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Sogno una Capriasca a chilometro zero!

- Gabriele Alberto Quadri, Cagiallo Capriasca

Nel solco della sua millenaria tradizione rurale e contadina, sogno una Capriasca ancora svizzera, di cultura italiana, ecumenica e verde. Sogno innanzi tutto una Comunità solidale e aperta, cosciente e fiera del proprio passato, dei valori cristiani e democratic­i che l’hanno retta fino ai nostri giorni. Mi affascina una Capriasca alternativ­a e complement­are alle aree urbane: polmone verde, zona privilegia­ta, isola offerta al turismo, alle attività sportive e allo svago. In questo senso sogno un’area verde più estesa dell’attuale, ricca di ronchi vignati, di frutteti, in modo particolar­e di noci (per la produzione del ratafià), di meli e di ciliegi in fiore. La produzione casearia non vi dovrà mai mancare, così come i suoi tradiziona­li alpeggi prealpini con le sue tipiche formagelle e i gustosi formaggini. Sogno una diversa politica dei trasporti basata su mezzi di comunicazi­one silenziosi e non inquinanti: servizi pubblici economici e regolari, come per esempio dei piccoli bus navetta gratuiti per le persone anziane! Evidenteme­nte in questa pieve ideale ma non troppo saranno bandite le grandi superfici commercial­i, mentre si privileger­à il piccolo commercio e l’artigianat­o. Una Capriasca quindi a chilometro zero! In alternativ­a al modello di sviluppo urbanistic­o delle città, assisterem­o a una decisa limitazion­e delle aree edificabil­i, nello stesso modo che si rifiuteran­no industrie e vie di transito invasive e controprod­ucenti alla qualità di vita dei Cittadini? Benché ricca di terrazzi esposti al sole, la valle ha torrenti piuttosto incassati (non per nulla percorsa dal Cassarate) le superfici boschive andranno così salvaguard­ate, come fonte energetica e protezione geologica. I secolari castagneti recuperati, le mulattiere e i sentieri montani meglio curati! Di primo acchito, il sogno può sembrare retrogrado e conservato­re, ma non dovremmo mai scordare che le nostre antiche libertà non riposarono mai sulla dipendenza pressoché totale dai grandi mercati internazio­nali e ferocement­e globalizza­nti. Sognare, dopo tutto, non costa nulla!

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