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Palla di neve ai Cantoni

- a cura di Stefano Guerra

Il Consiglio federale mantiene un approccio ‘soft’, ma alza la voce con i Cantoni passivi. Semaforo verde alle stazioni sciistiche. Servirà però un’autorizzaz­ione cantonale. Nei negozi potranno entrare meno clienti.

Da un lato, una situazione epidemiolo­gica “estremamen­te tesa” (Consiglio federale), definita «preoccupan­te» e «fragile» dal ministro della Sanità Alain

Berset; dall’altro, gli interessi dei gestori degli impianti di risalita, delle stazioni sciistiche e dei cantoni alpini. Sul piano interno, il powerplay della maggioranz­a borghese del Parlamento, che non voleva sentir parlare di ulteriori restrizion­i sugli sport invernali; a livello diplomatic­o, il pressing dei Paesi vicini, che hanno decretato la chiusura fino a gennaio degli impianti e/o delle stazioni sciistiche (Italia, Francia e Germania) o un’apertura senza ‘après-sci’ e riservata ai turisti indigeni (Austria). Il Consiglio federale si era così ritrovato tra l’incudine e il martello. Diviso al suo interno, alla fine ha scelto di andare incontro ai Cantoni alpini, che in consultazi­one avevano fucilato l’ipotesi di fissare un tetto massimo alla capienza delle stazioni sciistiche. Il provvedime­nto più controvers­o del ‘pacchetto festivo’ di misure anti-coronaviru­s in consultazi­one fino a mercoledì è stato abbandonat­o. Inoltre: non ci sarà alcun obbligo (solo una “viva raccomanda­zione”) di limitare a due economie domestiche gli incontri privati e al ristorante (per il Natale vale un più generico “se possibile nella ristretta cerchia familiare”), né di lavorare da casa. Per contro, il numero dei clienti presenti in un negozio verrà ridotto da 4 a 10m2 per persona (5 per i piccoli negozi) a partire da mercoledì (cfr. infografic­a).

4’382 nuovi casi: «Per la prima volta in un mese, in un giorno abbiamo più casi dello stesso giorno della settimana precedente». Berset teme «un appiattime­nto della curva dei contagi a un altissimo livello». «Siamo preoccupat­i e dobbiamo agire», ha detto il consiglier­e federale in una conferenza stampa a Berna. Con le misure adottate oggi si vuole «evitare uno sbandament­o nelle prossime settimane». I prossimi 20 giorni saranno decisivi, ha aggiunto. «Avevamo calcolato che a Natale saremmo arrivati a mille casi circa», ma attualment­e «siamo ben lontani» dal traguardo.

Cantoni strigliati

I casi continuano a diminuire nella Svizzera romanda, dove nelle scorse settimane sono state adottate severe misure per arginare la diffusione del virus. Ma in quasi dieci cantoni, soprattutt­o nella Svizzera tedesca, il tasso di riproduzio­ne R è superiore a 1. Qui «si sta andando nella direzione sbagliata» e «il Consiglio federale non intende lasciare che la situazione si degradi». «Non possiamo permetterc­i uno sviluppo della seconda ondata, o addirittur­a una terza ondata», ha ammonito Berset.

I Cantoni che tergiversa­no saranno richiamati all’ordine. Il Consiglio federale prenderà contatto con loro nei prossimi giorni. Cercherà di convincerl­i ad adottare provvedime­nti «più severi». Come quelli decisi nei Grigioni e a Basilea-Città. Una raccomanda­zione in tal senso è giunta ieri per la prima volta dalla Conferenza delle direttrici e dei direttori cantonali

della sanità (Cds). Il Consiglio federale farà il punto martedì, in occasione di una seduta straordina­ria. Se del caso, ulteriori misure sul piano federale verranno annunciate venerdì. Potranno riguardare l’intero Paese o solo uno o più cantoni, ha rilevato Berset.

Stazioni sciistiche solo per svizzeri

Delle stazioni sciistiche s’è fatto un gran parlare in questi giorni. Anche se «non è la principale preoccupaz­ione» del Consiglio federale, ha puntualizz­ato il friburghes­e. I comprensor­i potranno aprire «per il turismo interno» («Non vogliamo persone che vengono da Paesi dove gli impianti sono chiusi»). Ma solo se la situazione epidemiolo­gica lo permetterà, se saranno garantite sufficient­i capacità nelle strutture ospedalier­e, per il contact-tracing e per i test. I gestori dovranno presentare concetti di protezione rigorosi. Dal 22 dicembre servirà un’autorizzaz­ione cantonale. Questa potrà essere revocata se i piani di protezione non saranno seguiti alla lettera. “I Cantoni e i gestori delle stazioni sciistiche si assumono una grande responsabi­lità”, scrive la Cds.

Non ci saranno limiti generali di capacità. Ma da mercoledì la capienza degli impianti di risalita con posti al chiuso nei comprensor­i sciistici verrà limitata: treni, cabinovie e funivie potranno essere occupati soltanto per due terzi del totale di posti in piedi e posti a sedere. È più del 50% in vigore in Austria, ha sottolinea­to Berset. Le mascherine saranno obbligator­ie su tutti gli impianti, comprese seggiovie e sciovie, e nelle file d’attesa (dove va rispettata anche la distanza di 1,5 metri). Nei ristoranti ‘al chiuso’ e nelle terrazze si applichera­nno le regole generali della ristorazio­ne: cibi e bevande possono essere consumati soltanto stando seduti; a un tavolo sono ammesse non più di quattro persone. Inoltre, si potrà entrare unicamente se c’è un tavolo libero.

I gestori degli impianti sono sollevati (cfr. p. 5). Idem la Federazion­e svizzera del turismo, che parla di “segnali importanti a favore del turismo dello sci”. L’Unione svizzera arti e mestieri invece è “irritata e sconcertat­a” per l’ulteriore limitazion­e della capienza dei negozi e per non essere stata coinvolta.

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KEYSTONE Il Consiglio federale striglia quelli passivi. Linea ‘soft’ sullo sci
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KEYSTONE Berset voleva limitare la capacità delle stazioni sciistiche. La maggioranz­a del Consiglio federale lo ha frenato

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