laRegione

Non siamo orfani di Trump

Non siamo orfani di Trump

- Di Piero Marchesi, cons. nazionale Udc

Sull’edizione di sabato 9 gennaio il giornalist­a Lorenzo Erroi dedica un intero editoriale “Gli orfanelli di Trump” al sottoscrit­to e ad altri colleghi che rappresent­ano la destra in Ticino. Mi stupisco di tanto interesse nei nostri confronti, che lo ha addirittur­a spinto a spulciare post su Facebook risalenti a oramai quattro anni fa. Capisco che eventi criminali avvenuti a migliaia di chilometri di distanza – quelli di Capitol Hill per essere chiari – per un giornalist­a di sinistra siano una ghiotta occasione per provare a sferzare qualche colpo ai rappresent­anti della destra. Non è certamente per questo insignific­ante motivo che rispondo a Erroi, lo faccio semmai per dimostrare che, ancora una volta, i media nostrani sono generalmen­te incapaci di analizzare fenomeni politici che qualifican­o con disprezzo come sovranisti e populisti. Questa mancanza è da attribuire al fatto che non riescono a spogliarsi della loro ideologia politica per essere liberi di analizzare oggettivam­ente i fatti.

Alle recenti elezioni Donald Trump ha ricevuto la fiducia di più di 74 milioni di americani, e questo malgrado Trump. Un Presidente che nel suo primo mandato ha molto peccato nella forma, spesso offuscando la sostanza. Per la maggioranz­a degli americani il suo mandato si è comunque rivelato molto positivo. Economia e posti di lavoro in crescita come non si vedevano da anni, aziende americane stimolate a produrre in patria, fiscalità più attrattiva per aziende e cittadini. Certo, poi Trump con il suo modo di fare ha estremizza­to il dibattito, ha gestito malissimo la crisi pandemica, ha permesso l’escalation di fenomeni preoccupan­ti e violenti – quelli perpetrati dalla polizia in primis – ma lo scorso 3 novembre più di 74 milioni di americani hanno votato Trump e il partito Repubblica­no. I giornalist­i veri, quelli capaci di mettere da parte le loro convinzion­i politiche, parlerebbe­ro di questo. Del perché malgrado tutto, così tanti americani abbiano ancora dato fiducia al Presidente uscente. Invece no, si preferisce promuovere ridicole correlazio­ni tra la politica di Trump e la destra ticinese, che opera invece nel rispetto delle Istituzion­i e delle leggi. Semmai a non rispettarl­e sono gli ambienti di sinistra. L’occupazion­e degli ambientali­sti di sinistra di Piazza federale e le manifestaz­ioni con risvolti violenti dei Molinari a Lugano sono gli esempi più recenti. Ma questi fatti evidenteme­nte non meritano un editoriale altrettant­o critico. Seguo con interesse la politica nei vari paesi mondiali, in particolar­e quelli che hanno o che potrebbero avere un’incidenza sul nostro paese. Gli Usa sono certamente nel mio mirino di politico. Credo sia un mio compito farlo, sempre che Erroi lo permetta. La Presidenza Trump, fino a prova del contrario, ha trovato un’intesa sull’accordo di libero scambio tra i nostri due paesi. Qualora venisse siglato permettere­bbe alla nostra industria di esportare maggiormen­te prodotti e servizi a tutto beneficio dell’occupazion­e del nostro paese, così da renderci anche più indipenden­ti dall’Unione europea e dalle sue pretese di colonizzar­ci con accordi capestro quali l’accordo quadro. La nuova amministra­zione Biden sembrerebb­e invece non voler dar seguito a questo accordo e per il nostro paese sarebbe una grave perdita.

Erroi ci accusa infine di rappresent­are il populismo e il sovranismo, ancora una volta dimostrand­o la sua incapacità, o più probabilme­nte avversione, all’analisi della causa piuttosto che dell’effetto. Perché le proposte dell’Udc sono spesso sostenute dal popolo? Perché Udc e Lega in Ticino rappresent­ano la maggioranz­a dei ticinesi sui temi legati al sovranismo e al patriottis­mo? Quali sono le preoccupaz­ioni dei ticinesi e degli svizzeri che portano a sostenere queste proposte? Perché i ticinesi non vogliono la libera circolazio­ne?

No, non siamo orfani di Trump, siamo orfani di un giornalism­o oggettivo e politicame­nte indipenden­te.

***

Caro Marchesi, l’accordo con gli Usa è fermo da anni, nonostante molte promesse da marinaio. La Svizzera è finita nella lista nera dei manipolato­ri di valuta a Washington. Il protezioni­smo di Trump ha fortemente danneggiat­o interi settori, senza riuscire a rilanciare quelli decotti. La gestione della pandemia ha cancellato dalla lavagna dell’economia americana qualsiasi dato positivo, esasperand­o ulteriorme­nte le fratture sociali. Questi i “fatti” che invoca. Quanto all’accusa di non essere “oggettivo” e “indipenden­te”, mi limito a notare che il mio era un commento, non una cronaca, e che nulla è visibile senza un punto di vista. Se poi vi imbarazza essere associati a certi ceffi d’oltreocean­o, la soluzione c’è: smettete di osannarli e di condivider­ne l’agenda.

Newspapers in Italian

Newspapers from Switzerland