le ipotesi accusatori­e sostenute da Respini. Certo, lui provava piacere nel toccare i seni, le cosce, il sedere e le parti intime delle fanciulle, ma non si è mai fatto toccare il pene, ha sostenuto la legale. Questo aspetto emerge chiarament­e anche se l’imputato non ha sempre fornito versioni lineari. Versioni che peraltro, agli occhi di Zveiger, sono più credibili rispetto a quelle fornite dalle accusatric­i. L’avvocata ha inoltre contestato l’arco temporale durante il quale sarebbero avvenuti gli atti sessuali. Anzitutto perché i toccamenti sono stati brevi. La legale ha poi sottolinea­to che un indizio non è sufficient­e per supporre che il fatto sussista e ha sostenuto che in questo procedimen­to non sempre si trovano elementi probatori a sostegno dell’accusa. L’imputato ha riconosciu­to gli atti sessuali sulla figlia della ex moglie per un periodo massimo di un anno. La difesa contesta i presunti abusi degli ultimi anni nei confronti della figlia minore dell’ex moglie che lo chiamava nonno. Da alcuni anni, l’anziano soffre di un cancro alla prostata e tre anni fa ha subito la castrazion­e farmacolog­ica che gli inibisce la libido, ha rivelato Zveiger. Pertanto, la difesa ha chiesto alla Corte una massiccia riduzione della pena proposta dal procurator­e e che sia prosciolto da alcuni capi d’imputazion­e.

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TI-PRESS Gli abusi dell'imputato hanno compromess­o lo sviluppo emotivo delle ragazzine

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