Palla di neve ai Cantoni
Il Consiglio federale mantiene un approccio ‘soft’, ma alza la voce con i Cantoni passivi. Semaforo verde alle stazioni sciistiche. Servirà però un’autorizzazione cantonale. Nei negozi potranno entrare meno clienti.
Da un lato, una situazione epidemiologica “estremamente tesa” (Consiglio federale), definita «preoccupante» e «fragile» dal ministro della Sanità Alain
Berset; dall’altro, gli interessi dei gestori degli impianti di risalita, delle stazioni sciistiche e dei cantoni alpini. Sul piano interno, il powerplay della maggioranza borghese del Parlamento, che non voleva sentir parlare di ulteriori restrizioni sugli sport invernali; a livello diplomatico, il pressing dei Paesi vicini, che hanno decretato la chiusura fino a gennaio degli impianti e/o delle stazioni sciistiche (Italia, Francia e Germania) o un’apertura senza ‘après-sci’ e riservata ai turisti indigeni (Austria). Il Consiglio federale si era così ritrovato tra l’incudine e il martello. Diviso al suo interno, alla fine ha scelto di andare incontro ai Cantoni alpini, che in consultazione avevano fucilato l’ipotesi di fissare un tetto massimo alla capienza delle stazioni sciistiche. Il provvedimento più controverso del ‘pacchetto festivo’ di misure anti-coronavirus in consultazione fino a mercoledì è stato abbandonato. Inoltre: non ci sarà alcun obbligo (solo una “viva raccomandazione”) di limitare a due economie domestiche gli incontri privati e al ristorante (per il Natale vale un più generico “se possibile nella ristretta cerchia familiare”), né di lavorare da casa. Per contro, il numero dei clienti presenti in un negozio verrà ridotto da 4 a 10m2 per persona (5 per i piccoli negozi) a partire da mercoledì (cfr. infografica).
4’382 nuovi casi: «Per la prima volta in un mese, in un giorno abbiamo più casi dello stesso giorno della settimana precedente». Berset teme «un appiattimento della curva dei contagi a un altissimo livello». «Siamo preoccupati e dobbiamo agire», ha detto il consigliere federale in una conferenza stampa a Berna. Con le misure adottate oggi si vuole «evitare uno sbandamento nelle prossime settimane». I prossimi 20 giorni saranno decisivi, ha aggiunto. «Avevamo calcolato che a Natale saremmo arrivati a mille casi circa», ma attualmente «siamo ben lontani» dal traguardo.
Cantoni strigliati
I casi continuano a diminuire nella Svizzera romanda, dove nelle scorse settimane sono state adottate severe misure per arginare la diffusione del virus. Ma in quasi dieci cantoni, soprattutto nella Svizzera tedesca, il tasso di riproduzione R è superiore a 1. Qui «si sta andando nella direzione sbagliata» e «il Consiglio federale non intende lasciare che la situazione si degradi». «Non possiamo permetterci uno sviluppo della seconda ondata, o addirittura una terza ondata», ha ammonito Berset.
I Cantoni che tergiversano saranno richiamati all’ordine. Il Consiglio federale prenderà contatto con loro nei prossimi giorni. Cercherà di convincerli ad adottare provvedimenti «più severi». Come quelli decisi nei Grigioni e a Basilea-Città. Una raccomandazione in tal senso è giunta ieri per la prima volta dalla Conferenza delle direttrici e dei direttori cantonali
della sanità (Cds). Il Consiglio federale farà il punto martedì, in occasione di una seduta straordinaria. Se del caso, ulteriori misure sul piano federale verranno annunciate venerdì. Potranno riguardare l’intero Paese o solo uno o più cantoni, ha rilevato Berset.
Stazioni sciistiche solo per svizzeri
Delle stazioni sciistiche s’è fatto un gran parlare in questi giorni. Anche se «non è la principale preoccupazione» del Consiglio federale, ha puntualizzato il friburghese. I comprensori potranno aprire «per il turismo interno» («Non vogliamo persone che vengono da Paesi dove gli impianti sono chiusi»). Ma solo se la situazione epidemiologica lo permetterà, se saranno garantite sufficienti capacità nelle strutture ospedaliere, per il contact-tracing e per i test. I gestori dovranno presentare concetti di protezione rigorosi. Dal 22 dicembre servirà un’autorizzazione cantonale. Questa potrà essere revocata se i piani di protezione non saranno seguiti alla lettera. “I Cantoni e i gestori delle stazioni sciistiche si assumono una grande responsabilità”, scrive la Cds.
Non ci saranno limiti generali di capacità. Ma da mercoledì la capienza degli impianti di risalita con posti al chiuso nei comprensori sciistici verrà limitata: treni, cabinovie e funivie potranno essere occupati soltanto per due terzi del totale di posti in piedi e posti a sedere. È più del 50% in vigore in Austria, ha sottolineato Berset. Le mascherine saranno obbligatorie su tutti gli impianti, comprese seggiovie e sciovie, e nelle file d’attesa (dove va rispettata anche la distanza di 1,5 metri). Nei ristoranti ‘al chiuso’ e nelle terrazze si applicheranno le regole generali della ristorazione: cibi e bevande possono essere consumati soltanto stando seduti; a un tavolo sono ammesse non più di quattro persone. Inoltre, si potrà entrare unicamente se c’è un tavolo libero.
I gestori degli impianti sono sollevati (cfr. p. 5). Idem la Federazione svizzera del turismo, che parla di “segnali importanti a favore del turismo dello sci”. L’Unione svizzera arti e mestieri invece è “irritata e sconcertata” per l’ulteriore limitazione della capienza dei negozi e per non essere stata coinvolta.