laRegione

L’arte c’è e si vede (anche da fuori)

Parole in mostra dalla finestra del 1° piano. Dentro, la società del consumo alla berlina.

- di Beppe Donadio

Gente con la mascherina che si parla nel totale azzerament­o del labiale; trionfo della gestualità, movimenti sincroni per distanze da rispettare, stabilite da un regista esterno. Una performanc­e. Perché così ci sentiamo a muoverci dentro le stanze di un museo, elementi mobili di un più grande drammatico spettacola­re progetto collettivo, parte comunque secondaria che ha il solo compito di riferire dell’arte che asseconda il tempo invece che farsi assecondar­e. Per usare parole d’artista (che seguono a breve). Si aprono entrambe oggi, al Museo d’arte della Svizzera italiana (o Masi di Lugano) un’installazi­one e un’esposizion­e, una per artista, a tener viva la vita di un centro culturale svuotato di pubblico ma non di contenuti e significat­i. Interni o esterni che siano. Entrando più nello specifico...

‘that’s the only way i can come by nora turato’

La chiama ‘Pool’, piscina. È l’archivio o l’inventario di parole di Nora Turato, artista performati­va che ha come strumento della propria creatività il linguaggio. Nota per le sue performanc­e parlate immersive che nascono dalla rielaboraz­ione di cliché linguistic­i, slogan, frammenti del parlato quotidiano, letteratur­a e pubblicità, testi cinematogr­afici e post da social – il tutto dentro un affascinan­te frullatore – partendo proprio da questo inventario la giovane artista croata di stanza ad Amsterdam ha concepito una installazi­one di citazioni che occuperann­o da oggi e fino al 24 gennaio 2021 la grande finestra panoramica del primo piano del Masi. Parole diffuse tramite maxischerm­o a essa applicato. Altro Turato-linguaggio è sotto forma di manifesti affissi per tutta Lugano. «Sì, le frasi che scorrono vengono dal pool – spiega Turato – e questa volta ho cercato di espanderlo, estendendo­lo alla lingua italiana». Il cognome, le sue origini fiumane, aiutano.

L’installazi­one prende il nome di ‘that’s the only way i can come by nora turato’, e cioè ‘il solo modo’ di vedere l’opera è dall’esterno, per comunicare con i visitatori adattandos­i alle restrizion­i imposte dall’emergenza sanitaria. «Se si guarda alle crisi nella storia – commenta l’artista – da situazioni come queste emergono tanto slanci ancor più conservato­ri quanto nuovi movimenti. Ero un po’ infastidit­a dall’immobilism­o generale, dal far finta che tutto fosse normale, che si aspettasse, e invece ho pensato che si dovesse assecondar­e il tempo e non dipendere da esso. E poi ho visto questa finestra…». Fermo restando che «non ho certo reinventat­o la ruota, non è la prima volta degli schermi in un museo», questo progetto è «una lezione, anche solo per me, per reagire anziché prendersel­a, o subire». Il pool di Turato, parziale fonte per la finestra del Masi, è pubblicato annualment­e sotto forma di libro d’artista, specchio del clima culturale e degli eventi, delle interazion­i dell’artista con il pubblico fisico e di internet; pool come ponte verso ogni altro tipo di opera realizzata: «Leggo tanto, parlo tanto, registro molto. Il mio potrebbe avvicinars­i al giornalism­o turistico, salvo che i miei appunti non finiscono in un articolo, ma restano accumulati». Nel 2019, Nora Turato si diceva che il 2020 sarebbe stato il grande anno. Ma il MoMa di New York, per esempio, potrà ospitarla soltanto l’anno prossimo. Eppure, l’artista si sente fortunata: «Per quanto in modo ‘perverso’ si possa trovare qualcosa di fortunato in questa tragedia, la mia fortuna è il senso di sollievo datomi da questo gap, una pausa mai provata prima e che mi ha dato tempo per riflettere».

‘Intensity Intensifie­s’

Le sue geniali e disturbant­i mostruosit­à visive create manipoland­o le immagini (donne con bocche al posto degli occhi turbano, ma anche un panorama tropicale dozzinalme­nte idilliaco con una bruciatura al posto del sole) al Masi non ci sono. Perché non c’è il misto di commedia e orrore di ‘Try Out Something Today’. Però dentro ‘Intensity Intensifie­s’, esposizion­e dedicata allo svizzero Beni Bischof aperta fino al 10 gennaio 2021, quella stessa provocazio­ne applicata al flusso d’immagini della nostra quotidiani­tà sbattute in faccia insieme ai relativi significat­i, palesi o sottesi, non manca. Ha solo altre forme.

Simboli, statement con immagini o in solitaria, o scritti a mano sui muri del museo. O in video. È il caso della prima installazi­one concepita da Bischof appositame­nte per Lugano e che dà il nome alla mostra, lo scorrere di gif dell’iconografi­a di massa, qui dai ritmi sostenibil­i. Poco più in là, nella seconda chiamata ‘Disturb Reality’, gif a ritmi ossessivi dove il paradosso umano è, per esempio, un compassato swing che fa da colonna sonora a un’auto in fiamme a margine di una protesta di piazza, o le risate confeziona­te del comedy show a sottolinea­re alcuni must di noi società del consumo come gli orologi e le auto di lusso, o la consolle di un d.j. (quella che fa tutto lei). «Sono grandi immagini raccolte da internet, unite a musica e rumore, l’insieme in cui porto a termine un contrasto», spiega Bischof tra uno statement ancora da completare e l’altro. È il contrasto, il «paradosso» che l’artista riassume come «essere seduto sul divano di casa a mangiare un piatto di spaghetti mentre sui social o in tv passano immagini di guerra e tutto il resto. È questo tipo di contrasto che cerco nella mia quotidiani­tà. Amo l’umorismo e l’assurdità. È anche un modo per esternare la mia rabbia». Non c’è coronaviru­s alle pareti e nemmeno nei video. Quello è in mostra sulle pagine social. «In primavera, durante il lockdown – prosegue l’artista – sono stato solo a lungo nel mio studio e, almeno all’inizio, senza alcuna ispirazion­e. Ciò che ho fatto con più coinvolgim­ento è stato seguire i notiziari, assistendo a come l’ambito culturale sia rimasto totalmente ignorato perché inghiottit­o da numeri e statistich­e».

Le due installazi­oni video paiono un viaggio nella superficie e nella superficia­lità, dalla quale Bischof è attratto: «Quindici anni fa sono stato un graphic designer. Non posso dire di conoscere esattament­e la superficie nella sua totalità, ma potrei dire di sapere come manipolarl­a, avendo avuto a che fare con la pubblicità. So anche leggere le immagini dal punto di vista della materia, della composizio­ne, del colore, del tipo di fotografia». Un punto avanti per salvarsi dall’inganno mediatico imperante.

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A sinistra, Nora Turato (da oggi al 24 gennaio 2021). A destra, Beni Bischof (da oggi al 10 gennaio 2021)
 ??  ?? Tra i protagonis­ti di 'Disturb Reality'
Tra i protagonis­ti di 'Disturb Reality'
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Live from the Pool

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