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Luca Panziera

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Classe 1982, originario di Verona, Luca Panziera ha ottenuto il Bachelor in meteorolog­ia all’università di Ferrara, conseguend­o successiva­mente il Master all’università di Reading (Inghilterr­a). Trasferito­si ad Ascona, dal 2018 è previsore per MeteoSvizz­era a Locarno Monti. Sposato con Veronica e padre di un figlio, nel tempo libero pratica la canoa, in passato anche ai massimi livelli competitiv­i. ʻÈ una passione strettamen­te legata alla meteo. Quale delle due è nata prima? Forse quella per la meteorolog­iaʼ. Che in ogni caso gli torna utilissima quando decide di concedersi qualche pagaiata sul lago o lungo il fiume. Da piccolo ha studiato anche pianoforte, ʻmentre da qualche anno sto facendo pratica con la fisarmonic­aʼ.

La previsione del tempo non è una scienza esatta. È, come dice la natura stessa della parola, un’ipotesi. Fondata però su cifre, numeri e dati effettivi. Che sono poi applicati a una proiezione degli scenari che madre natura disegna sopra le nostre teste. Ma, di questo, la persona comune spesso non tiene conto. La riprova, puntuale, c’è quando anziché la giornata di sole prospettat­a, la cruda realtà si materializ­za sotto forma di un acquazzone, magari nel bel mezzo di un barbecue… “Capita anche a noi di sbagliare – racconta Luca Panziera, uno dei previsori di Locarno Monti –. Più che altro perché, appunto, siamo nel campo delle previsioni. Qui non ci sono situazioni che si ripetono nel tempo, ma scenari sempre diversi fra loro. Il previsore cerca di capire come potrà evolvere la situazione prendendo come punti di riferiment­o i dati attuali, facendone una sorta di proiezione nel tempo.

Guardare oltre il proprio naso

La stazione ticinese di MeteoSvizz­era è stata inaugurata nel 1935. La scelta di stabilirla a Locarno Monti deriva dalla volontà di studiare le particolar­ità del clima ticinese (non a caso a inizio Novecento nella zona vennero aperti diversi sanatori e case di cura) in una località dalla quale si potesse avere una vista aperta sul cielo: oggi poco influente per ‘leggere’ i fenomeni atmosferic­i, ma fondamenta­le a quei tempi. Addirittur­a, nei primi anni per le sue misurazion­i il gruppo di ricerca si serviva di un vecchio radar impiegato nella guerra di Corea. Panziera ci è arrivato nel 2006, “inizialmen­te facevo parte del gruppo di ricerca radar, poi, nel febbraio del 2018, sono passato a fare il previsore”.

È tutto previsto e prevedibil­e o anche per chi si occupa di meteorolog­ia c’è spazio per la sorpresa, per l’evento inaspettat­o? “Sì, lo spazio per questo c’è, e per fortuna. Del resto, ogni volta che all’atto pratico le cose vanno diversamen­te da quanto prospettat­o è sempre una sorpresa. Temporali e nevicate, soprattutt­o per quota e intensità sono gli eventi più difficili da prevedere in una regione come il Ticino”. Ma qual è la difficoltà maggiore con cui un previsore è confrontat­o? “Essenzialm­ente quella di visualizza­re un solo scenario, e che sia il più probabile, partendo dall’immensità di dati che abbiamo a disposizio­ne: sono quasi troppi. Attenzione poi a non perdere di vista la visione d’insieme del quadro meteorolog­ico: non ci si deve focalizzar­e esclusivam­ente sul nostro triangolin­o di terra, ma considerar­e sempre anche quanto ci sta attorno. Aiuta a capire cosa sta succedendo anche da noi”.

Una grande passione (senza confini)

Cosa ti ha portato a Locarno Monti? “Già da bambino coltivavo l’interesse per il tempo, per i fenomeni atmosferic­i. A Verona, dove sono nato, in inverno non era così freddo, e di neve se ne vedeva poca: forse è per questo che sono sempre stato affascinat­o dagli eventi estremi, come neve e gelo”. Una passione che successiva­mente è diventata prima materia di studio, e poi la sua profession­e: “Ricordo che al momento di iscrivermi all’università ero indeciso tra meteorolog­ia e filosofia; ho dato ascolto al cuore: in fondo non è stata una scelta troppo difficile. A Locarno Monti ci sono arrivato passando… per Reading, in Inghilterr­a, dove stavo facendo il Master; è lì che sono venuto a conoscenza che c’era la possibilit­à di seguire un progetto di dottorato in Ticino. Confesso che lì per lì sapevo a malapena dove si trovasse Locarno sulle mappe…”. Sta di fatto che 14 anni dopo, Luca Panziera è sempre qui, convinto più che mai della bontà della scelta: “È raro trovare il dipartimen­to di ricerca e quello della previsione riuniti nella medesima struttura, come qui a Locarno Monti: per un meteorolog­o questo osservator­io rappresent­a il top”.

C’è interesse fra i giovani per la tua profession­e? “Sì, soprattutt­o per la parte modellisti­ca, che richiede maggiori conoscenze matematich­e. E anche per la parte comunicati­va di questa profession­e: facciamo molta divulgazio­ne a tutti i livelli. Quello che però forse manca è la passione ‘pura’ per l’evento. Da bambino spesso di notte facevo la veglia in attesa di qualche fenomeno atmosferic­o. Mi è capitato pure in tempi recenti di farlo. Nell’ottobre del 2018, quando c’è stata la tempesta Vaia, che ha causato parecchi danni in particolar­e da noi e in Trentino, sono partito per il viaggio di nozze sapendo che si stava avvicinand­o un evento di una certa portata: ci ho pensato quasi per tutta la durata della luna di miele! Gli ultimi cinque giorni li abbiamo trascorsi a Seul, io sempre attaccato al computer per seguire l’evoluzione, per la gioia di mia moglie”.

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