laRegione

‘Se l’accetti, sarà il tuo punto di forza’

Luca Cereda e l’autunno senza la certezza della pianificaz­ione (e il mercato lento)

- Di Christian Solari

«Giusto l’altro giorno mi sono deciso a dare un’occhiata alla classifica, perché avevo l’impression­e che ogni sera giocassero più o meno le stesse squadre. Infatti è un bel casino, ma così stanno le cose: questa stagione si deve fare a gara per adattarsi il meglio possibile. E ora ci si mette anche la neve...». Se Luca Cereda, di regola, è uno che la classifica la guarda poco, in questo clima di hockey pandemico è anche meno invogliato del solito a buttarcisi. «Al limite si potrebbe ragionare sui punti partita, ma anche quello in fondo direbbe poco, perché bisognereb­be poi vedere chi ha giocato contro chi», dice il trentanove­nne tecnico dell’Ambrì.

Su tutto il resto, invece, Cereda ha le idee ben chiare. «Di positivo c’è che abbiamo dimostrato di avere una certa solidità, ma ciò che ci manca ancora è la costanza. Infatti ci sono troppi alti e bassi tra una partita e l’altra. Con questo non dico che poi la vittoria sarà sempre una logica conseguenz­a, ma va da sé che se le prestazion­i che offri sono buone, a medio o lungo termine ti sarà più facile riuscire a importi».

Le statistich­e, invece? Quelle degli special team raccontano che il tuo Ambrì è sopra la media nella produzione in superiorit­à numerica, e ha persino il secondo miglior boxplay della Lega. «Direi che le situazioni speciali sono okay, ma bisognerà comunque lavorarci ancora, durante l’intera stagione, siccome le situazioni cambiano e, naturalmen­te, gli avversari studiano e quindi sanno come ti muovi. Secondo me, il vero margine di migliorame­nto è a cinque contro cinque. Dove dobbiamo fare dei passi avanti appunto in termini di costanza, con quattro linee che ‘viaggiano’ e creano gioco e occasioni. È quello che vogliamo migliorare, e il prima possibile».

Chi, invece, la costanza l’ha ampiamente trovata è Julius Nättinen, miglior realizzato­re dell’intero campionato con 12 gol in appena 10 partite... «Dopo gli acciacchi che l’avevano frenato in preparazio­ne è rientrato bene, e credo che il fatto di aver segnato subito alla sua prima partita l’abbia aiutato a prendere fiducia. In sé stesso e nella squadra. Penso però che abbia ancora dei margini di migliorame­nto a livello di gioco: naturalmen­te immagino che la sua percentual­e al tiro un po’ calerà, ma penso che potrà crescere in termini di pericolosi­tà a livello di gioco, ciò che gli permetterà di bilanciare quella perdita di efficienza. Che, evidenteme­nte, non potrà rimanere sempre così elevata».

Ciò che faceva in Finlandia è comunque subito riuscito a farlo anche in Svizzera. Segno che, se ce l’hai, il vizio del gol non te lo toglie nessuno. «Indubbiame­nte è un bravo giocatore, ha dei sogni e degli obiettivi ben chiari. Vuole, un giorno, giocare nuovamente la carta della Nhl: ed è un buon mix, perché quando uno è bravo e ha ambiziosi traguardi da raggiunger­e lavora bene, con la determinaz­ione per farcela. È un po’ quello che cercavamo noi, e devo dire che finora di lui siamo molto contenti».

Qual è, invece, ciò che più ti preoccupa in una stagione senza retrocessi­one, misura pensata proprio per mitigare le iniquità causate del Covid? «Direi le grandi difficoltà sul piano dell’organizzaz­ione. A noi piace pianificar­e il lavoro, ma quest’incertezza porta a dover cambiare improvvisa­mente, magari dalla mattina alla sera, ciò che era già stato programmat­o. Ecco, è questa la cosa più frustrante. Ma so bene che non riguarda unicamente l’hockey, bensì tutti gli aspetti della vita». E il fatto che non ci sia pubblico sugli spalti? «Evidenteme­nte è ciò che segna la maggior differenza rispetto alla normalità. E per noi cambia tanto, a livello di dinamica. Direi nei picchi di adrenalina all’interno di una partita».

A inizio stagione avevi detto che l’Ambrì è una squadra da ultimi posti, ma alcuni tifosi non avevano capito il motivo di quell’uscita. «Ma è la verità. Anche solo storicamen­te, se vogliamo: negli ultimi quindici anni forse, l’Ambrì è arrivato due volte ai playoff. Non ci sono storie: siamo uno dei club di bassa classifica, e ogni sera, di conseguenz­a, dobbiamo trovare degli stratagemm­i per colmare il divario che esiste nei confronti di altre squadre. Ma quando accetti la situazione, quello diventa un tuo punto di forza».

Tuttavia, all’orizzonte adesso c’è un traguardo sospirato e tremendame­nte importante, che segnerà praticamen­te un nuovo inizio per l’Ambrì: la nuova Valascia. Dì la verità, quante volte ti è capitato di alzare lo sguardo verso il cantiere? «Tutti i giorni, perché quando arrivo alla pista dal parcheggio la si vede. O all’arrivo, o alla partenza un’occhiata gliela si dà sempre. E ci si pensa: vedi che il tetto è praticamen­te finito e che i lavori avanzano, ed è normale che ci sia l’eccitazion­e di vederla ultimata e andare a lavorarci. Anche se c’è un po’ di tristezza per il fatto di lasciare la vecchia Valascia, dove parecchi di noi hanno vissuto tantissime emozioni».

Fosse vera quell’indiscrezi­one del Blick, che dà per certo un suo ritorno ad Ambrì, anche se per ora di certo non v’è un bel nulla, in quel nuovo stadio potrebbe esserci pure Inti Pestoni... Di queste voci, dei cosiddetti ‘rumor’, in tempi di Covid se ne parla con lo stesso interesse? «Onestament­e no, di mercato si parla molto molto poco. È come se si fosse fermato un po’ tutto, in mezzo a questa grande incertezza. Legata, anche, alla questione dei sussidi da parte della Confederaz­ione, con possibili condizioni di cui ancora non si sa nulla. Per questo ho l’impression­e che le società tendano a muoversi con molta cautela. E sento che se ne parla poco anche tra giocatori, nello spogliatoi­o, pure tra quelli che sono in scadenza contrattua­le: in tempi normali, durante l’autunno si percepisce una certa frenesia, mentre invece ora regna la calma». Chissà, magari anche in futuro un mercato più lento, più ragionato potrebbe essere uno dei (pochi, per dire il vero) effetti benefici del Covid... «Sì, e magari anche un po’ più sano, fra virgolette – conclude Cereda –. Senza che si arrivi a dover fare pazzie, rischiando di mettere in pericolo anni e anni di storia dei nostri club. I quali però, ogni tanto, giocando magari sulle emozioni e sulla voglia di fare il grande passo si assumono qualche rischio di troppo».

 ?? TI-PRESS/CRINARI ?? Con lo sguardo rivolto al futuro. E al cantiere della nuova Valascia. 'Tutti i giorni, quando si arriva o si va, un'occhiata gliela si dà'
TI-PRESS/CRINARI Con lo sguardo rivolto al futuro. E al cantiere della nuova Valascia. 'Tutti i giorni, quando si arriva o si va, un'occhiata gliela si dà'

Newspapers in Italian

Newspapers from Switzerland